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C’è (ancora) spazio per una federazione centrista. Marcucci spiega perché

Nonostante da Azione arrivi un niet rispetto a una possibile ricucitura con Italia Viva, c’è chi crede che non siano venuti meno i presupposti per federare i liberali centristi anche in ottica delle elezioni europee del 2024. L’ex senatore dem: “C’è lo spazio per una proposta liberale che rappresenti riformisti e moderati”

“Non sono fallite le ragioni di chi sperava in un rassemblement liberale”. La deflagrazione del progetto di partito unico tra Italia Viva e Azione rappresenta una ferita che tuttora sanguina. C’è però chi, nonostante da Azione arrivino smentite su una possibile ricucitura con i renziani, auspica un nuovo soggetto che aggreghi le forze liberali. Ė l’ex senatore dem (ora in Lde), Andrea Marcucci che a Formiche.net sostiene che ci siano ancora i presupposti per lavorare in questo senso.

Un cantiere “aperto e veramente inclusivo che unisca Italia Viva, Azione, Più Europa e Lde (Liberali Democratici Europei)”. Marcucci, lei è un ottimista ma quali sono le reali possibilità che questo rassemblement centrista possa prendere forma?

Più che ottimista, mi definirei realista. Se l’obiettivo del partito unico è fallito, non sono fallite le ragioni di chi sperava in un rassemblement liberale. È in questa situazione che gli uomini e le donne di buona volontà devono far sentire la loro voce. L’idea di una federazione liberale, europeista, garantista e riformista, che oggi ha fatto Mara Carfagna è ispirata al buon senso.

Maria Elena Boschi e altri esponenti del terzo polo sembrano seguire la sua linea. Su quali presupposti dovrebbe fondarsi questa ‘ricucitura’?

Ripeto, tutte le persone di buona volontà, e nel terzo polo ce ne sono molte. Anche Costa e Marattin hanno lanciato appelli a non disperdere il patrimonio comune, e ora molti esponenti di Iv, a partire da Maria Elena Boschi, Raffaella Paita e Maria Stella Gelmini sembrano raccogliere la proposta di una federazione. Poi è chiaro chi ci sta, ci sta. In vista delle elezioni europee, serve un nuovo slancio con comitati locali e un coordinamento nazionale in grado di sostenere idee, progetti e candidature.In questi giorni si ironizza su quanto è successo nel terzo polo, però bisogna imparare dagli errori del passato. Si possono superare perfino i recentissimi contrasti, compresi gli scivoloni sugli avvisi di garanzia se torna a prevalere il buonsenso. Nella nostra famiglia c’è un germe che porta a dividere, si pensi alle crisi del Mondo di Pannunzio, alla scissione del Partito Liberale, che nel 1955 portò alla nascita del Partito Radicale. Questa generazione potrebbe avere la responsabilità pesantissima eppure bellissima di scrivere una pagina nuova.

Tra Azione e Più Europa non ci sono trascorsi felici. Ė una ferita sanabile secondo lei?

In politica tutto è sanabile, se prevale la responsabilità. Apprezzo la moderazione di Matteo Renzi in questa fase.

C’è chi dice che, con questo sistema elettorale, non c’è più spazio per il centro. O meglio, il centro sarebbe destinato a diventare un’ulteriore propaggine del centrodestra. Come la vede lei?

Intanto pensiamo alle prime elezioni che abbiamo in agenda che sono le europee del ‘24. Elezioni con le preferenze, il sistema proporzionale e la soglia di accesso al 4%. Una competizione che è assolutamente alla portata di una federazione liberale. Dopo quelle elezioni, ci sarebbero i tempi giusti per costruire qualcosa di più pesante e di più radicato nei territori.

Questo raggruppamento liberale che lei ha immaginato è da intendersi anche in chiave post berlusconiana, ossia un contenitore in grado di raccogliere parzialmente il patrimonio elettorale di Forza Italia?

C’è un’Italia che oggettivamente si sente stretta tra una sinistra sinistra eccessivamente declamatoria e poco concreta ed una destra sovranista in cui vince Giorgia Meloni. In mezzo a questi schieramenti, c’è lo spazio per una proposta liberale che rappresenti riformisti e moderati

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