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Afghanistan e talebani, se l’ignoranza fa male all’Islam. Il commento dell’Imam Pallavicini

Nel fare gli auguri di buon anno islamico 1443 ai musulmani in Italia e nel mondo, il pensiero va a chi in Afghanistan, Paese sempre più martoriato dalla guerra, è vittima di una scuola di “studenti” ignoranti, i talebani, che continuano a calpestare il Corano. Il commento dell’Imam Yahya Pallavicini, presidente Coreis, Comunità religiosa islamica italiana

La seconda settimana di agosto inizia il nuovo anno del calendario islamico 1443. I musulmani ricordano come primo giorno dell’anno l’arrivo del profeta Muhammad in un villaggio che diventerà la città di Madina, la capitale della comunità musulmana dell’epoca, che ha dato il nome alla importante Carta di Madina.

Si tratta del primo modello pattizio di tutela dei diritti di libertà religiosa tra le comunità dei credenti nel Dio Unico. I teologi musulmani interpretano l’inizio dell’anno islamico come un passaggio dall’epoca dell’ignoranza a quello del riconoscimento e della testimonianza nella religione monoteista, il passaggio dalla rescissione dei legami tribali alla realizzazione di una fratellanza e alleanza basate sull’esercizio delle virtù.

In questi ultimi secoli si è diffusa in alcune regioni del mondo una decadenza e un’interpretazione arrogante della dottrina religiosa islamica con infiltrazioni politicheggianti, nazionaliste, fondamentaliste, moraliste e paragiuridiche, antitradizionali, antispirituali e apologetiche.

Il rumore di questa corruzione della dottrina che influenza la politica assolutizzando il potere sembra riportare alcuni popoli ad un regresso culturale simile proprio a quel tribalismo e a quella ignoranza della scienza sacra che l’Islam aveva liberato 14 secoli fa, rende alcuni individui privi di intelligenza e di sensibilità nella vera fede.

Se il genocidio degli Uighuri in Cina o la barbarie delle persecuzioni in Myanmar vedono i musulmani tra le vittime di un abuso di potere o di una guerra civile, in Afghanistan ci troviamo davanti ad un drammatico paradosso. Una scuola di ignoranti ha la pretesa di guidare il Paese con il giustizialismo e il tribalismo, con l’odio e la violenza fratricida.

Si tratta di una scuola di studenti (significato di talebani) che abusa delle formule coraniche pensando erroneamente che siano un grido di guerra per esorcizzare la paura o per terrorizzare l’avversario. È davvero penoso dover richiamare questi falsi maestri di memorizzazione della Rivelazione islamica alla lezione autentica che il Corano è una lettura di invocazioni di conoscenza spirituale e pace interiore e mai una suggestione o uno slogan ideologico.

Occorre prevenire e ricordare dove porta questo fanatismo trovando “ragioni” (o falsi alibi) per la distruzione delle statue del Buddha “risvegliato e illuminato” nella valle di Bamyan al centro dell’Afghanistan. Invece di rispettare i simboli sacri di tutte le comunità, meditare sul mistero e la bellezza nelle differenze di metodo di adorazione e contemplare le vie del Misericordioso che portano i credenti alla luce e alla liberazione, l’esclusivismo cieco e formalista mette in opposizione infantile una identità contro l’altra con la presunzione di cancellare le tracce di radici spirituali e culturali che hanno ispirato i cittadini e i viaggiatori per millenni di storia e arte sacra nel centro dell’Asia Orientale.

Trent’anni fa, potenze straniere motivate da interessi “geopolitici” all’insegna dell’ateismo o del capitalismo hanno poi generato il peggio fornendo ad una generazione di afghani le munizioni per lavare loro il cervello e formare un gruppo di guerriglieri “mujahidin” rendendoli incapaci di sapere cosa sia, non solo il bello e il sacro, ma anche il bene.

Eppure, poco più di mille anni fa, proprio in quella terra, a Herat, nasceva e insegnava un illuminato maestro della tradizione islamica, lo shaykh ‘AbdAllah al-Ansari, investito del titolo di shaykh al-Islam dal califfo ‘Abbaside.

Una delle sue opere, Manazil al-sa’irin, le stazioni dei viandanti[1], è stata dettata ad un suo nobile studente quando il maestro era diventato anziano e cieco e rappresenta tuttora un testo di riferimento per persone serie, sensibili e interessate ad approfondire le regole dell’Uomo Universale.

Speriamo che il patrimonio e l’eredità dei veri maestri e la responsabilità coraggiosa e coerente di altri studenti e cittadini sappia prevalere sulle forze della distruzione e del disordine. Auguri di buon anno islamico 1443 ai musulmani in Italia e nel resto del mondo.

 

 

[1] Contemplare Allah. Regole sulla Via interiore di maestri musulmani. Yahya Pallavicini. Mimesis, 2021.



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