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La partita spaziale europea (e italiana) secondo Cristoforetti e Federici

Il nostro Paese è pronto a giocare un ruolo da protagonista della ridefinizione delle ambizioni europee nel campo dell’esplorazione spaziale? Hanno risposto, in occasione dell’intervista doppia promossa da Formiche, l’astronauta Cristoforetti e il generale Federici

In un momento storico che vede l’Europa spaziale al bivio tra il proseguire su un sentiero già tracciato e il puntare più in alto, anche l’Italia può giocare un ruolo rilevante. Di fronte al proliferare di opportunità e allo sviluppo sempre più rapido dei servizi e delle infrastrutture in orbita, crescono anche le minacce, anche per via di uno sviluppo tecnologico che procede a ritmi velocissimi. Ne abbiamo parlato con il consigliere militare del presidente del Consiglio e segretario del Comitato Interministeriale per le politiche relative allo spazio e all’aerospazio (Comint), generale Franco Federici, e l’astronauta dell’Agenzia spaziale europea (Esa) Samantha Cristoforetti, nel corso del talk promosso da Formiche “La partita spaziale. Una roadmap per l’Italia e l’Europa”.

[Rivedi qui il video dell’intervista doppia]

Le ambizioni europee e il ruolo dell’Italia

Alla luce di una corsa allo spazio che procede alla velocità della luce, è il momento per l’Europa di ridefinire le proprie ambizioni in orbita, soprattutto nell’ambito dell’esplorazione, per rimanere nella serie A delle superpotenze spaziali. “Storicamente in Europa abbiamo fatto cose assolutamente importanti e l’Italia in questo ha sempre avuto un ruolo di primo piano, però per le capacità più critiche di trasporto di essere umani nello spazio e poi di ritorno a Terra, ci siamo sempre affidati ad altri partner”, ha infatti spiegato Cristoforetti. Nel frattempo, altri Paesi, oltre agli storici Usa e Russia, cercano una postura sempre più ambiziosa nel settore. Tra questi, la Cina che “nell’arco di vent’anni ha dimostrato di saper fare in orbita bassa ciò che era già stato fatto da americani e russi in passato”, come ha ricordato ancora Cristoforetti, e l’India “che sta sperimentando una sua capacità di volo abitato”. Dato “il trend di sviluppo velocissimo di Paesi che stanno implementando in maniera significativa soluzioni per un accesso umano allo spazio”, per Federici, “è ragionevole che l’Europa si possa porre l’obiettivo di crescere”, e con lei anche il nostro Paese. “L’Italia può infatti giocare un ruolo di primo piano anche grazie alla verticalità della sua filiera industriale”, ha assicurato ancora il segretario del Comint.

La crescente commercializzazione dell’orbita

La crescita della competizione internazionale e della Space economy, è dovuta anche all’ingresso dei privati e alla rapida commercializzazione dell’orbita bassa. Di fronte a uno scenario che vede il mercato spaziale sempre più aggressivo, con industrie che fanno di tutto per ritagliarsi un proprio spazio, l’Europa non può rimanere indietro. Soprattutto in previsione del sempre più prossimo pensionamento della Stazione spaziale internazionale, che aprirà la strada alla privatizzazione dell’orbita bassa, con la nascita di nuovi avamposti commerciali, soprattutto di aziende statunitensi. Qui, per Astrosamantha, le strade per l’Europa sono due: “O paghiamo il biglietto per poter utilizzare queste infrastrutture, o sviluppiamo competenze di accesso allo spazio, di trasporto cargo e di esseri umani”. Così da inserirci nella catena logistica di queste infrastrutture, facendo “crescere le nostre industrie e aumentando le nostre competenze tecnologiche e in generale la competitività della nostra industria”, ha poi proseguito l’astronauta Cristoforetti.

Il ruolo del Comint

Il Comint, istituito con la legge 7 del 2018, è una delle strutture che supportano la presidenza del Consiglio nell’esercizio delle funzioni di alta direzione, responsabilità politica generale e coordinamento delle politiche dei ministeri relative ai programmi spaziali e aerospaziali. Nel dettaglio, come raccontato dal generale Federici, le sfide per il Comitato nel prossimo futuro sono molte, ma ve ne sono due di particolare rilevanza: “da un lato, affrontare in maniera pragmatica il problema della governance, affinando alcuni aspetti per rendere l’Italia capace di confrontarsi con altri Paesi che vedono nello spazio una sfida strategica per il futuro, e dall’altro realizzare una legge spaziale, che possa fornire un quadro giuridico sulla base del quale le nostre aziende potranno muoversi con maggiore facilità e sicurezza”. Il Comint armonizza infatti le risorse che il governo assegna al settore per programmi nazionali, incluso il Pnrr, e per programmi internazionali, attraverso l’Esa. E, come ha rilevato il consigliere, “ha il merito di evidenziare la necessità di combinare l’aspetto commerciale dello spazio con quello sicuritario. È una presa di coscienza che il Comint ha fatto ed è importante evidenziare che ciò che noi mandiamo nello spazio ha bisogno di una protezione e che ne sia garantita la resilienza e quindi è legato al concetto più ampio di sicurezza nazionale”.

L’ormai sottile confine tra civile e militare

La netta linea di demarcazione che una volta separava chiaramente nello spazio la dimensione militare da quella civile, si fa sempre più sottile e sfumata. E vediamo il comparto militare affidarsi sempre più a strutture di privati per ricevere servizi. Tuttavia, come precisato dal generale Federici, “come è vero che le Forze armate fanno riferimento a servizi generati e offerti da privati, è altrettanto vero che le infrastrutture civili possono essere usate per fini militari”. In tale quadro, “il repentino sviluppo della Space economy non può non tenere conto degli aspetti di Difesa e sicurezza”, ha proseguito il segretario del Comint, e lo dimostra anche una recente direttiva rilasciata dall’Ue sulle critical entities, che ha indicato proprio lo spazio tra i settori da proteggere per garantirne la resilienza.

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