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Mps, l’ipotesi Banco Bpm e le altre strade per Siena

Dopo l’addio di Axa alla banca più antica del mondo, per il governo è tempo di rimettersi alla ricerca di uno sposo per Rocca Salimbeni. Due le ipotesi, o un’aggregazione con l’istituto guidato da Giuseppe Castagna o un’operazione con altre banche. Sempre che Unicredit non si rimetta in campo

Al Tesoro l’idea circola, Banco Bpm è una buona carta per il Monte dei Paschi di Siena. L’istituto guidato da Giuseppe Castagna potrebbe avere le spalle sufficientemente grosse per inglobare la banca più antica del mondo, o parte di essa. Sì, perché qualora il boccone risultasse indigesto, perché troppo grosso, si potrebbe sempre ridurre di dimensioni, spacchettando per esempio parte delle filiali. Il Mef, azionista di Siena al 64%, ha il 2024 come deadline concordata con l’Europa per l’uscita.

A Via XX Settembre hanno una certa fretta di sbloccare il dossier. Di sicuro, c’è che pochi giorni fa Mps ha perso uno dei suoi soci più importanti, il secondo dopo il Tesoro: Axa. Il gruppo assicurativo, artefice della ricapitalizzazione da 2,5 miliardi anche grazie al suo ruolo di anchor investor, ha infatti completato con successo la vendita della sua quota del 7,94% nel capitale di Mps, incassando 233 milioni e una plusvalenza di circa 33 milioni rispetto all’investimento da 200 fatto a novembre con l’aumento di capitale.

Insomma, un rendimento del 16,5% in soli tre mesi. La vendita è avvenuta a un gruppo di investitori istituzionali a un prezzo di 2,33 euro ad azione, ossia con un 15,1% di sconto sul prezzo di chiusura del giorno precedente. L’assicuratore francese così esce quasi del tutto di scena come azionista, mantenendo una minuscola quota dello 0,0007%. Una mossa, viene raccontato, figlia di una precisa scelta industriale. Ai francesi non interessa la privatizzazione di Mps e non è certo nelle loro intenzioni partecipare al capitale di una banca. Di qui, l’addio a Siena, che ha messo non poca pressione al titolo di Mps, solo oggi tornato in territorio positivo, dopo due giorni decisamente al ribasso.

Tornando al destino di Mps, Dalle parti di Banco Bpm restano una serie di dubbi. Il problema è che i due istituti sono pressoché uguali èer dimensioni, per questo un’aggregazione potrebbe essere particolarmente faticosa. Di qui il piano B del Mef, ovvero spacchettare la banca e dare a ciascun istituto interessato un pezzo. Sarebbe quella operazione di sistema che vedrebbe la partecipazione di più soggetti alla privatizzazione di Siena.

Ipotesi che non sembra dispiacere al Tesoro, qualora il deal con Banco non andasse in porto. Resta un aspetto. Una trattativa diretta potrebbe risvegliare di nuovo gli appetiti di Unicredit, ufficialmente restia a rimettersi in partita per Siena dopo il fallimento dei colloqui nell’ottobre 2021, quando Andrea Orcel aveva chiesto una dote di 6,3 miliardi per rilevare il Monte. Insomma, il conto alla rovescia è ripartito.

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