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Niente più zero Covid. Così la Cina cambia strategia

Test fatti in casa, isolamento in strutture dedicate e non più in ospedale, riapertura di voli e fabbriche. Il governo di Xi Jinping cerca una nuova strada per fermare il virus e chiede ai suoi “il massimo effetto con il costo minimo” per il bene dell’economia

Shenzhen, la cosiddetta Silicon Valley cinese, ha riacceso i motori e si avvia verso un ritmo “di normale attività”. Dopo una settimana di duro lockdwon, in cui circa 18 milioni di persone sono rimaste chiuse in casa. Ferme attività produttiva di alcuni colossi del mondo, come Apple e Volkswagen.

In un comunicato diffuso dall’emittente statale Cctv, le autorità locali di Shenzhen hanno spiegato che sono stati completati i tre cicli di test anti-Covid per cercare di fermare la diffusione del virus.

La situazione epidemica è “ancora grave, ma nel complesso gestibile”, si legge nella nota. “Imprese e istituzioni, unità produttive hanno ripreso la normale operatività della produzione”, e i trasporti pubblici e le metropolitane “hanno ripreso pienamente a funzionare”. Restano chiusi i luoghi pubblici considerati “non essenziali” e vietati gli eventi pubblici di massa.

Segnali di apertura arrivano anche da Hong Kong, una delle zone più colpite dall’ondata Omicron in Cina (qui l’articolo di Formiche.net). Carrie Lam, capo dell’esecutivo, ha annunciato oggi che la città toglierà i divieti di volo dal 1° aprile da nove Paesi, tra cui Gran Bretagna e Stati Uniti.

Lam ha anche spiegato che i piani per un esercizio di test di massa in tutta la città sono stati sospesi, dopo che gli esperti hanno avvertito che al momento non era necessario.

La riapertura di Shenzhen e di Hong Kong si produce in un momento in cui il governo cinese tenta di applicare una nuova versione della strategia zero Covid. I leader di Pechino cercano un equilibrio tra il sistema per contenere la malattia, con l’obiettivo di eradicare il virus completamente, e riprendere l’attività economia del Paese e il benessere sociale, molto colpiti dai rigidi controlli sanitari.

Durante la riunione del 17 marzo, il vertice del Partito Comunista Cinese ha sottolineato la “necessità di mantenere la produzione normale” del Paese, indicando che il lavoro di controllo del Covid-19 deve continuare a essere rigido, ma lasciando spazio a qualche apertura.

“Dobbiamo continuare a porre le persone e la vita al primo posto, sempre – ha dichiarato il presidente cinese, Xi Jinping – limitarci alle precisazioni scientifiche e frenare la diffusione dell’epidemia il prima possibile”.

Xi ha anche affermato che i funzionari dovrebbero lottare per “il massimo effetto con il costo minimo” nel controllo del virus, riflettendo le preoccupazioni per il rallentamento della crescita dell’economia.

Come ricorda il quotidiano The New York Times, quando è iniziata la pandemia in Cina, Xi ha dichiarato una “guerra popolare” contro l’epidemia, stabilendo quella che sarebbe diventata la strategia zero Covid: “Ora, nel terzo anno della pandemia e di fronte a una variante in rapida diffusione, Xi sta cercando di mettere a punto il playbook, ordinando ai funzionari di reprimere le epidemie, ma anche di limitare l’impatto sui mezzi di sussistenza delle persone”.

Tra le nuove misure del manuale per combattere il virus, c’è il permesso di usare i kit di test a casa o inviare le persone in strutture di isolamento centralizzato e non più negli ospedali, già abbastanza sovraccarichi. Questi nuovi adeguamenti sono in gran parte dovuti alla necessità, poiché nelle ultime settimane sono stati segnalati più di 32.000 casi in circa una dozzina di province della sotto variante BA.2, chiamata anche Omicron 2 (qui l’articolo di Formiche.net), molto più trasmissibile di Omicron.

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