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L’Italia nell’Indo-Pacifico tra Cina e partner strategici. Cos’ha detto Silli

Il sottosegretario agli Esteri ha illustrato in commissione la visione “inclusiva” dell’Italia per la regione e gli sforzi intrapresi, che comprendono l’aumento dei diplomatici in Giappone, Australia e Bangladesh. Formentini (Lega): “Bene, ma c’è ancora molto fare”

“L’Italia sta intensificando la presenza nella regione indo-pacifica in considerazione della sua crescente rilevanza geopolitica ed economica”. A spiegarlo, richiamando la strategia dell’Unione europea per la cooperazione nell’Indo-Pacifico, è stato Giorgio Silli, sottosegretario agli Esteri, rispondendo ieri a un’interrogazione a risposta immediata in commissione Esteri presentata da Paolo Formentini. Questi, deputato della Lega e vicepresidente della stessa commissione, chiedeva se, alla luce dei recenti sviluppi internazionali riguardanti in particolare la guerra in Ucraina e le tensioni attorno a Taiwan, “sia stata elaborata, per quanto di competenza, una strategia nazionale riguardante il quadrante dell’Indo-Pacifico”.

LA “VISIONE INCLUSIVA”

La strategia italiana è ispirata da una “visione inclusiva”, sintetizzata nel documento “Il contributo italiano alla Strategia europea per l’Indo-Pacifico” diffuso un anno fa dalla Farnesina. Un test da aggiornare “via via, alla luce delle nuove priorità e opportunità di cooperazione economica e settoriale con gli organismi multilaterali e i Paesi della macro-regione”, ha spiegato Silli.

UN IMPEGNO MAGGIORE

Nella sua risposta, il sottosegretario ha spiegato anche che l’Italia ha elevato i rapporti a partenariato strategico sia con il Giappone (Paese con cui, assieme al Regno Unito, si lavora al progetto del jet di sesta generazione) sia con l’India. Allo stesso livello sono quelli con la Corea del Sud dal 2018. È stato aumentato il personale di carriera diplomatico in Giappone, Australia e Bangladesh. Inoltre, sono previste “ulteriori misure” in vista di Expo Osaka 2025, sono stati istituti nuovi posti per funzionari della promozione economica e commerciale a Manila, Giacarta e Osaka ed è stato aperto un nuovo consolato generale a Bangalore. “Anche il personale a contratto locale è stato aumentato in 7 Paesi, con particolare attenzione a Cina, India e Pakistan”, ha aggiunto. Senza dimenticare il recente dispiegamento nel Pacifico di Nave Morosini.

TRIPODI VERSO L’INDONESIA

Il sottosegretario ha anche annunciato la prossima visita a Giacarta, in Indonesia, di Maria Tripodi, sottosegretaria agli Esteri recentemente volata in Cina per la terza edizione della China International Consumer Products Expo, per il terzo comitato congiunto Italia-Asean e incontri con le autorità locali.

IL RAPPORTO CON LA CINA

“La nostra visione inclusiva dell’Indo-Pacifico ci consente di continuare a coltivare il dialogo anche con la Repubblica popolare cinese che, fosse anche solo per le dimensioni della sua economia e della sua popolazione, rimane un interlocutore imprescindibile” sui temi globali come cambiamento climatico, transizione energetica, contrasto alle pandemia e sicurezza alimentare. Questo, però, “sempre in costante accordo con i nostri partner dell’Unione europea e like-minded, senza mai abdicare alla ferma tutela dei nostri principi e valori“, ha precisato il sottosegretario. Questi sono stati gli obiettivi che hanno ispirato gli incontri con le autorità cinesi, compreso il bilaterale tra Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, e Xi Jinping, leader cinese, a margine del G20 di Bali, in Indonesia a novembre. Nessun indicazione è arrivata dal questione time in merito alla Via della Seta, con il governo Meloni chiamato a decidere entro fine anno sul rinnovo del memorandum d’intesa firmato nel marzo del 2019 dal governo gialloverde e che si rinnova automaticamente dopo cinque anni a meno di una comunicazione di segno opposto da parte di una delle due parti.

LA RISPOSTA DI FORMENTINI

Formentini ha parlato di “uno sforzo” da parte del governo, “che apprezziamo”. Ma c’è “molto da fare” ancora, ha continuato ancora il deputato della maggioranza invitando il governo a elaborare una dottrina per una regione in cui “si giocherà il futuro delle nostre democrazie”.

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