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Mps alla prova dell’aumento. Palla al Mef, Unicredit guarda altrove

Tra pochi giorni si alzerà il velo sulla ricapitalizzazione da 2,5 miliardi che metterà in sicurezza Siena. Il grosso andrà a carico del Mef, ma anche Generali farà la sua parte. Poi scatterà la fase due con la vendita della banca e l’uscita dello Stato. Ma Unicredit potrebbe non essere dei giochi, ecco perché…

Prima la ricapitalizzazione, non meno di 2,5 miliardi se non qualcosa in più. Poi, la vendita a una o più banche e il disimpegno del Tesoro, oggi padrone di Mps grazie a una quota del 64%. Era la fine di aprile quando il ministro dell’Economia, Daniele Franco, tracciò in parlamento la tabella di marcia sul futuro della banca più antica del mondo. Dopo le fallite nozze con Unicredit, lo sposo che il Mef ha sempre voluto per Siena, sul Monte dei Paschi era calata una sorta di nebbia, squarciata solo dall’uscita dell’ex ceo, Guido Bastianini, al cui posto è arrivato il già numero uno del Creval, Luigi Lovaglio.

Poi, ad aprile, il Tesoro, su input di Mario Draghi, aveva ripreso il dossier in mano, partendo da una proroga per il salvataggio con annessa uscita dell’azionista pubblico in non meno di 18 mesi, concordata con l’Europa. Adesso si torna a marciare, abbastanza spediti, verso la restituzione della banca al mercato, dopo la nazionalizzazione del 2017, costata ai contribuenti italiani 5,4 miliardi. E dunque, ricapitalizzazione entro il 2022 e cessione nel 2023.

Il primo step è forse quello più delicato, rimettere in sesto una banca ritornata all’utile solo nel 2021, dopo anni di scandali e contratti derivati che ne hanno affossato il bilancio. Fonti vicine al dossier senese contattate da Formiche.net confermano che l’aumento, da annunciare al mercato entro il prossimo 23 giugno in occasione del piano industriale targato Lovaglio, dovrebbe attestarsi attorno ai 2,5 miliardi di euro. Più nel dettaglio, circa due terzi dell’aumento sarebbero in quota Tesoro, mentre la parte restante andrebbe in capo ai soci di minoranza. Tra questi, Generali, oggi azionista di Rocca Salimbeni con il 4,3%.

Collateralmente alla definizione dell’aumento, da far partire dopo l’estate, prende corpo il consorzio di garanzia composto da Bofa-Merrill Lynch, Credit Suisse, Jp Morgan e Mediobanca. Una volta messa in cassaforte la ricapitalizzazione, scatterà la fase due ovvero la vendita della quota di maggioranza in mano al Mef. Qui, rivelano le medesime fonti, l’aspetto è duplice. Tanto per cominciare bisognerà procedere con lo scorporo della parte buona da quella meno sana. E dunque, le filiali del Nord Italia andranno verosimilmente a un pool di banche, tra le quali non è detto che ci sia Unicredit, visto che i rapporti tra l’attuale ceo Andrea Orcel e il dg del Tesoro, Alessandro Rivera, sono piuttosto freddi dopo lo strappo di fine ottobre che sancì il naufragio delle trattative per l’acquisto di Siena.

E poi, sembra proprio che per Orcel la priorità del momento sia l’uscita dalla Russia, dopo le fallite nozze con la banca locale Otkritie. Il manager ex Merrill Lynch insomma vuole prima liberarsi dalle attività nell’ex Urss e poi valutare.

Tornando allo spezzatino di Siena, gli asset meno sani andranno ad Amco, la spa del Tesoro incaricata di gestire le sofferenze, mentre al Mediocredito Centrale sono dirette le filiali del Sud.

Sullo sfondo rimane la questione degli esuberi. E anche, e non solo, su questo la Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, presieduta da Carla Ruocco, chiamerà in audizione lo stesso Lovaglio. La futura convocazione avrà ad oggetto l’ipotesi di un esubero di quasi 5 mila unità da gestire entro la fine del 2022. “Fin dal suo insediamento, la Commissione ha guardato con interesse alla tutela e al benessere dei dipendenti bancari”, ha spiegato Ruocco. “La possibilità di una procedura di esubero di circa il 20% della forza lavoro di Mps ci mette di fronte alla necessità di coniugare la salvaguardia dei livelli occupazionali, gli interessi dei lavoratori con le esigenze di riorganizzazione aziendale nella prospettiva di un solido rilancio della banca”.

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