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Chi è il ministro britannico che spaventa i fornitori cinesi di telecamere

Liz Truss ha nominato Tom Tugendhat allo Home Office con deleghe alla Sicurezza. Nei mesi scorsi aveva chiesto il bando di Dahua e Hikvsion. Al governo potrebbe segnare una svolta

Inizialmente qualcuno interessato a evitare tensioni tra Regno Unito e Cina avrà tirato un sospiro di sollievo. Niente Foreign Office per Tom Tugendhat, il deputato tory che si è distinto per le sue posizioni da “falco” (dal Covid-19 al 5G, da Hong Kong allo Xinjiang) durante i cinque anni alla guida della commissione Esteri della Camera dei Comuni. Per queste, nella primavera dell’anno scorso è stato sanzionato e bandito dalla Cina. La nuova premier britannica Liz Truss ha preferito non affidargli, come invece suggerivano le indiscrezioni di stampa, un ruolo da minister agli Esteri.

Per lui – e qui il sospiro di sollievo s’è spezzata – il ruolo di minister con deleghe alla Sicurezza all’interno dello Home Office guidato dalla segretaria Suella Braverman. Sotto la sua responsabilità rientrano antiterrorismo, criminalità informatica, criminalità economica e attività di Stati ostili, oltre alla sicurezza aerea e marittima, delle frontiere e delle merci. Partecipa anche alle riunioni di gabinetto.

Sul Telegraph di lunedì, in edicola poche ore prima che il Partito conservatore ufficializzasse la scelta di Truss come leader e alla vigilia dell’incontro tra la nuova premier e la regina Elisabetta II, Tugendhat ha pubblicato un editoriale intitolato “I crimini della Cina non devono mai rimanere senza risposta”. Il Regno Unito dovrebbe “smettere di acquistare qualsiasi tecnologia che faciliti la repressione nello Xinjiang”, osservando che “è inaccettabile che il Regno Unito sia complice acquistando telecamere e apparecchiature di sorveglianza dagli stessi fornitori”. Inoltre, ha chiesto di vietare le importazioni di cotone dello Xinjiang e di “perseguire la giustizia” presso la Corte penale internazionale.

Tugendhat non cita i fornitori ma basta dare un’occhiata alla sua attività parlamentare per scoprirne i nomi. L’anno scorso la commissione Esteri da lui presieduta ha chiesto il bando totale di Hikvision e Dahua. Ma nell’articolo di lunedì il minister non specifica se “lo “stop agli acquisti” si riferisca specificamente al governo britannico o all’intero Regno Unito. Un dettaglio fondamentale.

Potrebbe essere prossimo un cambio di rotta nella politica britannica. Finora il Regno Unito non ha imposto alcuna restrizione a livello nazionale su Hikvision o Dahua. Le restrizioni sono attualmente spezzettate. Due dipartimenti governativi, quello della Sanità e quello della Difesa, hanno vietato l’uso di telecamere Hikvision, mentre un borgo di Londra ha deciso di non acquistare Hikvision per la “questione dei diritti umani”.

In passato, su Formiche.net, ci siamo occupati della tecnologia “made in China” per le smart city analizzando un rapporto pubblicato dallo Swedish Center for China Studies che sottolineava il ruolo cruciale dei media del regime di Pechino nel sostenere la cosiddetta “soluzione cinese” alla lotta alla pandemia – quella fatta di raccolta e analisi di big data, telecamere di sorveglianza, tecnologia di riconoscimento facciale e app di tracciamento – definendola una delle più efficienti al mondo. “Il modello di smart city promosso dal partito-stato cinese”, spesso presentato anche come safe city, si legge, “differisce molto da quello dell’Unione europea, in quanto si concentra sulla sorveglianza e la sicurezza pubblica”. L’opposto rispetto a definito “human-centred” dalla Commissione europea. Tre i rischi che la tecnologia cinese per le smart city presenterebbe secondo il rapporto svedese. Primo: può “aiutare a rafforzare i sistemi autoritari”. Secondo: “lo Stato cinese potrebbe ottenere l’accesso ai dati sensibili”. Terzo: “le infrastrutture critiche potrebbero diventare più vulnerabili”.

Il documento chiamava in causa anche l’Italia, ricordando che nel marzo 2020, cioè agli albori della pandemia Covid-19, Huawei aveva annunciato di aver donato apparecchiature di rete wireless agli ospedali italiani. Non citava, invece, questioni che suonano più attuali che mai dopo la pubblicazione del rapporto parlamentare britannico: oltre a quella del 5G, quelle dei termoscanner Dahua installati a Palazzo Chigi, delle telecamere Hikvision nelle Procure e (non solo Hikvision) in diverse città italiane (compresa la capitale Roma) – dossier più volte affrontati su Formiche.net.

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