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Gas, Bce e quel rebus della spesa. Il taccuino di Baldassarri per il 2023

Intervista all’economista, già viceministro al Tesoro: se si vogliono trovare i soldi per rifinanziare le misure per il sostegno alle famiglie occorre attaccare la spesa pubblica prima di toccare un euro di deficit. La legge di Bilancio targata Meloni-Giorgetti è la naturale prosecuzione dell’azione di Draghi. Il gas? Altro che price cap, la vera mossa è sganciare il prezzo del metano dalla Borsa di Amsterdam

L’agenda di Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti è già bella ricca. Non si può certo dire che manchino i grandi appuntamenti nel 2023 per il primo premier donna della storia italiana. Una riforma fiscale da mettere una volta per tutte in cantiere, la fiducia dei mercati, un fisco da alleggerire sempre di più e conti da far quadrare, senza troppi giochini di prestigio.

Lecito però domandarsi, su quali munizioni il governo Meloni possa effettivamente contare (qui il resoconto della lunga conferenza stampa di fine anno del capo dell’esecutivo). Mario Baldassarri, economista e animatore del Centro Studi Economia Reale, al ministero dell’Economia c’è stato per cinque lunghi anni, come vice di Giulio Tremonti prima e di Domenico Siniscalco poi. E a Formiche.net, fuori dai denti, dice la sua.

UNA MANOVRA DOVUTA (AGLI ITALIANI)

“Partiamo da questa manovra, che nell’insieme è un atto dovuto e un minimo sindacale, sia sul piano economico e sia sul piano politico”, premette Baldassarri. “Un atto dovuto per il semplice motivo che due terzi delle risorse sono destinate al sostegno di famiglie e imprese per il caro bollette, il che rappresenta una prosecuzione quasi naturale di quanto fatto dal precedente governo. Mentre è anche un minimo sindacale sul piano economico perché la legge di Bilancio non sfonda i conti pubblici e mantiene in equilibrio i saldi di bilancio. Inoltre è un minimo sindacale sul piano politico perché 10-12 miliardi sono dedicati alle promesse fatte in campagna elettorale, ma è solo un passettino”.

PRIMA LA SPESA, POI IL DEFICIT

Guardando al 2023, ci si chiede se davvero sarà possibile rifinanziare le misure per imprese e famiglie senza intaccare ulteriormente il deficit. Baldassarri è chiaro. “Prima di spostare un euro di deficit, parliamo della spesa, che in Italia ammonterà nel 2023 a 1.180 miliardi a fronte di 980 miliardi di entrate. Io dico, mettiamo in discussione la spesa pubblica, poi eventualmente parliamo di deficit. Siamo certi che tutta questa spesa pubblica abbia obiettivi sacrosanti e irrinunciabili? Siamo certi che nemmeno dieci euro di tale spesa non si possa toccare nulla? Allora, se vogliamo trovare le risorse, dobbiamo attaccare la spesa e recuperare evasione fiscale e poi, eventualmente, aprire il capitolo disavanzo. Eccola la vera operazione”.

LAGARDE SI MORDA LA LINGUA

Altro tema, la Bce e le sue mosse, verso la quale il debito italiano è iper-sensibile. Anche qui Baldassarri sposta l’angolatura. “L’aumento dei tassi era atteso, previsto, quasi dovuto vista l’inflazione. Il problema di Francoforte è che Christine Lagarde la deve smettere di fare dichiarazioni inopportune. C’è un serio problema di comunicazione che va risolto. Detto questo, mi preoccuperei più del nostro spread. Vero è che se aumentano i tassi lo spread sale, ma i tassi salgono per tutti, mica solo per noi. E allora bisogna trovare il modo di impedire che il nostro spread salga a 400″.

TAGLIARE I PONTI CON AMSTERDAM

L’economista che fu allievo di Modigliani, Samuelson e Solow, tocca poi il delicato tema del gas. “C’è da fare un ragionamento di fondo: noi abbiamo accettato sulla nostra pelle il picco del prezzo del gas, mettendo 100 miliardi. Ma la follia è aver accettato degli aumenti di prezzi legati alla Borsa di Amsterdam, un mercato speculativo ancor prima che finanziario e che stabilisce il prezzo in base a quantità irrisorie di metano. Il prezzo del gas, quello vero, è quello che le imprese dichiarano in fase di importazione. Il prezzo del gas ad Amsterdam è aumentato del 900%, alla dogana del 70%. Ecco dunque che tale differenza ha creato i famosi extra profitti delle imprese.

Tutto questo per dire cosa? Avendo dato sussidi alle famiglie e alle imprese, tali soldi se ne sono stati un paio di ore nelle tasche delle famiglie, ma poi sono stati tirati di nuovo fuori per pagare le bollette. Dunque, è come se lo Stato stesse pagando gli extra profitti delle imprese. Questi sono aiuti di Stato sui quali la Commissione europea è rimasta silente”. Insomma, “il nodo vero non è fissare il prezzo del gas, ma sganciare il reale prezzo del gas dal mercato di Amsterdam, non aggrapparci a fantasmagorici price cap“.

 

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