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Packaging e filiera agroalimentare Made in Italy. L’Italia alla prova delle nuove norme Ue

Di Luca Pellegrini

Lo scorso 22 novembre il Parlamento europeo ha votato sulla bozza di regolamento che dovrà disciplinare gli imballaggi (e i loro rifiuti), ma la strada sembra essere ancora lunga, e lunedì 18 dicembre ci sarà un Consiglio europeo cruciale. Il tema è stato al centro del dibattito “Il ruolo del packaging nella filiera agroalimentare Made in Italy – L’Italia alla prova della legislazione Ue”, promosso da Formiche in collaborazione con Tetra Pak. Ecco chi c’era e cosa si è detto

Sostenibilità economica, sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale. Tre pilastri che sono al centro di un dibattito molto acceso in questi giorni in Unione europea, legato all’uso più responsabile dei materiali da imballaggio. Lo scorso 22 novembre, il Parlamento Europeo ha votato sulla bozza di regolamento che dovrebbe contenere le nuove norme sull’utilizzo di contenitori di qualsiasi materiale, ma la strada sembra essere ancora lunga. Lunedì 18 dicembre ci sarà un voto cruciale al Consiglio europeo, in vista del quale l’Italia ha riunito 12-13 Paesi membri intorno a un non-paper che spinge su un approccio razionale ed equilibrato, in particolare sulla spinosa questione del riuso, affinché non vengano cancellati due decenni di innovazione e investimenti nel riciclo e nell’economia circolare.

L’argomento è stato al centro del dibattito “Il ruolo del packaging nella filiera agroalimentare Made in Italy – L’Italia alla prova della legislazione Ue”, promosso da Formiche.net in collaborazione con Tetra Pak, svoltosi presso gli studi Cattaneo Zanetto Pomposo e Co. a Roma.

Sul tavolo del confronto, moderato dal direttore di Formiche Giorgio Rutelli, molteplici questioni e prospettive. Ad aprire l’incontro Paolo Maggi, presidente e amministratore delegato Sud Europa di Tetra Pak, che ha posto l’accento sulla necessità di tenere conto anche delle esigenze delle industrie del settore. “Noi come Tetra Pak abbiamo sempre avuto attenzione particolare alle questioni ambientali – spiega nel corso del suo intervento –. Sicuramente il 2023 è stato un anno impegnativo, ma ci aspettano sfide ancor più importanti in vista del 2030 e del 2050”. Non solo tutela ambientale, ma anche una riduzione dello spreco del cibo. “L’auspicio è che le decisioni che verranno prese terranno conto dell’impatto sulla filiera – aggiunge Maggi a margine – Sono stati fatti investimenti importanti negli ultimi decenni, nell’ordine di centinaia di milioni. Va detto che l’Italia sul riciclo è all’avanguardia in Europa e anche questo è un aspetto di cui tener conto in vista dei prossimi provvedimenti. Serve competenza tecnica per non fare dei passi indietro”.

Il dibattito europeo è aperto, con molti nodi da sciogliere, specialmente sul tema del riutilizzo, come evidenziato da Pietro Fiocchi, componente della Commissione Envi al Parlamento europeo. “Questa sfida non è politica, ma tra stati membri – spiega – In Italia c’è bisogno di compattezza perché alcune regole rischiano di uccidere la filiera italiana, l’economia e i posti di lavoro. Ad esempio è importante supportare la posizione dell’Italia sulle dimensioni massime dei pacchetti di cibo”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Salvatore De Meo, presidente della Commissione Afco dell’Europarlamento, che ha voluto porre l’accento sul lavoro svolto dalla plenaria per il miglioramento della bozza del Regolamento Imballaggi. “Il provvedimento varato dalla Commissione rischiava di mettere a rischio la credibilità dell’Europa – spiega – Il lavoro dell’assemblea ha permesso di raggiungere molti risultati, tuttavia restano ancora delle preoccupazioni che questo lavoro possa non esser considerato. Credo che sia fondamentale che le strade del riutilizzo e del riciclo camminino parallelamente”.

Talvolta il dibattito sull’ambiente in Europa è stato accompagnato dall’appellativo, in chiave negativa, di “ideologismo”. Anche nel dibattito sul packaging è uscito questo elemento, per quanto le scelte del Parlamento sembrano aver soddisfatto la maggioranza delle forze politiche. “Le decisioni dell’Europa sono su base scientifica, non ideologica. Poi è la politica che ha il dovere di valutare la sostenibilità sociale delle decisioni – afferma Patty L’Abbate, esponente del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati. Nonostante la posizione di alcuni suoi collegi nei 5 Stelle, la deputata è netta nell’esigenza di contemperare sostenibilità economica e sociale con quella ambientale: “Bisogna tutelare quel che si ha in casa, e allo stesso tempo perseguire l’innovazione”. Ovvero: la normativa a tutela dell’ambiente non può incidere in modo troppo negativo su posti di lavoro e investimenti.

La chiave, per l’Italia, può essere lo sfruttamento delle competenze acquisite nel corso degli anni. “Per una volta, l’Italia parte in una posizione di vantaggio – spiega Vinicio Peluffo, deputato del Partito Democratico e componente della Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo –. Tuttavia il consenso a livello europeo va costruito. Battere i pugni sul tavolo non porta mai a un risultato. Il lavoro fatto è stato importante, ci sono le basi solide per affrontare l’ultimo miglio”. Vantaggio che, secondo Andrea Barabotti, deputato della Lega e componente della Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo, deve essere accompagnato dal dialogo: “Per avviare il Paese e l’Europa verso una transizione ecologica sostenibile è necessario l’ascolto – spiega – Sentire chi possiede il know how per governare i processi e chi, nel nostro paese, ha implementato un sistema di riciclo all’avanguardia in Europa e nel mondo”.

Un lavoro che, di conseguenza, è fondamentale svolgere assieme alle industrie. “Non dimentichiamo mai la sostenibilità economica”, questo l’appello lanciato da Massimo Forino, direttore generale di Assolatte. “Non dimentichiamoci che si esce da un periodo molto duro, con il Covid e l’inflazione. Allo stesso tempo i percorsi fatti hanno portato a uno sviluppo eccezionale negli ultimi anni e sono certo che si continuerà su questa strada”. Un auspicio che porta anche Massimo Medugno, direttore generale di Assocarta – Federazione Carta e Grafica, dopo qualche difficoltà iniziale. “La Commissione Europea non ci ha mai ascoltato, prendendo delle posizioni ideologiche – spiega – Però il Parlamento ha svolto un lavoro di ascolto e questo ci ha permesso di migliorare il testo per perseguire quegli obiettivi di economia circolare, sui quali si sta lavorando da anni sia in Italia che in Europa”.

Dall’Europa all’Italia. Il lavoro in corso in queste settimane a Bruxelles, dovrà poi trovare applicazione sul territorio nazionale. Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è già al lavoro per studiare i regolamenti e valutare le varie implicazioni. “Ci siamo attivati con imprese, associazioni a istituzioni con un dialogo su scala nazionale ed europeo – racconta Laura D’Aprile, capo dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi del Mase – Ci sono delle criticità, anche delle difficoltà di analisi, e sta emergendo un testo legislativo che rappresenta un unicum, la discussione è ancora in corso”.

La strada per una svolta ambientale si sta definendo. Mentre in Europa è in corso il rush finale di questa legislatura, si delineano scenari che rappresentano sfide importanti per il Made in Italy. Ma non è ancora scritto nella pietra che il Regolamento Imballaggi veda la luce prima del prossimo giugno.

 

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