Skip to main content

Riforme istituzionali e sviluppo economico. La lectio del ministro Alberti Casellati

Di Armando de Crescenzo

“Il volto reale del nostro ordinamento è profondamente cambiato. Mettere mano alla riforma dell’ordinamento, rappresenta lo strumento per rafforzare la democrazia, nel dare credibilità al nostro Paese, incentivando lo sviluppo economico dello stesso”. L’intervento di Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, al Cnel raccontato da Armando de Crescenzo, professore associato in Diritto costituzionale

Martedì 18 aprile 2023, presso la sala “parlamentino” del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), si è tenuta la lectio magistralis di Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, con l’introduzione del professore Tiziano Treu, presidente del Cnel, la moderazione di Valerio De Luca, direttore della Spes Carlo Azeglio Ciampi e le conclusioni del prof. Nicola Lupo, Università Luiss.

Come ricordato dal ministro nel corso della lezione, il tema delle riforme istituzionali si è posto in Italia sin dal 1983, con l’istituzione della Commissione Bozzi nel corso della IX Legislatura. Il dibattito sulle riforme si è protratto, tra progetti di revisione costituzionale talvolta falliti (a seguito di referendum costituzionali) talvolta realizzati (quale, da ultimo, la modifica degli artt. 56, 57 e 59 della Costituzione, in materia di riduzione del numero dei parlamentari) e pensati da parlamenti e governi della più diversa ed eterogenea compagine politica.

Si tratta di un processo lungo, che affonda le sue radici in diverse “svolte” della storia della Repubblica, con un importante spartiacque rappresentato dalle inchieste degli anni ’90 del secolo scorso e dal referendum Segni sul sistema elettorale.

Ed ancora, altri e ulteriori fattori riconducibili a prassi, convenzioni, trasformazioni istituzionali, moltiplicazione dei livelli di governo (territoriale, nazionale, europeo).

Le trasformazioni della società, i processi di globalizzazione e la conseguente maggior stratificazione (sociale ed istituzionale) rappresentano, però, dei fattori che hanno portato a ridefinire e a riadattare i procedimenti decisionali, sempre più orientati verso obiettivi di celerità dei procedimenti, certezza giuridica e semplificazione normativa.

Il Parlamento italiano è stato nel primo quarantennio di storia repubblicana arena politica, sede che ha accompagnato il processo di consolidamento democratico in Italia, costituendone il motore istituzionale essenziale, talvolta, però, a discapito della stabilità dei governi (ben 68 in 75 anni circa di storia repubblicana).

 

Il ministro, dunque, nel corso della sua lezione ha affrontato la “sfidante tematica e intenso legame che esiste tra le riforme, la democrazia e lo sviluppo economico, nella consapevolezza che, per migliorare il funzionamento del circuito democratico, è indispensabile rivedere la forma di governo”.

Registrandosi, infatti, secondo il ministro, una fragilità degli esecutivi dovuta all’incapacità di “esprimere nel lungo periodo un indirizzo politico stabile e duraturo, con ripercussioni (nei rapporti tra Stato, cittadini e istituzioni) e conseguenze negative sulle imprese e, dunque, sullo sviluppo economico del Paese”.

Per tali motivi il ministero sarebbe intenzionato ad intraprendere una riforma costituzionale che garantisca, da un lato, la stabilità dell’esecutivo e, dall’altro, restituisca centralità alla sovranità popolare. Una riforma che “consenta all’Italia di passare da una democrazia interloquente ad una democrazia decidente”, che possa guidare il Paese nelle sfide della transizione economica, digitale e verde (in linea con le esigenze richieste dalle dinamiche europee e internazionali) e “possa fornire una risposta ai riti trasformistici delle maggioranze parlamentari ondivaghe”.

Garantire stabilità agli esecutivi rappresenta, per il governo, un obiettivo chiave sia in ottica di una maggiore credibilità del nostro Paese, sia di rafforzamento del sistema democratico.

Inoltre, in stretto collegamento con l’esigenza di modifica della forma di governo, il ministro ha richiamato l’importanza (per aumentare la competitività della nazione) di procedere con il lavoro di semplificazione normativa. Quest’ultima, insieme al miglioramento della qualità della regolazione, costituirebbero “un obiettivo prioritario per garantire la certezza del diritto”, quale condizione necessaria per rafforzare il legame di fiducia tra Stato e cittadini, favorire gli investimenti da parte di imprese italiane e straniere, e portare a compimento gli obiettivi posti dal Pnrr.

Tali ambiziosi obiettivi, richiederà “l’impegno di tutte le competenze organizzative e professionali a disposizione” e presupporrà un’ampia condivisione da più parti.

In tal senso, come ricordato nella sua introduzione, dal prof. Tiziano Treu “il Cnel è l’organismo di rilievo istituzionale che rappresenta tutti i corpi intermedi e la società civile organizzata, con l’idea che la democrazia, nel nostro Paese, non è solo quella rappresentativa ma è arricchita dall’azione dei corpi intermedi, utile non solo per analizzare i problemi economici e sociali, ma anche necessaria per promuovere le riforme necessarie al funzionamento della democrazia stessa”.
Funzionamento della democrazia che può confrontarsi con le dinamiche che discendono dalla partecipazione italiana all’Unione europea, come sottolineato nel corso delle sue conclusioni, dal professore Nicola Lupo.

Tra gli obiettivi della Scuola di Politiche, come aggiunto dal presidente De Luca nel corso dei lavori, vi sarà la prosecuzione delle riflessioni in tema di riforme, in linea con la mission della Scuola: “Formare ed educare le nuove generazioni all’amor di patria”.



Exit mobile version