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Tim, la rete, Open Fiber e il rebus francese. L’analisi di Mucchetti

Il giorno dopo l’addio, non senza veleni, di Amos Genish a Tim (il manager israeliano è stato messo in minoranza dai consiglieri espressione del fondo Elliott), il futuro delle telecomunicazioni in Italia è avvolto dalle domande. I tempi per una società della rete, che Genish voleva a patto che rimanesse sotto il controllo dell’ex Telecom non trovando però la sponda di Elliott, sono maturi. Restano da capire i futuri pesi e contrappesi all’interno del nascente soggetto una volta ultimato lo spin off da parte di Tim. Della questione si è parlato questa mattina nel corso del convegno Investimenti pubblici, innovazione e sviluppo sostenibile, organizzato dalla Fondazione Economia Tor Vergata presieduta da Luigi Paganetto (qui l’altro articolo).

Tra i presenti, Franco Bassanini, presidente di Open Fiber (il player pubblico che dovrebbe partecipare il capitale della futura società della rete) e Massimo Mucchetti, ex senatore dem alla guida della commissione Industria nella passata legislatura e grande esperto di telecomunicazioni. E proprio Mucchetti, ha fornito a Formiche.net una lettura della situazione, con annessa proposta, travestita per l’occasione da battuta, ma pur sempre con un fondo di verità. L’idea sarebbe questa. Mettere in condizione Cdp azionista di Open Fiber di lanciare un’opa su Tim per poi scorporare la rete e quotarla in Borsa. “Ai prezzi attuali di Tim ci potrebbe essere spazio per fare questo tipo di passo. Certo se lo Stato (Open Fiber è partecipata pariteticamente da Enel e Cdp, ndr) facesse questo tipo di passo che comunque avrebbe problematiche di tipo regolatorio (Antitrust, ndr), una volta fatta questa operazione non dovrebbe fare altro che restituire al mercato l’asset comprato, tramite quotazione”.

Sulle intenzioni del governo gialloverde di avviare il processo per costituzione di una rete unica in Italia, Mucchetti si è detto favorevole. “L’attuale esecutivo, a differenza del governo Renzi, ha capito che serve un’infrastruttura unica e questo è positivo. Sui tempi per farlo credo che il nodo sia la possibilità o meno di raggiungere un accordo con i francesi di Vivendi (azionisti al 24% di Tim, ndr), senza questa base si farà fatica ad andare avanti”. Una visione condivisa anche dallo stesso Bassanini, il quale ha sottolineato nel corso del convegno due aspetti. Primo, i tempi per una società della rete sono maturi. Secondo, il proprietario del nuovo soggetto non potrà mai essere la stessa Tim, perché ci sono regole antitrust che lo impediscono. I giochi per la società della rete sono aperti.

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