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Terni Digital Week, sfide etiche e sociali per una robotica inclusiva

Si è tenuto la scorsa domenica, nella sala conferenze della biblioteca comunale, un incontro nell’ambito della Terni Digital Week 2023, il principale festival dell’innovazione del Centro Italia ideato da Edoardo Desiderio. Questo evento ha offerto un palcoscenico per discutere del ruolo della robotica nelle attività sociali

Domenica pomeriggio Spot, il cane robot della statunitense Boston Dynamics, ha passeggiato per le strade del centro della città di Terni suscitando stupore e curiosità. I passanti, affascinati da questo docile animale robotico, non hanno resistito alla tentazione di fermarsi per scattare selfie e registrare video.

Ma questo non era che l’antipasto di un evento ancora più grande. Nella sala conferenze della biblioteca comunale, moderato dal professore Alessandro Gaudino dell’Università degli Studi di Perugia e da Ermes Maiolica, presidente del Dipartimento europeo tutela androidi (Deta), si è svolto un incontro nell’ambito della Terni Digital Week 2023, il principale festival dell’innovazione del Centro Italia ideato da Edoardo Desiderio.

Questo evento ha offerto un palcoscenico per discutere del ruolo della robotica nelle attività sociali.

Antonio Sgorbissa, professore associato di Robotica responsabile del Rice (Robotics and Intelligent systems for Citizens and Environment) Dibris – Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei sistemi, dell’Università degli Studi di Genova, è uno dei relatori della conferenza ed è il “padrone” del cane robotico, che l’Università di Genova sta addestrando nell’ambito di un progetto finalizzato alla ricerca delle persone in scenari critici.

“Il nostro obiettivo è quello di rendere intelligente e autonomo il robot – spiega Sgorbissa – renderlo cioè capace di capire il suo compito in base al contesto in cui si trova e in grado di muoversi da solo per esplorare un ambiente che non conosce. Lo vorremo usare in modo che possa avere un impatto positivo sulla società, ad esempio possa essere impiegato per andare a cercare persone coinvolte in gravi disastri ambientali come i terremoti”.

Sgorbissa ha inoltre presentato i suoi progetti di ricerca relativi ai robot umanoidi che riescono ad adeguare il proprio comportamento in base alla cultura, all’età e ai gusti delle persone che hanno di fronte, così da “poter aiutare per esempio le persone con demenza a rimanere indipendenti più a lungo, a prevenire incidenti domestici e a facilitare l’impegno di cura dei loro caregiver”.

Il secondo ospite dell’incontro è stato Sebastian Vadalà, Founder di Genius Robotics, azienda specializzata nella robotica e nell’intelligenza artificiale di servizio per settori del commercio, dell’istruzione e museale. L’imprenditore ha presentato alcune esperienze effettuate con i robot di telepresenza che sono stati utilizzati per permettere ai bambini impossibilitati a muoversi dalla propria abitazione, di vivere esperienze di inclusione potendosi recare con il loro avatar robotico presso musei o a bordo campo durante una partita di calcio. Sono robot, aggiunge Vadalà, che possono essere manovrati anche con un joystick labiale o un puntatore visivo quando il loro “pilota” non ha la possibilità di utilizzare le proprie mani.

Silvia Rossi, professoressa associata di Informatica e co-responsabile del laboratorio PRISCA (Intelligent Robotics and Advanced Cognitive System Projects), ha invece presentato i suoi progetti incentrati su come ottenere da parte dei robot informazioni significative dall’osservazione del partner umano e dell’ambiente circostante e di conseguenza, su come adattare e modellare il comportamento al fine di supportare le persone, in particolare nel cambiamento verso comportamenti corretti dello stile di vita. “Il robot può avere uno stile di comportamento diverso per ogni singolo utente, personalizzato sulla singola persona che ha di fronte al fine di migliorare l’interazione”.

Il ternano Davide Scaramuzza, professore di Robotica e Percezione all’Università di Zurigo, dove dirige il Robotics and Perception Group, ha invece illustrato le sue ricerche che si trovano all’intersezione tra robotica, visione artificiale e apprendimento automatico.

Scaramuzza si occupa principalmente di progettare droni autonomi e velocissimi che possono volare senza essere pilotati dagli umani e che riescono a farlo anche senza GPS, in grado cioè di orientarsi anche in ambienti chiusi. “Nei nostri laboratori dell’università di Zurigo stiamo cercando di costruire un’intelligenza artificiale in grado di pilotare i droni meglio di un pilota umano esperto. Tutto questo è possibile perché le macchine ora riescono a vedere il mondo”, dice Scaramuzza.

“I droni, con le loro telecamere e i loro algoritmi di intelligenza artificiale, riescono a processare informazioni ad una velocità inimmaginabile per il cervello umano, anche se gli umani sono in grado di prendere decisioni in situazioni difficili ed impreviste, processo che l’intelligenza artificiale non è in grado ancora di fare. Con il risultato di sette anni di ricerca nei nostri laboratori, abbiamo costruito un piccolo drone, estremamente veloce, che grazie a reti neurali riesce a fare manovre che fino a qualche anno fa erano impensabili. Il fine è di avere dei droni veloci, versatili e robusti e per le azioni di salvataggio, per l’ispezione dei ponti, il monitoraggio delle foreste, utilizzabili nell’agricoltura sostenibile, come veicoli arei personali e anche per l’esplorazione nello spazio”.

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