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A che punto siamo con la certificazione energetica?

L’efficienza energetica è la sfida del futuro e la sua certificazione un aiuto per vincerla. Abitazioni e uffici con sistemi all’avanguardia comportano minori emissioni nell’ambiente e, soprattutto, robusti risparmi in bolletta. Se poi l’efficienza è certificata allora il vantaggio diventa triplo, come hanno spiegato i relatori intervenuti all’evento promosso questa mattina a Roma da Accredia, l’ente pubblico per la certificazione, in collaborazione con l’Enea.

PERCHE’ L’EFFICIENZA ENERGETICA FA BENE AL MERCATO

L’attestazione consente infatti ad un’azienda energivora, per esempio una cartiera, di presentarsi con una carta da giocare in più agli occhi di una banca, se l’intenzione è quella di ottenere finanziamenti utili a migliorare il proprio sistema di approvvigionamento. Se l’impresa è in possesso del certificato energetico “allora diventa più bancabile, perché il suo sistema viene attestato da un ente riconosciuto e autorevole e si aumenta la reputazione del proponente”, ha spiegato il presidente di Accredia, Giuseppe Rossi (nella foto). Non solo. “In un’ottica di mercato, se un proprietario vuole cedere la propria attività, con un certificato alla mano la sua azienda può acquisire un maggior appeal, e dunque facilitare la transazione”, ha chiarito Rossi, interpellato più nello specifico da Formiche.net sui benefici dell’efficienza energetica sul mercato.

IL PROBLEMA PA

Se però per le imprese energivore, sopra una certa dimensione, l’accreditamento è obbligatorio, per la Pubblica amministrazione le cose sono un po’ più complicate. E’ vero che con la Strategia energetica nazionale 2017 che il governo sta scrivendo con il ministero dello Sviluppo e dell’Ambiente si punta all’efficientamento energetico degli uffici pubblici, dotati spesso di sistemi obsoleti e dispersivi. Ma, come ha spiegato lo stesso Rossi, sul fronte pubblico l’operazione è più complessa, perché occorre innanzitutto tracciare una mappa dettagliata di tutti gli immobili pubblici poco efficienti. Eppure, per Carlo Maria Medaglia, del ministero dell’Ambiente “l’efficienza energetica è un pilastro della Sen e la certificazione diventa un elemento inscindibile. Da qui a due settimane, quando uscirà la Sen, noi ci aspettiamo delle importanti riflessioni su questo tema”.

COSI’  IL PUBBLICO E’ RIMASTO (MOLTO) INDIETRO

Federico Testa, presidente dell’Enea, vede il bicchiere mezzo vuoto quando pensa alla Pa, sottolineando i ritardi del pubblico in materia di risparmio energetico. “Sull’efficienza energetica, la miniera di sprechi da tagliare che dovremmo sfruttare, risulta una grandissima sensibilità sull’argomento, un grandissimo bisogno diffuso nella Pubblica amministrazione e però non ci sono le competenze necessarie per fare le cose perché c’e’ “una terribile carenza di competenze”. Secondo Testa mentre nel privato alcune iniziative in chiave efficienza sono già decollate (al netto dei certificati c’è l’ecobonus per le ristrutturazioni edilizie) “nella Pa non si sono fatte neanche le poche cose che si sono fatte nel privato, dove siamo riusciti a fare con i meccanismi sull’efficienza energetica messi in atto negli ultimi anni alcune cose che probabilmente non sono quelle più importanti: abbiamo fatto tante finestre, tante caldaie a condensazione ma pochi cappotti (evitano la dispersione di calore dal tetto, ndr) e pochi interventi strutturali. Nella Pa mediamente non abbiamo fatto neanche questi”.

CONVINCERE LE BANCHE (MA COME?)

Il numero uno dell’Enea è poi tornato sulla questione della certificazione e di come essa possa giocare un ruolo fondamentale nell’ottenimento di finanziamenti da parte delle banche. “La banca ha bisogno di avere gli strumenti per capire cosa gli viene proposto, perché se non li ha ragiona sull’unica cosa che capisce: il merito di credito del proponente”. Di qui l’importanza della certificazione degli operatori della filiera, per rassicurare sull’efficacia degli interventi. D’altronde, ha precisato Testa, ” le banche non hanno nessuna competenza per capire se l’intervento produrrà un tot o la metà, e nel dubbio non ci mettono una lira”.

UNA STRADA ANCORA LUNGA

Ma a che punto è l’Italia sulla certificazione energetica? Ebbene, nonostante i buoni propositi, il Paese è ancora indietro. Nel 2016 il numero di attestazioni di efficienza energetica è balzato a 1.300, contro i 470 del 2015 e i 300 del 2014. “Il trend è in forte crescita e con gli incentivi de governo ci aspettiamo un massiccio ricorso a questi strumenti”, ha enfatizzato Rossi. Ma se si pensa che in Germania le aziende che hanno certificato il proprio sistema energetico sono 6 mila, emerge la vera cifra del divario.

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