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Il nuovo governo europeo? Non più con sole 3 gambe. Mauro (Ppe) spiega chi ci sarà

L’ex ministro della difesa presente al congresso di Bucarest con Base popolare assieme a De Mita, Quagliariello e Spacca: “Non riesco a immaginare uno scenario diverso da quello che coinvolga socialisti, liberali, popolari e anche se non tutta Ecr almeno una parte. La difficoltà della sinistra europea a rendere ragione delle sfide e a trovare risposte credibili è una difficoltà che si manifesta ormai da diverso tempo”

I popolari hanno un manifesto programmatico, mentre i socialisti solo ideologia: da questo assunto del numero uno del Ppe, Manfred Weber, ha preso spunto il congresso dei popolari europei a Bucarest che, oltre a investire Ursula Von der Leyen del ruolo di candidata a presidente della Commissione Europea, ha presentato un folto manifesto valoriale sul quale costruire alleanze e strategie. Formiche.net ha raggiunto al telefono in Romania l’ex ministro della difesa Mario Mauro, presente al congresso del Ppe assieme ad una delegazione di Base Popolare, composta da Giuseppe De Mita, Gaetano Quagliariello, Gianmarco Spacca.

Qualcuno sta parlando di “virata a destra dei popolari”, perché all’interno del manifesto ci sono dei segnali di un riposizionamento su alcuni temi: è così?

Posso capire la libertà di opinione e la volontà di interpretare, senza condizionamenti, quanto accade prima delle elezioni europee, però faccio notare alcune questioni che mi vengono in mente in ordine sparso. La prima: la delegazione popolare francese guidata da Ciotti ha votato contro la Von der Leyen, perché considerata una creatura di Macron che ha fatto scivolare il Partito popolare troppo a sinistra. Sono dichiarazioni letterali, non sono interpretazioni mie. Allora qualcuno mi deve dire dov’è la verità, cioè se i giornali italiani ritengono che il Ppe vada a destra e i popolari francesi ritengono che stia scivolando troppo a sinistra, forse il partito sta mantenendo la barra dritta al centro e questo evidentemente si presta a tutte le interpretazioni possibili. Ma non è tutto.

Ovvero?

Un altro dibattito è stato aperto nei giorni scorsi, credo dall’Huffington Post, provando a leggere in chiave polemica le parole spese dal Partito Popolare nel suo manifesto sul tema immigrazione e volendo attribuire al Partito Popolare europeo la volontà di ripetere schemi cari alla destra. Mi limito sommessamente a citare la pagina sette del manifesto dei socialisti europei che sul tema immigrazione dicono testualmente we will pay against traffic and smuggling. We will fight. La parola fight, combattere in lingua inglese, indica non un combattimento di principi, ma un combattimento attribuibile solo ad organi di polizia o di iniziativa militare. Nello stesso manifesto dei socialisti si legge della volontà e della determinazione di voler, diciamo, definire il controllo dei confini esterni dell’Unione Europea. Tutti temi annunciati ed esaltati nel Congresso dei Socialisti a Roma. Io non ho visto nessun editoriale nei giorni scorsi che spiegasse come il Pse stesse andando a destra e qualcuno forse lo deve spiegare a me.

Qualcuno sta speculando?

Io sono membro del Ppe da molti anni e come ministro della Difesa ho promosso un’operazione che si chiamava Mare Nostrum, accusata ora di essere eccessivamente buona nei confronti degli immigrati e delle Ong eccetera: mi limito sommessamente a ricordare che quella operazione venne cancellata dal governo successivo a quello Letta. Il primo ministro che la cancellò per le ragioni che ho detto, era allora il segretario del Pd. Si chiama Matteo Renzi e oggi credo che nello stesso Manifesto di Renew ci siano parole molto più dure sul tema dell’immigrazione illegale di quelle espresse nel manifesto del Partito Popolare europeo. Quindi evidentemente c’è un principio di relatività o di doppiopesismo quando si fa politica che necessita di essere interpretato di volta in volta.

Oggi i Paesi a guida socialista sono solo tre, Spagna, Germania e Portogallo: cosa significa in ottica europee?

Intanto io penso che il Portogallo rimarrà socialista ancora per poche ore perché già da domenica prossima potremmo avere uno scenario diverso. Ne approfitto per fare gli auguri appunto al Partito Popolare del Portogallo che peraltro a quella latitudine si chiama Partito socialdemocratico. La difficoltà della sinistra europea a rendere ragione delle sfide e a trovare risposte credibili è una difficoltà che si manifesta ormai da diverso tempo e ha costituito la base per la narrativa populista e cioè il tema che peraltro ha toccato anche la sinistra statunitense: il confronto tra le élite e le masse, tra il Pd che è il partito della Ztl in Italia accanto al’incapacità dei socialisti francesi di risolvere l’annoso problema delle banlieue e con la conseguente sparizione in termini elettorali di quel partito. Tutto questo ha gravemente compromesso la credibilità delle sinistre che peraltro non hanno in questo momento leaders particolarmente brillanti. Il solo Sànchez ha manifestato qualità di combattente, ma appare comunque un uomo più determinato dalla volontà di rimanere comunque al potere che non piuttosto uno che voglia dare forma agli ideali di matrice socialista. Tale difficoltà secondo me permarrà anche nel momento delle elezioni europee e non sarà il segnale di una débacle ma di una riduzione che, a mio modo di vedere, obbligherà i socialisti europei a fare i conti col tema prima trascurato e poi coperto con cura: ovvero se inglobare il Movimento cinque Stelle nel gruppo socialista all’inizio della prossima legislatura per tornare ad avere numeri competitivi.

Perché von der Leyen e la migliore Spitzenkandidaten possibile secondo voi?

Bisogna essere realistici. La politica da sempre esprime un principio molto semplice, cioè che si fa come in cucina: il minestrone con le verdure che si trovano. Ora, la verità è che per fare il governo delle cose europee alla fine del voto nella prossima legislatura bisogna appoggiarsi non più su tre gambe: non riesco a immaginare uno scenario diverso da quello che coinvolga socialisti, liberali, popolari e anche se non tutta Ecr almeno una parte. Potrebbe apparire uno scenario inimmaginabile se non fosse che è già successo. Quindi, in un modo o nell’altro, ma credo l’abbia già fatto capire il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella conferenza di fine d’anno, ci sarà un sì da parte della larga maggioranza delle forze presenti nel governo italiano alla Von der Leyen e tutto il resto mi sembra veramente un racconto fatto per i più creduloni.

Come procede il dialogo con i conservatori di Giorgia Meloni?

Questo è un finto tema, il cuore della questione a me sembra un altro: i conservatori sono contro l’Unione europea o contro l’Europa unita? No. Chi lo dice? Loro, lo hanno detto e l’hanno ripetuto e sempre hanno precisato di voler cambiare l’Europa modificando quegli aspetti che la rendono difettosa nella procedura di costruzione del processo democratico. E direi che queste ambizioni sono esattamente condivise magari anche da popolari, socialisti e liberali. Attenzione, non siamo dinanzi ad un periodo ordinario: fuori dai nostri confini c’è la guerra. Se l’Europa non si unisce anche sotto la forma delle famiglie politiche, come potremo garantire il destino di una generazione? La mancanza di consapevolezza può essere il più grande nemico dell’Europa. Per carità di Dio, non sprechiamo il tempo in questa campagna elettorale a parlare di bazzecole, perché viene la guerra. Il mondo cambia e se qualcosa si modificherà in negativo nella tradizionale relazione di amicizia con il nostro partner di sempre, dal dopoguerra a oggi, gli Stati Uniti d’America, veramente avremo ragione di che preoccuparci.

Infine il caso Beleris, dopo la spaccatura diplomatica tra Albania e Grecia: il sindaco eletto di etnia greca della città albanese di Himara è stato condannato a due anni di prigione per compravendita di voti. Lei ha preso una posizione ufficiale a favore del sindaco.

Non dobbiamo dimenticare che giustamente intratteniamo rapporti con le altre nazioni con lo scopo di tutelare i nostri interessi nazionali ma questo avviene all’interno di un corpus iuris iuris che rende possibile relazioni di qualità: cioè difendiamo tutti lo stato di diritto. E la vicenda albanese si inscrive esattamente dentro questa condizione, ovvero il rispetto delle minoranze che nel nostro Paese è stato preservato con tanta cura anche dai padri costituenti all’indomani della seconda guerra mondiale. È una chiave di volta perché la vita nei Balcani segua un corso regolare e non si venga inghiottiti nel vortice degli scontri di tipo etnico. In questo senso l’attenzione che Base Popolare ha voluto dare alla proposta di risoluzione del partito greco di Nea Dimokratia non esprime la volontà di fare il tifo per la Grecia contro l’Albania: in questo senso i partiti italiani sono insospettabili proprio per quanto si sono spesi tutti da una parte, dall’altra per il processo di adesione del dell’Albania all’Unione Europea, bensì esprime la volontà di fare il tifo per tutti gli albanesi, anche quelli della minoranza linguistica greca.

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