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Le sanzioni Usa fanno ancora male a Huawei. Tonfo degli utili

“Un ambiente internazionale difficile e fattori non legati al mercato hanno continuato a pesare sulle attività”, ha dichiarato il presidente. Il rapporto cita l’Italia solo una volta, ecco come

Le sanzioni americane alla luce di ragioni di sicurezza nazionale continuano a fare male a Huawei. Il colosso cinese delle telecomunicazioni ha presentato oggi il suo rapporto annuale per il 2022. I numeri raccontano di un importante calo dell’utile, sceso di quasi il 69% rispetto all’anno precedente: l’utile netto del 2022 è stato pari a 35,6 miliardi di yuan (5,2 miliardi di dollari), in forte frenata rispetto al record di 113,7 miliardi di yuan del 2021 (anno della cessione del marchio Honor) ma inferiore anche ai 64,6 miliardi di yuan del 2020. “Nel 2022, un ambiente internazionale difficile e fattori non legati al mercato hanno continuato a pesare sulle attività di Huawei”, ha dichiarato Eric Xu, presidente di turno dell’azienda. Parlando del calo dei profitti, il direttore finanziario Meng Wangzhou, figlia del fondatore Ren Zhengfei e prossimo presidente di turno, ha descritto i risultati come un “punto basso nella storia di Huawei”. “Le restrizioni degli Stati Uniti sono la nostra nuova normalità”, ha dichiarato.

Huawei ha registrato un aumento dei ricavi dello 0,9% su base annua, raggiungendo i 642,3 miliardi di yuan (92,41 miliardi di dollari) nel 2022, un’inversione di tendenza rispetto al calo annuale di quasi il 30% dell’anno precedente.

“Il 2023 sarà cruciale per la sopravvivenza e lo sviluppo sostenibile di Huawei”, ha affermato Xu.

Le restrizioni in Paesi come Stati Uniti, Regno e Giappone per ragioni di sicurezza (l’azienda ha sempre negato le accuse che le sue apparecchiature comportino rischi di sabotaggio e spionaggio) hanno spinto Huawei, un tempo primo produttore di smartphone al mondo, a guardare verso nuovi settori come il cloud computing e a rafforzare la presenza nel settore automobilistico come fornitore. È proprio con riferimento a questi temi che l’Italia viene citata, una sola volta, nel rapporto: “In Italia, i nostri sistemi di monitoraggio acustico basati su AI e cloud stanno proteggendo una zona umida a Grosseto, un’oasi che ospita oltre 300 specie di uccelli”. Come raccontato anche recentemente su Formiche.net, la comunicazione di Huawei in Italia si è concentrata su temi soft, come la collaborazione con il Wwf, dopo che quella aggressiva sul 5G aveva dovuto fare i conti con le restrizioni di alcuni Paesi occidentali alleati dell’Italia.

Durante la conferenza stampa, Meng ha spiegato che l’anno scorso Huawei ha speso 161,5 miliardi di yuan in ricerca e sviluppo, cioè il 25,1% del fatturato totale. L’attività carrier, che rappresenta il 44,2% del fatturato totale, ha frenato il suo declino crescendo dello 0,9% in termini di fatturato, raggiungendo i 284 miliardi di yuan l’anno scorso, soprattutto grazie all’adozione della rete 5G in Medio Oriente e in Europa, in Paesi come Germania, Ungheria e Portogallo, ha spiegato l’azienda. E forse il riferimento alla Germania non è casuale, visto che il governo tedesco sta valutando di bandire Huawei. L’attenzione alla trasformazione digitale da parte dei clienti in settori come i porti e le miniere, invece, ha aiutato le attività aziendali di Huawei a crescere del 30% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un fatturato di 133,2 miliardi di yuan. Il settore consumer ha continuato a risentire delle restrizioni statunitensi, con un calo dei ricavi dell’11,9% su base annua a 214,5 miliardi di yuan. Il calo è stato più lento rispetto al crollo di quasi il 50% registrato nel 2021, sostenuto dalla crescita degli “indossabili”, dei computer e delle attività legate al settore automobilistico.

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