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Merkel a tutto gas (russo). Così riparte il Nord Stream

Gazprom si prepara a salutare Merkel completando il Nord Stream 2 prima del suo addio alla politica fissato per settembre. Giovedì la cancelliera sarà ricevuta alla Casa Bianca da Biden e la sicurezza energetica sarà in cima all’agenda. Intanto, Polonia e Lituania rilanciano l’ingresso dell’Ucraina in Ue e Nato

Il gasdotto Nord Stream 2 sarà completato ad agosto. Ad annunciarlo nel corso di un’intervista con il quotidiano tedesco Handelsblatt è Matthias Warnig, amministratore delegato dell’operatore Nord Stream 2 AG, società svizzera totalmente controllata dal colosso russo Gazprom. L’ex spia della Stasi diventata manager ha sottolineato che i lavori sono completi al 98%. Una volta raggiunto il 100% serviranno poi altri tre mesi per certificati e test vari. L’obiettivo, ha spiegato Warnig, è di partire entro fine anno.

L’intervista non poteva che avere risvolti geopolitici mentre, come ha raccontato Deutsche Welle, continua il pressing russo per mettere al sicuro il gasdotto. Parlando dell’Ucraina, il Paese che (oltre agli Stati Uniti) più ha criticato il progetto lungo 1.230 chilometri essendo da esso tagliato fuori dalla catena di approvvigionamento di gas, ha detto: “Il passaggio attraverso l’Ucraina rimarrà parte dall’esportazione russa di gas vedo l’Europa anche dopo il 2024. Non ho il minimo dubbio”. E quanto alle sanzioni statunitensi: “Ci costano un ritardo di un anno e mezzo” e centinaia di milioni di euro.

Raggiungere il 100% entro agosto rappresenterebbe un modo per Gazprom per salutare Angela Merkel. La cancelliera, che strenuamente e in più occasioni ha difeso il gasdotto, lascerà la politica attiva e la guida del Paese dopo 16 anni e quattro mandati consecutivi con le elezioni di fine settembre.

Il tempismo dell’intervista di Warnig potrebbe non essere casuale. Infatti, è arrivata a distanza di poco tempo dall’annuncio della prossima visita della cancelliera negli Stati Uniti. Quello a Washington potrebbe essere il suo ultimo viaggio di Stato. Oltre che di Afghanistan, di sicurezza cibernetica, di lotta alla pandemia e di questioni commerciali, alla Casa Bianca, Merkel parlerà con il presidente Joe Biden anche di Nord Stream 2 e di dipendenza energetica tedesca (e pure europea) dalla Russia.

Ragione per cui sarebbe sbagliato pensare che la visita rappresenti soltanto un’occasione di commiato. Per Berlino, “sarà un viaggio di lavoro”, ha spiegato un alto funzionario governativo tedesco a Cnbc. Parole che sembrano tradire una certa sicurezza dell’establishment tedesco del fatto che, in particolare dopo le ultime difficoltà della “verde” Annalena Baerbock, Merkel passerà il testimone ad Armin Laschet, candidato dell’Unione cristiano-democratica e considerato un delfino della cancelleria”.

Allo stesso modo, si commetterebbe un errore a pensare che le tensioni tra Germania e Stati Uniti dell’era di Donald Trump siano state lasciate interamente alle spalle. “Ci sono sempre problemi nelle relazioni, ed è assolutamente normale”, ha detto il funzionario citando interessi e prospettive che possono differire anche in virtù di dimensioni e potenze diverse. “Ma ciò che è importante e che probabilmente non è stato percepito pienamente così negli ultimi anni è come vengono affrontati i problemi”.

E il caso Nord Stream 2 è esemplare. “Ci sono preoccupazioni diverse dall’Est Europa e negli Stati Uniti, la maggior parte legate al fatto che la Russia, in passato, ha utilizzato le esportazioni energetiche come arma” geopolitica, ha commentato il funzionario. Parole che dimostrano sia che Berlino è al corrente dei rischi, sia che cercherà di “mitigare i rischi sulle sfide percepiti alla sicurezza energetica europea”, come ha proseguito la fonte all’emittente statunitense.

Intanto, però, gli Stati Uniti raddoppiano i loro sforzi per l’Europa centrale e orientale. Dal 17 al 30 luglio, 1.200 uomini e 200 veicoli di Stati Uniti, Polonia, Ucraina e Lituania prenderanno parte all’esercitazione militare congiunta Three Swords nell’ovest dell’Ucraina. Il tutto avviene dopo che soltanto pochi giorni fa Stati Uniti e Ucraina hanno avviato l’esercitazione Sea Breeze, che coinvolge più di 30 Paesi nel Mar Nero e nell’Ucraina meridionale e che ha alimentato le ire di Mosca, che ne ha chiesto la cancellazione.

Ma non è tutto. La scorsa settimana, infatti, i ministri degli Esteri di Ucraina (Dmytro Kuleba), Lituania (Gabrielius Landsbergis) e Polonia (Zbigniew Rau) hanno firmato tre dichiarazioni comuni, tra cui una di sostegno al percorso d’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea e nella Nato, con un forte riferimento alla Confederazione polacco-lituana, la tradizione politica al centro dell’apparenza di Polonia e Lituania alle due organizzazioni. È stato il ministro ucraino che, firmando la cosiddetta Dichiarazione di Vilnius, ne sottolineato l’importanza di una simile risposta ideologica “al mondo russo”.

Ancora indecisi sulla linea da seguire con la Russia di Vladimir Putin, e in particolare per quanto riguarda il settore energetico russo preoccupato dalle transizioni energetiche occidentali e asiatiche, gli Stati Uniti di Biden appaiono decisi ad ascoltare le preoccupazioni dell’Europa centrale e orientale. Anche in attesa di capire quale sarà la composizione del prossimo governo di Berlino. Se una rinnovata Grande coalizione o un nuovo esecutivo con l’Unione e i Verdi, il partito con ottimi rapporti con il Partito democratico statunitense e con le istanze più dure su Russia e Cina.

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