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La Confessione di Sergej Paradžanov. L’incipit tradotto da Ciccotti

Di Sergej Paradžanov

Formiche.net presenta l’incipit della sceneggiatura “La Confessione” (1969) di Sergej Paradžanov nel centenario della sua nascita, bocciata per anni dalle autorità sovietiche, poi autorizzata nel 1990, ma non terminata dal regista per sopravvenuta morte. Ecco la traduzione inedita di Eusebio Ciccotti

Nel 1966, dopo venti anni di assenza, sono ritornato a Tiblisi, là dove sono nato nel 1924.
Le montagne non sono cresciute… si sono fermate…
Sono andato al cimitero di Staro-Veriiski, alla ricerca delle bare di cui avevo visto la nascita.
Questo cimitero è ormai chiuso. È stato trasformato in un parco di cultura e tempo libero.
La Confessione è la sceneggiatura di un film che racconta una catena di ricordi risvegliati nella mia memoria grazie alle porte chiuse del cimitero…

***

Vendita all’asta a Tiblisi!
L’ultima vendita all’asta!
Me la figuro così.
Un deposito di metallo. Ninfee arrugginite di ghisa colata. Le sirene guardano di profilo, arrugginite.
Le arrugginite sirene parlano nel canneto con le arrugginite ninfee.
Gli stipiti che le sostengono alla base, l’illusione di un corso d’acqua, sono arrugginiti. Sul fondo, pezzi di vetri smerigliati blu e rosa, formano dei buchi bianchi. I frantumi dei bicchieri caduti da tempo sulla fredda scacchiera del suolo brillano come fini cristalli.
Penombra, silenzio.
L’ultima asta, sotto una corrente d’aria ammuffita, tra le malinconiche sirene.
L’ultima asta!
L’ultima speranza del protagonista del film.
Di questo protagonista che cerca la verità.
Che cerca la verità all’interno di una vendita all’asta?
Due personaggi nella sala vuota: il protagonista del film, l’Uomo, e il banditore.
Il banditore, con la testa somigliante a un teschio, mette in vendita la mercanzia.
Una macchina da cucire Singer, manuale, con una bobina rotonda.
Un colpo di martello. Venduta!
Un velo di sposa in tulle bianco, con una corona di fiori di cera…Il velo della “fidanzata di Dio”.
Un collo di martello. Venduto.
[…]
Una tela bianca in una cornice dorata e una giovane infermiere con il camice bianco, dai seni di alabastro nudi.
La tela bianca è firmata dall’artista Bajebeouk-Melikian.
Venduti.
Un rarissimo, prontuario di pronuncia francese!
Apparteneva a Mme Germain, ottantenne. Ancora in vita. Ella cerca un acquirente per il suo prontuario di pronuncia francese. Piuttosto caro il prontuario di Mme Germain!
Venduto.
Un cavallo dorato, bello come se fosse saltato fuori da un dipinto di Botticelli. Ma più vero. Faceva parte del tappeto di Svetlana Cherbatiouk, la beniamina dell’Uomo. L’Uomo l’ha trovata nella sua bocca dieci anni prima del divorzio.
Venduto.
Un piano a coda. Viennese. “Hermann Mauer”. Accordato a Vienna!
Un colpo di martello.
Silenzio… Silenzio…
Un colpo di martello sul piano. Cade a terra una polvere gialla.
L’Uomo realizza: il legno è tarlato!
L’Uomo non prende il piano.
Certamene non acquisterà un piano tarlato!
Un colpo di martello sul piano. Ancora un colpo. Il piano viene ritirato dall’asta.
Gli ultimi vetri caduti dal soffitto, tra le canne e le ninfee, vengono tolti. Il piano a coda “Hermann Mauer” si è decomposto e la cornice si è messa in piedi. Il ventre del piano a coda è in posizione verticale da sembrare una arpa.
Un cimitero di arpe! Le arpe al cimitero, pensa l’Uomo.
Preso –venduto… Tutto è venduto!
Il banditore toglie quasi di nascosto il cartello “Ultima asta”, infila il martello sotto la redingote, si aggiusta il nodo del papillon, nell’oscurità luccica il suo cranio calvo.
La sirena rivolta su un lato cade dal soffitto con un grido di ghisa.
Il banditore torna indietro e notiamo le sue orbite vuote.
Il felice proprietario di oggetti e d’anime, il protagonista del film l’Uomo che cerca la verità, osserva, meravigliato, lo strano posto.
[…]
Da Sergej Paradjanov, Sept visions, Seuil, Paris, 1992 (trad. di Eusebio Ciccotti, che ha ricordato l’autore sempre su queste pagine nei giorni scorsi)



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