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Il futuro passa (anche) dal Mediterraneo allargato. Il master Luiss-Med-Or

Promosso dalla Fondazione Med-Or, il master su Mediterranean Cooperation and Security è stato presentato in una tavola rotonda dalla ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, e dal presidente Marco Minniti

Cooperazione e Sicurezza sono i temi centrali per analizzare e capire le crisi che investono il mondo e in particolare la regione del Mediterraneo allargato. È per questo motivo che la Fondazione Med-Or ha deciso di sostenere il progetto di Giovanni Orsina, direttore della School of Government della Luiss, di tenere un master su Mediterranean Cooperation and Security. A presentarlo ieri a Roma in una tavola rotonda insieme al docente della Luiss c’era la ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini e il presidente della Fondazione Med-Or, Marco Minniti, moderati dal giornalista David Parenzo.

Il tema del confronto e della diversità culturale sarà al centro di questo nuovo master come spiegato dal rettore dell’università Luiss Guido Carli, Andrea Prencipe, il quale ha spiegato che si svilupperà “in una dimensione che da sempre caratterizza il nostro ateneo. Guido Carli voleva che la nostra fosse un’università diversa dalle altre, l’accezione a cui faceva riferimento era relativa all’apertura con altri attori della società civile e quindi attori industriali, della pubblica amministrazione, del governo, della diplomazia e delle forze armate. Questa forma di diversità permea le nostre iniziative e questo master nasce sotto questa stella che abbiamo poi elaborato per dare concretezza nella visione di Guido Carli”.

La ministra dell’Università e della Ricerca, Bernini, ha confermato che la Luiss “è una università cosmopolita capace di essere interdisciplinare. Aprire un master internazionale in un momento in cui il mondo cambia ogni secondo è importante per comprendere quanto tutto accade nel mondo ci riguardi”. Per la ministra, rientrata da poco dal viaggio della premier Giorgia Meloni in Libia, “quello che noi dobbiamo fare ora è rimpadronirsi della nostra geografia politica, economica e sociale e per questo iniziative come quelle del Piano Mattei si rendono concrete con iniziative come quelle della Tunisia di un paio di settimane fa o con la missione fatta in Libia dove vogliamo creare i presupposti di una collaborazione non estemporanea. Vogliamo creare vere infrastrutture, capitale tecnologico e umano, vogliamo formare classi dirigenti che siano in grado di interloquire con noi e che siano in grado di interagire con noi e questo il senso del Piano Mattei”.

Per la ministra un master come questo rappresenta un’opportunità per l’Italia che è la porta dell’Europa. “Devo dire che in Libia e questo me lo aveva anticipato Marco Minniti in quanto noi abbiamo un rapporto strutturato con la Fondazione Med-Or, l’idea era quella di dare a queste missioni una concretezza parlando di asset strategici comuni come l’agri tecnologia. Daremo ai ricercatori del Mediterraneo accesso alle nostre infrastrutture di ricerca come il Big Data e le tecnologie quantistiche. Ieri ho trovato in Libia una grande vicinanza all’Italia”.

Il presidente della Fondazione Med-Or, Minniti, ha ammonito circa il fatto che “un pezzo del futuro del mondo nei prossimi 20 anni si giocherà nel Mediterraneo allargato, dall’Africa ai Paesi arabi. In quei Paesi che ancora oggi guardano all’Europa come un riferimento importante”. L’ex ministro ha ricordato come siano in corso due guerre: una nel cuore dell’Europa e l’altra nel cuore del Mediterraneo. “Mai dalla fine della seconda guerra mondiale abbiamo avuto uno scenario cosi complicato e questa instabilità ci accompagnerà per un lungo periodo”. Le due parole Cooperazione e Sicurezza al centro di questo master “sono parole chiave. Per quanto riguarda la Cooperazione, nel momento in cui appare sempre più difficile il dialogo internazionale, il fatto di avere come iniziativa di studio la parola Cooperazione è cruciale perché lo si voglia o no noi usciremo da questa crisi solo se saremo capace di avere dialogo e cooperazione nel mondo e dobbiamo comprendere che il tema della cultura e dell’alta formazione sono il punto che tiene insieme cooperazione e dialogo”, ha aggiunto Minniti.

Sul terreno della cultura e dell’alta formazione Minniti pensa che “in una situazione così il fatto che ognuno possa esprimere le proprie posizioni e anche le più radicali non lo considero un diritto ma un bene. La cosa che ci siano posizioni radicali non solo non mi spaventa ma lo ritengo un elemento di ricchezza. Solo che ognuno di noi sa che la propria libertà ha un limite in quella dell’altra e non si può prevaricare nella violenza e nell’uso del bavaglio per spegnere le altre posizioni”.

Queste parole del presidente di Med-Or hanno aperto un dibattito sul tema della richiesta di boicottaggio delle università italiane che collaborano con quelle israeliane. La ministra Bernini su questo tema è stata chiara: “Come tutti i boicottaggi si tratta di un grande inganno perpetrato in mala fede. Non può non esserci che un vizio ideologico. Io sono stata in Israele ed è un Paese che ha tutto da insegnare e poco da imparare. Sono stata nell’università di Tel Aviv dove venivo ricevuta la mattina e il primo pomeriggio perché i colleghi dopo avermi ricevuto tornavano a casa si cambiavano e andavano a protestare pacificamente contro la riforma della giustizia del governo di Benjamin Netanyahu”. Per Bernini quindi “l’errore più atroce è confondere i popoli con i governi e chi lo fa non può non farlo che in mala fede”.

Rispetto invece all’accusa di inviare materiale in Israele che può essere usato anche in campo militare, la ministra ha spiegato che “un esempio di dual-use è che noi abbiamo negoziato un bando che prevedeva la continuità di altri accordi basati sull’applicazione medica come la sclerosi multipla. Si tratta di tecnologie tutte votate all’approccio medicale. Il dual-use è connaturato a qualsiasi strumento della nostra vita. Anche gli accordi di collaborazione tra università e centri di ricerca sono dual use: perché i Guardiani della rivoluzione islamica in Iran e la polizia morale sono migliori di Netanyahu visto che abbiamo accordi con università in Iran?”.

Su questo tema è intervenuto anche Minniti il quale ha ricordato che “la Luiss sta scalando le classifiche internazionali e questi sono segnali importanti della credibilità del nostro Paese perché nelle università c’è il futuro. Come possiamo pensare se questo è vero che la cooperazione tra università sia un elemento da bloccare per qualsiasi Paese del mondo? Le università sono il luogo della libertà e della ricerca scientifica. Il più grande regalo che si fa a un dittatore e spingere le università sulle posizioni del dittatore. Le università sono diverse dai dittatori e anche se i dittatori sbagliano io con le università continuo a parlare perché spinge il dittatore a cambiare posizione”. Per il presidente di Med-Or “per questo non si possono interrompere i rapporti con nessun Paese a livello universitario e io li terrei aperti con Paesi come la Russia, la Cina e l’Iran. Nelle università iraniane ci sono le ragazze vittime della polizia morale che le vede senza velo e le massacra e se io stabilisco per principio di non parlare con le università iraniane io condanno quelle ragazze alla marginalità assoluta”.

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