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La rappresaglia del Cremlino sui conti in valute occidentali

Mentre gli Stati Uniti tagliano i ponti con il debito russo e i trader d’Occidente smettono di scambiare titoli russi, Mosca impone agli istituti di imporre nuovi prelievi sui conti in euro o dollari. E i correntisti non gradiscono

Quando si combatte una guerra, anche e non solo economica e finanziaria, certe regole possono facilmente saltare. E allora si gioca sporco. Succede, non è certo la prima volta, con la Russia, le cui finanze non sono mai state così sotto pressione. Il debito sovrano infatti sta diventando ogni giorno più insostenibile, almeno quello legato agli investitori che sottoscrivono i bond del Cremlino (finché l’Occidente pagherà gas e petrolio a Mosca, l’ex Urss avrà delle entrate, con cui eventualmente finanziare il proprio debito).

Nelle ultime settimane le cose si sono messe piuttosto male per Mosca. Gli Stati Uniti, come raccontato da Formiche.net, non hanno rinnovato la licenza che consentiva alla Russia di pagare le cedole legate ai bond sovrani agli investitori americani. E le banche e finanziarie statunitensi hanno smesso di sottoscrivere obbligazioni russe, anche e non solo su invito del Dipartimento del Tesoro. Persino i trader d’Occidente, non solo americani, come riportato dal Financial Times, hanno deciso di fermare la vendita di titoli russi, paralizzando di fatto le attività di scambio sul debito dell’ex Urss.

Non può stupire, dunque, la reazione rabbiosa di alcune banche russe, piene zeppe di quei titoli di Stato del Cremlino che da oggi o domani potrebbero valere poco come carta straccia. Alcuni grandi istituti della Federazione hanno così iniziato ad applicare nuove commissioni sui conti in dollari ed euro, scatenando le ire dei clienti. Una specie di patrimoniale forzosa sui correntisti occidentali, che con la guerra in Ucraina c’entrano poco o nulla.

Tanto per fare un esempio, la banca online russa Tinkoff ha annunciato un addebito mensile dell’1% per alcuni conti, dopo che l’unità russa di Raiffeisen Bank International aveva paventato tassi di interesse negativi su alcuni depositi in valuta estera a partire dal 30 giugno. Tinkoff, che ha offerto incentivi sui tassi di cambio per spingere i russi a convertire le disponibilità in valuta estera in rubli, ha detto che la commissione di servizio dell’1% sarà applicata mensilmente sui conti in dollari, euro, sterline e franchi svizzeri con un saldo superiore a mille dollari, a partire dal 23 giugno. La reazione, stizzita è dire poco, dei clienti, non si è fatta attendere.

“Adesso fateci prelevare i soldi, cosa state combinando razza di mostri!”, ha scritto un utente, secondo Reuters, intenzionato a togliere il denaro dal conto, subito dopo che la banca ha annunciato l’introduzione della commissione. Il servizio clienti di Tinkoff ha risposto dicendo che i bancomat vengono ricaricati regolarmente, ma non ha saputo dire con certezza quando verranno aggiunti contanti a quelli che si sono svuotati. E anche la Uralsib Bank, uno dei 25 maggiori istituti di credito russi, ha introdotto una commissione sui conti in euro. La guerra si combatte anche al bancomat.

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