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Sorpasso indiano sulla Cina. Così Nuova Delhi punta sulla Borsa

Dopo aver incassato prospettive di crescita decisamente più esaltanti del suo vicino, ora il Paese guidato da Narendra Modi si prepara a fare il pieno di quotazioni, sostenuto anche da Wall Street. E la Cina non può che fare mea culpa

Da sempre metro di misura della capacità di un Paese di attrarre capitali e investimenti, la quotazione in Borsa è una leva che la Cina sembra aver smarrito per strada, ormai dentro le sabbie mobili della corruzione, di una crescita anemica e di un settore immobiliare in lenta ma progressiva disgregazione. A cui si aggiungono gli scandali e i tintinnii di manette che arrivano da Pechino, come dimostra l’ultimo, eclatante, caso legato a Evergrande.

Tutto questo ha spostato il baricentro delle Ipo in Asia, sull’India. Che, per la prima volta nella sua storia, supererà la Cina, rimanendo seconda solo agli Stati Uniti, dove sono previste circa 153 quotazioni. Uno spostamento di asse che ha riguardato anche Wall Street e le sue aziende, le quali hanno deciso nel 2024 di puntare forte sulle piazze finanziarie indiane. Le grandi banche d’affari americane, che da sempre curano e pilotano le Ipo, stanno infatti spingendo le aziende statunitensi a sbarcare sulle borse del Paese degli elefanti, a discapito di quelle cinesi.

E questo, sottolinea il Wall Street Journal, per un motivo molto semplice: la prospettiva di crescita di Nuova Delhi è decisamente più robusta e promettente di quella cinese. Basti pensare che lo scorso anno, le banche di investimento a stelle e strisce hanno guadagnato quasi 744 milioni di dollari da operazioni sui mercati azionari, che hanno coinvolto società cinesi: si tratta del livello più basso da dieci anni a questa parte. E non è certo un caso che molti investitori stranieri si siano tenuti alla larga da azioni e obbligazioni societarie cinesi, proprio a causa delle normative più severe del Paese, del rallentamento economico e immobiliare e delle stesse tensioni con gli Stati Uniti.

Le stesse Borse cinesi ne hanno risentito in termini di fiducia trasmessa all’esterno. Più del 75% dei capitali stranieri affluiti negli anni nel mercato azionario cinese, nei primi sette mesi del 2023 ha fatto i bagagli. Questo vuol dire che gli investitori globali hanno ritirato dalla Cina oltre 25 miliardi di dollari in una manciata di mesi. Una fuoriuscita di investimenti che ha contribuito a una performance deludente dell’indice azionario di riferimento per il Paese: il Csi 300 da inizio 2023 a oggi risulta in rosso del 7,9%, mentre l’indice Hang Seng di Hong Kong ha mostrato un calo del 12%.

E anche oltre i confini le cose non sono andate meglio, sintomo di una sfiducia ormai conclamata. Sempre lo scorso anno le Ipo cinesi al di fuori del Dragone hanno raccolto solo 8,8 miliardi di dollari, in calo del 46% rispetto all’anno precedente e molto ben lontani dai 54,5 miliardi di dollari totalizzati nel 2021. Ed ecco così spiegato il sorpasso indiano. I singoli investitori sono incoraggiati dalla forte economia del Paese guidato da Narendra Modi, stimolando l’ondata di nuove quotazioni. Nel 2023 sono state emesse nuove azioni in India raggiungendo il valore più alto degli ultimi dieci anni.

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