Skip to main content

Tre donne arrestate in Francia mentre pianificavano azioni terroristiche

Preparavano “nuove azioni violente e imminenti”, questo il motivo dell’arresto di tre donne indicate come radicalizzate a rischio terrorismo, secondo quanto riportato dal ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve. Una di loro era Ines, la figlia del proprietario della Peugeot 607 ritrovata senza targa e imbottita con cinque bombole di gas piene e tre taniche di gasolio nei pressi di Notre Dame pochi giorni fa. Di lei, attraverso la testimonianza del padre (noto anch’egli per episodi del proselitismo islamico) raccolta dalla polizia, si sa che aveva espresso già la volontà di seguire il viaggio jihadista califfale in Siria. Al momento dell’arresto ha reagito attaccando la polizia con un coltello – in tipico stile Knife Jihad, le azioni che hanno caratterizzato numerosi attacchi contro israeliani, ispirate dalle predicazioni del leader terroristico Abu Mohammed al Adnani. La giovane, diciannovenne francese di seconda generazione, ha ferito un agente ed è stato colpita a sua volta, in modo non grave, quando la polizia ha aperto il fuoco.

Sebbene nell’auto trovata davanti alla basilica non ci fossero detonatori, e dunque non è da considerarsi un’autobomba, l’azione con cui la ragazza ha opposto resistenza all’arresto rivendica una chiara determinazione. RTL ha parlato di una lettera indirizzata alla madre e ritrovata nell’abitazione usata come nascondiglio: nel testo la chiara intenzione delle ragazze di martirizzarsi, ossia essere pronte ad un’azione suicida, come atto personale per vendicarsi della morte di Adnani, rimasto ucciso da un attacco aereo americano dieci giorni fa.

Il Figaro scrive che “il commando” composto dalle tre donne arrestate giovedì notte in un appartamento di Boussy-Saint-Antoine, nel dipartimento dell’Esonne, la zona della provincia Ile de France appena a sud di Parigi, è stato intercettato durante una vasta operazione antiterorrismo ancora in corso. Secondo quanto riportato da BFM Tv avevano in progetto di colpire la Gare de Lyon e la stazione ferroviaria locale. Non è noto se le tre – Ines, Sarah, 23 anni, e la proprietaria di casa Amel, 39 – avessero dei complici. Il Figaro parla anche di notizie ottenute in merito ad alcuni collegamenti. Sarah sarebbe stato in contatto con Rashid Kassim, che è uno dei presunti mandanti dell‘attacco di luglio nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray. E sempre Sarah avrebbe conosciuto anche Larossi Aballa, il terrorista che a giugno ha ucciso due poliziotti nella loro casa di Magnanville. Voleva fare con lui il suo hijra, il viaggio di un musulmano che vive in un paese non musulmano fa verso un paese islamico, qui declinato nella versione jihadista califfale. È stato arrestato anche il fidanzato di Sarah in un’operazione successiva: sarebbe stato il fratello dell’uomo, già in carcere per terrorismo, ad aver fatto conoscere Aballa al gruppo. Ancora: un’altra donna, arrestata martedì a Orange, nel sud, accusata con il compagno di aver favorito la fuga delle tre, pare avesse un’ottima amica in comune con Hayat Boumedienne, la fidanzata del terrorista che ha attaccato l’HyperCacher di Parigi, Amedy Coulibaly. Boumedienne pare sia fuggita dalla Francia poco prima dell’attentato del gennaio 2015 e sarebbe attualmente in Siria. Coulibaly, a differenza dei due fratelli Kouachi che avevano nello stesso giorno attaccato la redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, aveva offerto il proprio gesto al Califfo in un video girato prima dell’azione.

La vicenda dell’automobile di Notre Dame, più volte indicato dallo Stato islamico tra gli obiettivi nelle sue continue diffusioni propagandistiche, ha dato fiato a ulteriori polemiche sulla sicurezza in Francia: c’erano riprese video ora censurate dall’antiterrorismo che dimostrano come l’auto sarebbe stata incustodita, con le quattro frecce accese in un’area di sosta per almeno due ore, prima di destare sospetti; il corrispondente da Parigi del New York Times ha definito il ritrovamento “sconcertante”. Un’azione terroristica ad opera di un gruppo “fanatico” femminile “è stata sventata” ha detto il presidenti francese François Hollande, cercando di evidenziare il lato positivo, ma su di lui pesa il baratro di popolarità emerso anche negli ultimi sondaggi usciti in questi giorni: circa l’88 per cento dei francesi sarebbe contrario a una sua candidatura alle elezioni che decideranno tra otto mesi il prossimo inquilino dell’Eliseo. A incalzare Hollande ci sono gli attacchi politici delle opposizioni agitate dal clima pre-elettorale, ma c’è anche una situazione di un paese più volte colpito da azioni terroristiche nell’ultimo anno e mezzo e in alcuni casi negligente di fronte alla minaccia che continuamente si dimostra più ampia e diffusa. Patrick Calvar, il capo dell’agenzia di intelligence interna francese, ha detto già a maggio che i futuri attacchi dello stato islamico – dando per scontato dunque che ce ne saranno – in Francia sarebbero stati svolti non da uomini armati e giubbotti suicidi, ma con autobombe e altri ordigni esplosivi.

Exit mobile version