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Sicurezza e libertà, così si orienta il voto degli italiani. Scrive Ceri

A ben vedere, quali che siano le specifiche poste in gioco, alla base vi è la questione del rapporto tra la libertà e la sicurezza. Al fondo la contesa verte sempre su come debba essere affrontato e configurato tale rapporto sui vari piani, a cominciare da quello istituzionale. L’analisi di Paolo Ceri, già ordinario nelle università di Torino e di Firenze, ora condirettore della rivista Quaderni di Sociologia

Nelle elezioni politiche le poste in gioco possono essere le più diverse: dal livello di benessere all’autonomia energetica, dalla collocazione geo-politica all’autonomia linguistica, dalla privatizzazione dei servizi alla statalizzazione delle imprese, e così via esemplificando. A ben vedere, quali che siano le specifiche poste in gioco, alla base vi è la questione del rapporto tra la libertà e la sicurezza. Al fondo la contesa verte sempre su come debba essere affrontato e configurato tale rapporto sui vari piani, a cominciare da quello istituzionale. La questione è centrale anche in questa tornata elettorale, ancor più considerato come ci si trovi dinanzi a quelle che si prospettano essere critical elections. Ma se centrale lo è – dato il peso degli effetti su una molteplicità di piani, compreso quello europeo -, allora merita provare a esaminare come si rifletta sulle disposizioni degli elettori. Sotto questo profilo sono distinguibili quattro tipi di elettore, a seconda che questo, in ragione della percezione della propria condizione, sia interessato più che altro a:

  • conservare la sicurezza che gli evita di dovere rischiare (come nelle condizioni, tanto diverse ma in ciò assimilabili, della rendita e del posto fisso);
  • avere libertà per poter rischiare;
  • ottenere sicurezza per uscire dall’incertezza;
  • acquisire libertà per essere riconosciuto.

Nell’ordine indicato, possiamo denominarli rispettivamente:

  • i garantiti;
  • gli imprenditivi;
  • i precari;
  • i misconosciuti.

Vi sono poi elettori meno focalizzati che, connotati dal sentirsi interessati in una duplice direzione, anche se  contraddittoria, configurano quattro tipi misti:

  • gli speculatori, cioè dei garantiti imprenditivi;
  • i marginali, che, pur garantiti al presente, si avvertono precari;
  • gli innovatori, che sono degli emarginati potenzialmente imprenditivi;
  • gli svalutati, cioè garantiti che si sentono misconosciuti.

Stimare la dimensione quantitativa per ogni tipo di elettore (una volta analiticamente ridefinito) richiederebbe specifiche ricerche. Qui si può soltanto ipotizzare da quali tipi di elettori è più probabile ricevano il voto i diversi partiti. Nel modo seguente:

  • Fratelli d’Italia: marginali, svalutati, precari;
  • Partito democratico: garantiti, innovatori, misconosciuti;
  • Movimento 5 Stelle: precari, marginali, innovatori, misconosciuti;
  • Lega: garantiti, imprenditivi, speculatori;
  • Azione-Italia dei Valori: imprenditivi, garantiti;
  • Forza Italia: speculatori, garantiti;
  • Verdi-Sinistra Italiana: precari, marginali, imprenditivi;
  • Più Europa: misconosciuti, innovatori.

L’analisi qui abbozzata è limitata al piano socio-psicologico. Per approssimarsi a un quadro più realistico occorrerà integrarla con una relativa agli orientamenti politico-ideologici presenti nell’elettorato: in particolare riguardo alla distinzione tra pro-sistema e anti-sistema, con la relativa articolazione dei tipi di elettore corrispondenti.  Con un’avvertenza: la distinzione non va intesa in modo manicheo, ma riferita ad atteggiamenti aventi intensità variabile. Dopo di che, l’integrazione delle due analisi potrà avvenire – per accennare al punto decisivo – connotando e ponderando rispetto ai due opposti atteggiamenti gli otto tipi di elettori, presi prima a sé e poi nel riferimento soggettivo ai singoli partiti. Se in teoria ne risulterebbero ben sedici sottotipi di elettore, è da ritenere che in pratica il ventaglio sia meno ampio, dato lo scarso realismo di certi sottotipi, come ad esempio quello del garantito anti-sistema o quello del misconosciuto pro-sistema.

Si sa quanto vari siano i fattori strutturali, congiunturali o contingenti – oltre alle promesse elettorali, il livello di reddito, il livello d’istruzione, la coorte generazionale, il sesso, l’esposizione mediatica, l’effetto bandwagon e altro ancora – che concorrono a determinare i risultati elettorali. Pertanto, considerare le due dimensioni e le tipologie di elettori indicate si confida possano contribuire, se non a prevedere, a interpretare le scelte di voto e i risultati elettorali.

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