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Banche russe nel mirino. Gli Usa preparano la contromossa

L’amministrazione democratica è pronta a mettere gli istituti russi fuori dal sistema finanziario delle banche americane e a dare lo stop alle transazioni con i colossi di Mosca. Ma non sarebbe una passeggiata

Se non spara il cannone, si può sempre colpire il nemico con i soldi. L’arma più potente che ci sia. E gli Stati Uniti sono pronti a far pagare all’economia russa un conto salatissimo qualora la situazione geopolitica dovesse degenerare e tradursi in un’invasione dell’Ucraina. Ora non si parla della estromissione di Mosca dal sistema internazionale Swift, il codice universalmente accettato per le comunicazioni interbancarie. Mossa che potrebbe avere delle conseguenze anche per molti altri ecosistemi finanziari, a cominciare dall’Europa.

Secondo fonti Reuters, l’amministrazione di Joe Biden ha già preparato contro Mosca un primo pacchetto di sanzioni che possano colpire Vladimir Putin e al sistema finanziario russo. Per esempio, sarebbe già stato approntato un pacchetto che include il divieto alle istituzioni finanziarie americane di processare transazioni per le principali banche russe. Attenzione però, perché le drastiche misure sarebbero attuate da Washington solo se il Cremlino decidesse di invadere l’Ucraina e mirano a recidere i cosiddetti “rapporti bancari corrispondenti”, che sussistono tra gli istituti di due Paesi diversi e che consentono pagamenti e operazioni internazionali.

In realtà, l’asso nella manica della Casa Bianca è un altro. E cioè, come fatto nel 2014 per la primi crisi tra Russia e Ucraina, l’inserimento delle banche e delle finanziarie russe nella lista degli Specially Designated Nationals (Sdn), escludendole di fatto dal sistema bancario statunitense, vietando gli scambi e congelando i loro asset negli Usa. Secondo Reuters, tuttavia, tagliare i rapporti corrispondenti con una banca non equivale a congelarne gli asset. L’impatto negativo sarebbe comunque pesante da incassare perché impedirebbe le transazioni in dollari, valuta di riserva globale.

E sembra esserci già un elenco dei possibili bersagli. Tra questi, Vtb Bank, Sberbank, Veb e Gazprombank. Giganti su cui si regge l’intera finanza dell’ex Unione Sovietica. “L’obiettivo delle sanzioni finanziarie è quello di provocare costi iniziali a breve termine sulla Russia, innescare la fuga di capitali, aumentare l’inflazione e fare in modo che la banca centrale russa fornisca salvataggi alle sue banche”, ha scritto l’agenzia di stampa.

Come detto però, non sempre sanzioni e attacchi sono privi di effetti collaterali. Tornando al discorso del sistema Swift, l’Economist ha analizzato la possibilità di un’estromissione russa ed è arrivato a una conclusione sui “costi nascosti” per l’Occidente: “i nemici dell’America si precipiterebbero verso le alternative, accelerando il suo declino finanziario. Premere un interruttore sembra più sicuro che mettere gli stivali sul terreno. Ma potrebbe avere conseguenze pericolose”. Occhio.

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