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La fine dell’accordo Ue-Cina era una morte annunciata

La morte del Comprehensive Agreement on Investment annunciata da parte della presidente della Commissione era abbastanza prevedibile. Ideato in un’altra epoca (2013), l’accordo è naufragato di fronte all’evoluzione delle dinamiche geopolitiche, soprattutto all’allineamento europeo alla posizione statunitense sui rapporti economici con la Cina

“L’accordo globale sugli investimenti non è stato negoziato. Lo abbiamo concluso due anni fa e da allora sono successe molte cose”. Con queste parole Ursula von der Leyen ha annunciato la morte ufficiale del Comprehensive Agreement on Investment (Cai) giovedì in conferenza stampa a Pechino.

Sembrano lontanissimi i tempi della firma del Cai, nel dicembre 2020, in videoconferenza tra Xi Jinping, von der Leyen, Emmanuel Macron e Angela Merkel. La cancelliera tedesca, oltretutto, aveva all’epoca sfruttato tutto il peso della presidenza tedesca del Consiglio europeo per finalizzare l’accordo, già allora visto piuttosto male dall’appena eletta amministrazione Biden.

Il contenuto consisteva essenzialmente nella facilitazione degli investimenti europei nella Repubblica Popolare: migliore accesso ai mercati, più trasparenza, prevedibilità amministrativa e certezza legale delle condizioni di investimento. Ideato nel novembre 2013, ci vollero sette anni e trentacinque round negoziali per arrivare alla firma.

La presidente della Commissione aveva già anticipato in un discorso a Bruxelles la scorsa settimana che l’Ue avrebbe dovuto “rivalutare” il patto. Sospeso ufficialmente già nel 2021 dopo che la Cina aveva sanzionato diversi legislatori Ue, il Cai è velocemente naufragato sotto le pressioni geopolitiche di una realtà globale in evoluzione.

Il 2022 è l’anno che ha probabilmente segnato il simbolico spartiacque dell’approccio europeo alla questione cinese più in linea con le posizioni di Washington soprattutto dal punto di vista politico. Se il mercato cinese è ancora di fondamentale importanza per le aziende tedesche, il clima di oggi rende impossibile lo sviluppo di accordi-quadro come appunto il Cai. Bruxelles ha lanciato almeno sei grosse iniziative mirate a tutelare i settori strategici nostrani e a limitare la penetrazione cinese. Quattro su sei sono nate nel 2022: forced labor ban, foreign subsidy regulation, outbound investment screening plan, critical raw materials act.



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