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Dalla sicurezza al clima. Pechino chiude il dialogo con gli Usa

Dopo la visita a Taipei di Nancy Pelosi, la Cina interrompe i colloqui con gli Stati Uniti su dossier strategici, dalla sicurezza marittima al contrasto del crimine internazionale, fino alla cooperazione sul clima. Nel frattempo continua la dimostrazione di forza di Pechino con le esercitazioni militari intorno a Taiwan: il dettaglio su tutti i mezzi schierati

La Cina ha interrotto ogni dialogo con gli Stati Uniti su questioni strategiche come la cooperazione di sicurezza e il clima. La decisione di Pechino fa parte dell’offensiva diplomatica e militare portata avanti dalle autorità della Repubblica Popolare a seguito della visita a Taiwan della speaker della Camera, Nancy Pelosi. La cooperazione tra Stati Uniti e Cina per la lotta al cambiamento climatico aveva visto un passo importante con l’accordo di Parigi del 2015, seguito da una ulteriore intesa a Glasgow nel corso della Cop26 del 2021.

L’interruzione del dialogo

L’annuncio è stato dato dal ministero degli Esteri cinese, che ha inoltre dichiarato l’interruzione dei dialoghi tra comandanti regionali statunitensi e cinesi e i capi dei dipartimenti della Difesa, insieme alla sospensione dei colloqui sulla sicurezza marittima militare, la cooperazione per il rimpatrio degli immigrati clandestini, le indagini penali, il crimine transnazionale e il traffico di droga. Sempre per voce della diplomazia cinese, inoltre, Pechino ha dichiarato di aver imposto delle sanzioni, ancora non meglio specificate, contro la speaker della Camera e “i suoi familiari più prossimi”. La Casa Bianca ha convocato l’ambasciatore cinese per protestare contro quelle che ha definito “azioni irresponsabili” da parte della Cina.

Missili contro Taiwan

La dichiarazione della Cina si aggiunge all’escalation in corso intorno all’isola di Taiwan seguita alla visita di Pelosi, dove Pechino sta conducendo le sue esercitazioni militari, definite dall’agenzia cinese Xinhua di “scala senza precedenti”. Le manovre hanno visto anche il lancio di missili balistici e la partecipazione di oltre cento aerei militari e una decina di unità della Marina, che nel corso delle operazioni hanno anche effettuato dei tiri con munizioni vere. Taiwan ha messo in allerta le proprie Forze armate e ha organizzato esercitazioni di difesa civile, e i voli da e per l’isola sono stati cancellati o deviati. Persino i pescatori sono stati fatti rimanere in porto per evitare che potessero incrociare zone coinvolte nelle esercitazioni cinesi.

Le esercitazioni di Pechino

Lanciata il giorno immediatamente successivo alla visita di Pelosi, la gigantesca esercitazione militare cinese si sta dimostrando una vera e propria dimostrazione di forza che ha letteralmente circondato l’isola. Le scie di alcuni di questi lanci, riprese da bagnanti e turisti di una spiaggia sulla costa del Fujian, la più vicina alle acque contestate, e rilanciate sui social media sono addirittura diventate un’attrazione turistica, e nel corso delle giornate successive è aumentato il numero di turisti che si sono radunati cercare di scorgere aerei militari diretti verso l’area delle esercitazioni.

Incursioni aeronavali

Intanto, il ministero della Difesa di Taiwan ha reso noto che un totale di 68 aerei militari cinesi e tredici navi della Marina di Pechino stanno conducendo missioni nel braccio di mare che separa la terraferma dall’isola. Alcuni di queste unità avrebbero “deliberatamente” attraversato la linea mediana, non ufficiale, che separa la Cina da Taiwan. Secondo quanto riportato il ministero ha inoltrato una dichiarazione affermando come le forze armate cinesi, con il loro comportamento, abbiano “gravemente danneggiato” lo status quo e “molestato” lo spazio aereo e marittimo di Taiwan.

Lo schieramento cinese

Le autorità di Taiwan avevano anche segnalato la presenza di due cacciatorpediniere di Type 55, tra le più potenti unità della flotta di Pechino, e tra le navi militari cinesi mobilitate ci sarebbero anche le due portaerei Type 001 Liaoning e Type 002 Shandong, che avrebbero lasciato i rispettivi porti di Qingdao, nella provincia orientale dello Shandong, e Sanya, nella provincia meridionale dell’isola di Hainan. Ciascuna delle due portaerei è accompagnata dalle sue unità di scorta, composte generalmente da quattro tra cacciatorpediniere e fregate, oltre a unità minori e logistiche. La Cina, intanto, continua ad ammassare truppe nella provincia del Fujian, la più vicina a Taiwan e da dove partono i lanci di missili e i decolli di aerei e droni.

Circondate Taiwan

In un’intervista alla televisione di Stato cinese, rilanciata dal New York Times, il generale Meng Xiangqing, professore di strategia all’università della Difesa nazionale di Pechino, ha illustrato l’importanza strategica delle sei zone selezionate dalla Cina nell’ottica di una potenziale campagna militare per isolare Taiwan e contrastare l’intervento americano. Le diverse aeree, secondo l’esperto, servirebbero a raggiungere obiettivi diversi, dal blocco dei porti, all’attacco contro le principali installazioni militari. In particolare, la zona a sud dell’isola, servirebbe a creare le condizioni per “chiudere a chiave la porta e picchiare il cane” ha detto il generale Meng, usando un detto cinese che si riferisce al blocco delle vie di fuga di un nemico. Come riportato dall’agenzia Xinhua, le esercitazioni sarebbero incentrate sull’addestramento delle unità a operazioni congiunte, assalto a bersagli marittimi, attacco di obiettivi a terra e operazioni di controllo dello spazio aereo, tutte attività cruciali per un’invasione aeronavale.

Lezioni russe

Cinque dei missili lanciati dalla Cina sono atterrati nella Zona economica esclusiva del Giappone al largo di Hateruma, un’isola molto a sud dell’arcipelago nipponico. Il governo giapponese ha sollevato le sue proteste contro la Cina, e il ministro della Difesa, Nobuo Kishi, ha bollato i lanci come “gravi minacce alla sicurezza nazionale del Giappone e alla sicurezza del popolo giapponese”. Sempre Kishi ha anche registrato come quattro missili, lanciati dalla costa sud-orientale cinese del Fujian, abbiano sorvolato Taiwan. Anche il primo ministro, Fumio Kishida ha dichiarato venerdì che le esercitazioni militari della Cina rappresentano un “grave problema” che minaccia la pace e la sicurezza regionale. Kishida, inoltre, al vertice Nato di Madrid aveva dimostrato le sue preoccupazioni che la guerra in Ucraina potesse veicolare “lezioni sbagliate”, un chiaro riferimento alle mire di Pechino su Taiwan. Il timore è che, seguendo le mosse di Mosca, le esercitazioni cinesi possano venire usate come copertura per rinforzare un’eventuale forza di invasione.

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