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Il sirtaki di Giorgia Meloni. L’analisi di D’Anna

Colosseo con vista Partenone. L’exploit elettorale della destra del premier greco Mitsotakis ha acceso più di una lampadina fra i Fratelli d’Italia e dintorni. L’analisi di Gianfranco D’Anna

A Palazzo Chigi studiano il sirtaki. L’uno due elettorale del premier greco Kyriakos Mitsotakis che col quasi 41% di voti si è liberato dei condizionamenti e dei ricatti di alleati ed opposizione e governa da solo ad Atene con una maggioranza assoluta, ha nuovamente fatto balenare la prospettiva, delineata dai sondaggi e confermata dal consenso popolare e politico di Giorgia Meloni, di imprimere un’accelerazione in direzione di una “sintesi di maggioranza e di governo”.

Le numerose analogie politiche fra Fratelli d’Italia e Nea Dimokratia, il partito di Mitsotakis, pur rafforzate dall’eredità politica di Berlusconi riconosciuta a Giorgia Meloni, per il momento si infrangono tuttavia sugli scogli dell’alleanza con la Lega di Matteo Salvini.

I rilevamenti demoscopici e gli indicativi risultati delle regionali in Molise – con l’ennesima perdita di voti della Lega che dall’8,23 del 2018 è scesa al 5,99% del 25 giugno, mentre Forza Italia dal 4,45 è balzata al 18,85% e Fratelli d’Italia dal 9,78 ha raggiunto il 12% – evidenziano l’ulteriore impennata della spinta elettorale di Giorgia Meloni.

Un trend che sulla base dell’evidente feeling fra la premier, papa Francesco, Ursula von der Leyen, il premier inglese Sunak, il primo ministro olandese Rutte, il cancelliere tedesco Scholz, dell’apprezzamento del presidente americano Biden e del reciproco rispetto con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi, conferiscono all’azione di governo un positivo e riconosciuto ruolo euro atlantico e rappresentano una notevole opportunità per un’exploit politica unilaterale.

Dalle nomine dei vertici delle grandi aziende e degli apparati istituzionali, caparbiamente decise dalla premier col criterio dell’interesse nazionale, alle scelte di politica estera, la leadership di Giorgia Meloni ha assunto una dimensione e una potenzialità politica aggregativa molto superiore all’iniziale dimensione di presidente di Fratelli d’Italia e leader del centrodestra vincitore delle politiche del 2022.

Come nelle note crescenti del sirtaki, la possibile svolta che già si scorge sottotraccia a Palazzo Chigi prevede una duplice evoluzione, per così dire, di lotta e di governo. Svolta politica e partitica che, in caso di mancato adeguamento o peggio di improvvisa impennata stile Papeete, potrebbe riservare uno scacco matto a Matteo Salvini.

La scomparsa di Silvio Berlusconi conferisce alla presidente del Consiglio l’opportunità e l’esigenza di ridisegnare la maggioranza di centrodestra, inserendola in un progetto più ampio di aggregazione e fondazione di un partito conservatore democratico, con o senza Salvini.

Dal Mes al ponte sullo stretto, dalla deriva putiniana all’isolamento europeo e soprattutto alla continua emorragia di voti, per l’attuale vice Premier e segretario della Lega si preannuncia un autunno caldo sul duplice fronte del governo e di via Bellerio.

Venuta meno la sponda, e l’alibi, di Berlusconi il ministro delle Infrastrutture si trova stretto fra l’onnipresenza politica della premier che monopolizza il consenso del governo e il timore dei vertici della Lega di essere trascinati per effetto dell’avvitamento del segretario a percentuali ad una cifra, al limite della soglia dello sbarramento elettorale. L’eventuale travaso nelle file leghiste di parlamentari di Forza Italia in dissenso con i nuovi equilibri interni post berlusconiani, non apporterebbe voti ma anzi costituirebbe un aggravio per le candidature nei collegi sicuri. Invece che un orizzonte in vista delle prossime politiche, le europee dell’anno prossimo potrebbero trasformarsi in un banco di prova. Più ampio dell’attuale centrodestra il perimetro dell’ipotetico neo partito conservatore targato Meloni potrebbe comprendere, oltre a Forza Italia e ad eventuali esponenti della Lega, i gruppo di Noi Moderati di Lupi, Toti e Brugnaro e esponenti indipendenti dei gruppi misti di Camera e Senato.

Non è escluso che prossimi mesi, l’esito del confronto interno della Lega e le eventuali scelte di Matteo Salvini potrebbero determinare una verifica di governo e la formazione di un nuovo esecutivo presieduto da Giorgia Meloni con una maggioranza di centrodestra probabilmente allargata ad Azione. Sull’onda degli equilibri internazionali, la situazione politica è in rapida evoluzione.

Se Atene prende il volo, a Roma questa volta sono decisi a sfatare la cattiva fama dei leader e dei governi che arrivano dalla direzione giusta e vanno nella direzione sbagliata. Colosseo con vista Partenone, insomma.

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