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Usa-Russia, prove tecniche di disgelo fra Kerry e Lavrov

Mercoledì e giovedì il segretario di Stato americano John Kerry è stato a Mosca, dove ha incontrato il suo omologo Sergei Lavrov e il presidente russo Vladimir Putin. L’obiettivo della visita, diventata ormai un rituale della diplomazia bilaterale, ma riscaldata negli ultimi anni da alcune tensioni dovute a dossier in cui i due paesi si trovano su fronti opposti, è stato “ricostruire e rafforzare il rapporto tra Stati Uniti e Russia dimostrando che sappiamo come risolvere alcuni gravi problemi insieme e ripartire da lì”, come ha detto lo stesso Kerry. Le prove tecniche di disgelo hanno avuto terreno fertile il settore dello spazio, come si ricostruisce in questo articolo di Formiche.net.

LA SIRIA

Il primo grande dossier sul tavolo delle discussioni è stato la crisi siriana. Cinque anni di guerra che hanno dilaniato il paese, ucciso più di 250 mila persone, creato una mostruosa ondata migratoria verso l’Europa e i paesi limitrofi, scombussolato interamente gli equilibri geopolitici mediorientali – e globali – come pochi altre vicende in precedenza. Un terreno su cui entrambi i paesi hanno allungato i propri interessi per procura. L’incontro tra Putin e Kerry s’è tenuto il giorno in cui il nuovo round di negoziati di Ginevra per trovare una soluzione politica alla crisi si chiudevano: Staffan de Mistura, delegato Onu per gestire i talks, ha aggiornato le riunioni al 9 aprile, diffondendo l’immagine di un documento contente i punti salienti di un’intesa preliminare. Qualcosa si muove, anche perché Washington e Mosca hanno concordato un cessate il fuoco temporaneo (in vigore dal 27 febbraio), che in linea generale regge nonostante alcune violazioni, e ha come distinguo le operazioni contro lo Stato islamico e la qaedista al Nusra. Proprio in uno dei teatri di battaglia al Califfato, a Palmyra, l’avanzata dei lealisti (esercito siriano e milizie alleate) sostenuti dai raid aerei russi e dagli advisor militari sul campo, hanno avuto anche il supporto di un bombardamento americano, in un accenno di ciò che potrebbero essere delle operazioni congiunte.

IL DESTINO DI ASSAD

La Russia sta discretamente allontanando Bashar el Assad dalla propria orbita, perché il regime siriano ha avuto ultimamente comportamenti imbarazzanti per Mosca; ha indetto unilateralmente nuove elezioni e ha usato troppo spesso i guadagni territoriali che l’appoggio russo gli ha garantito, per proclami sulla riconquista della Siria e prove di forza. Contemporaneamente i russi stanno allentando anche i link con gli iraniani, alleati sul campo siriano ritenuti troppo ideologizzati. Due elementi a cui, insieme alla non rosea condizione economica delle casse statali russe, si deve collegare la decisione di Putin di rimodulare l’impegno militare in Siria. Secondo le dichiarazioni di Kerry, con Mosca sarebbe stato raggiunto un calendario per una transizione politica (senza Assad? Kerry ha detto che il presidente siriano avrebbe preso la “giusta decisione”) ed entro agosto dovrebbe essere pronta una bozza di costituzione.

L’UCRAINA

L’altro grande dossier sul tavolo è la crisi ucraina. È un argomento prettamente geopolitico, perché riguarda non solo la tenuta della tregua concordata a inizio 2015 a Minsk, ma anche il rapporto Nato-Russia. Per capire come la questione sia ancora calda: a poche ore dall’attentato di Bruxelles, il presidente della Commissione esteri della Duma, ha scritto un tweet in cui ironizzava su come la Nato fosse impegnata a combattere la finta minaccia russa (che arriva dai confini ucraini e sale verso il Baltico), mentre il terrorismo colpiva il centro dell’Europa; dall’altra parte, funzionari di Kiev accusavano un coinvolgimento russo negli attentati di Bruxelles, come opera di distrazione. Kerry ha ribadito che le sanzioni imposte da Usa e UE a seguito della crisi ucraiana sarebbero rimaste in piedi finché Mosca non avrebbe portato a termine definitivamente il processo di pace. Tra le questioni anche la vicenda della pilota di elicotteri Nadyia Savchenko, condannata a 22 anni di prigione con l’accusa di aver ucciso due giornalisti russi durante un bombardamento due anni fa: Washington e altri stati occidentali hanno considerato il suo processo, privo di avvocati difensori, una farsa e Kerry stesso ha esortato Mosca a liberare lei e gli altri cittadini e militari ucraini che i russi hanno illegittimamente imprigionato durante gli scontri.

L’ATMOSFERA

Nonostante tutto, comunque, “l’atmosfera intorno ai colloqui era meno gelida che nei precedenti incontri”, hanno scritto i corrispondenti della Reuters. In effetti in molti hanno sottolineato come entrambi gli interlocutori abbiano cercato di marcare i punti di intesa e collaborazione, piuttosto che le differenze: un tono “morbido” secondo il media del Cremlino Russia Today. Un esempio, è il dossier relativo all’esplorazione spaziale, su cui Mosca e Washington stanno collaborando strettamente e hanno in programma la costruzione di una nuova Stazione spaziale internazionale quando nel 2020 l’attuale sarà dismessa.

IL SIPARIETTO

Kerry è sceso dall’Air Force Two che lo ha accompagnato a Mosca portando con sé una valigetta di pelle marrone. Putin ha ironizzato sul che cosa contenesse, “mi preoccupa che gli Stati Uniti non abbiano i soldi per pagare qualcuno che porta i bagagli a Kerry” oppure “dentro c’è qualcosa di molto importante”, ha detto il presidente. Kerry ha replicato dicendo che avrebbe mostrato il contenuto della ventiquattrore soltanto a Putin e in privato, perché dentro c’era qualcosa di molto importante: Putin ha ribattuto chiedendo se c’erano soldi per convincerlo su certi dossier.

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