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Così Thohir vuole portare il modello United all’Inter

Si dice che la candidatura dello sfidante dell’attuale presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono, sarà gestita da suo padre Teddy, detto “Mister 15 miliardi”. Ma Erik Thohir, neo azionista di maggioranza dell’Internazionale di Milano, è qualcosa in più di un semplice tycoon. Perché nei fatti rappresenta la plastica raffigurazione del cambio geopolitico avvenuto in cima ai poteri mondiali, con la sponda pacifica a fare da testa di ponte di un nuovo tipo di capitalismo sempre più “made in oriente”.

L’accordo
Dopo uno scambio di bozze durato circa sei mesi, tra mezze ammissioni, fughe in avanti (più della stampa, in verità) e stop and go reali, nella notte è giunto l’accordo: il 70% dell’Inter passa a Thohir tramite un accordo vincolante in base al quale International Sports Capital, società di Thohir, Roeslani e Soetedjo, diventerà azionista di controllo dell’Inter con una partecipazione del 70% attraverso un aumento di capitale riservato. Erick Thohir, leader del gruppo di investitori, è un imprenditore con base a Jakarta e ha fondato Mahaka Group, di cui è presidente. Si occupa principalmente di media e intrattenimento: televisioni, radio, media digitali e stampa. Inoltre è co-proprietario del D.C. United, una squadra di calcio della Major League Soccer statunitense ed è stato vice presidente del Comitato olimpico indonesiano, oltre che capo missione per i Giochi Olimpici del 2012.

Il triumvirato
Dopo il triumvirato, in verità meno nobile (perché legato a Calciopoli) della triade juventina, ecco un altro terzetto di menti e braccia pronti a farsi conoscere (e apprezzare?). Non solo Thohir, vien subito da dire: perché dietro ogni operazione di un certo spessore compaiono sempre i suoi due soci. Come Rosan Roeslani, (possibile vice presidente dell’Inter) di mestiere uomo d’affari e investitore altamente specializzato nei settori bancario, finanziario, della infrastrutture, immobiliare e turistico. È vice presidente del settore bancario e assicurativo della Camera di commercio indonesiana ed è azionista del club D.C. United insieme a Thohir. Infine Handy Soetedjo, con interessi principalmente nei business dell’energia e dei media. Non solo è partner di Erick Thohir nel Gruppo Mahaka, ma con lui ha partecipato all’acquisizione della squadra di basket NBA Philadelphia 76ers nel 2011.

Di padre in figlio
Il tycoon indonesiano ripercorre i passi di suo padre, affiancando ogni operazione con propri capitali. Suo padre Teddy Thohir possiede Astra International, una holding che gestisce aziende in settori ampiamente diversificati che lo scorso anno ha fatturato più di 15 miliardi di dollari. Nel 2011 Erik ha acquistato il quotidiano indonesiano Republika, seguito dal giornale in lingua cinese Harian Sin Chew Indonesia ed i magazine A+, Parents Indonesia e Golf Digest. Possiede anche una televisione, JakTV, e le stazioni radio GEN 98.7 FM, Prambors FM, Delta FM, e FeMale Radio oltre a numerosi siti web e società di pubblicità e controlla la casa automobilistica Astra oltre a possedere quote anche in Toyota, Peugeot e Daihatsu.

Suo fratello Garibaldi è amministratore delegato di Adaro Energy, ovvero il quarto più grande produttore mondiale di carbone. Erik intervistato da Rol ha commentato così il cosiddetto signing che sancisce il passaggio di proprietà: “In Indonesia oggi si celebra l’Eid al-Adha. Si spera che questa firma possa essere una benedizione”. L’Eid al-Adha in Indonesia è la Festa del sacrificio durante la quale i fedeli si radunano a pregare.

Dal calcio al marketing
In sostanza il significato della maxi operazione di Thohir sta nelle sue ricadute commerciali. Da oggi l’Inter dovrà imparare a sfruttare al meglio proprio il suo nome, è la vulgata maggiormente in voga tra procuratori e agenti Fifa che, prima di altri, hanno da mesi già compreso cosa potrà accadere all’ormai ex squadra di Massimo Moratti e all’intero indotto. Il modello che seguirà Thohir porta dritto a Manchester, dove il calcio come sport non è al primo posto ma è una logica conseguenza di un business plan che parte dal marketing. Il pensiero corre allo storico traguardo del Triplete, quando l’Inter nell’anno di grazia 2010 riuscì nella straordinaria impresa di conquistare Scudetto, Coppa Italia, Champion’s League senza dimenticare la Coppa del Mondo per club. Ma senza un adeguato riscontro in termini commerciali di quella memorabile cavalcata.

L’input
Ecco l’input che dovrebbe caratterizzare l’avvento di Thohir: niente spese folli così come i suoi “colleghi” emiri fanno proprio a Manchester (sponda City) o a Parigi (Psg). Piuttosto coltivare giovani campioni da valorizzare e far crescere, rinvigorire la struttura marketing con un focus apposito dedicato alla sponda orientale del pianeta. In questo una riorganizzazione interna alla società di Corso Vittorio Emanuele è sempre più alle porte, con alcune teste in procinto di saltare. All’interno del cda non sono passate del tutto inosservate le operazioni concluse dal dg Marco Branca e non propriamente in linea con i parametri appena citati. Una prima indiscrezione vorrebbe già la Community Group (nel post Calciopoli, al fianco della Juventus) chiamata a collaborare con la nuova Inter, al pari di strateghi che non siano ricordati per aver speso cifre folli per un calciatore medio, ma l’esatto contrario.

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