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Così a Mosca resta solo una banca per farsi pagare dal Dragone

​Con il grosso delle banche cinesi terrorizzate dal rimanere invischiate nelle sanzioni dell’Occidente, solo la filiale della russa Vtb può garantire le transazioni per la vendita di petrolio. Ma non prima di sei mesi

Un ingorgo in piena regola. Solo che invece di auto, si tratta di transazioni. Succede anche questo ai tempi del grande freddo finanziario tra Russia e Cina. E non solo. L’alleanza tra Pechino e Mosca, non è certo un mistero, almeno sul terreno del sostegno economico fa acqua da tutte le parti. Lo dimostra il fatto che il Cremlino abbia serie difficoltà a farsi pagare le forniture di petrolio dal Dragone, per effetto della paura di quest’ultimo di rimanere invischiato nella rete di sanzioni che prevedono di colpire tutte quelle istituzioni finanziarie che intrattengono affari con la Russia.

C’è però una via sicura per garantirsi il pagamento delle fatture dalla Cina ed è Vtb, la principale banca privata della Federazione e una delle pochissime ad avere una filiale operativa nella Repubblica popolare. Le compagnie russe, terrorizzate dal vendere greggio senza essere pagate nei tempi prestabiliti, proprio a causa della titubanza delle banche cinesi che gestiscono le transazioni a mantenere un canale con la Russia, si stanno piano piano concentrando su Vtb affinché gestisca essa stessa tutti i pagamenti tra Cina ed ex Urss.

Un vero e proprio collo di bottiglia, che sta producendo i suoi effetti collaterali. Il primo dei quali è l’enorme ritardo dei pagamenti, visto che utilizzare una sola infrastruttura, quella di Vtb appunto, sta creando un vero e proprio ingorgo di transazioni, che possono essere processati anche in sei mesi. E un’azienda, per giunta sotto sanzioni come quelle russe e con l’embargo al petrolio imposto dall’Europa, non può certo aspettare tutto questo tempo prima di vedersi saldata la fattura per la fornitura. Ma d’altro canto non può fare altrimenti, dal momento che con l’Occidente ormai sganciato dal greggio russo, è rimasta solo la Cina a comprare il petrolio dalla Federazione.

“L’unica filiale bancaria russa aperta in Cina non è così grande e recentemente ci sono stati ritardi piuttosto gravi nell’elaborazione dei documenti”, ha detto una fonte, consultata da Reuters. “L’attesa per l’elaborazione di tutti i pagamenti causa ritardi fino a sei mesi”. Il fronte cinese in realtà non è l’unico per la Russia. Diversi istituti di credito negli Emirati Arabi Uniti e in Turchia hanno infatti rafforzato i requisiti di conformità alle sanzioni nelle ultime settimane, provocando ritardi o addirittura il rifiuto dei trasferimenti di denaro a Mosca.

Tradotto, le banche hanno iniziato a chiedere ai propri clienti di fornire garanzie scritte. E negli Emirati, le banche First Abu Dhabi Bank e Dubai Islamic Bank hanno sospeso diversi conti legati al commercio di beni russi. Tutto è partito dallo scorso dicembre, quando un ordine esecutivo del Tesoro americano, che nei fatti allargava lo spettro delle sanzioni contro la Russia. Mosca questo lo sapeva.

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