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Una ricetta sicura per la recessione? Ascoltare Tsipras. La versione di Varoufakis

varoufakis

“Una volta, al mio primo Eurogruppo, un ministro mi ha confidato preoccupato: i risultati elettorali non possono cambiare la politica economica di un Paese. Gli ho risposto: “Dovresti dirlo al Partito Comunista Cinese, ci andresti d’accordo”. Yanis Varoufakis è tornato sotto i riflettori, anzi non li ha mai lasciati. L’ex ministro dell’Economia greco entra nello studio legale Curtis, un affaccio panoramico sul Vittoriano dal palazzo di Generali a piazza Venezia. Lo accoglie una platea ristretta, ma attentamente selezionata, di businessmen italiani, banchieri, imprenditori, top manager. Lo guardano sfilare, sospesi fra curiosità e scetticismo, con l’immancabile giacca nero pece, rigorosamente priva di cravatta, dress code che un tempo lo accomunava al suo ex collega e primo ministro Alexis Tsipras.

Con l’establishment Varoufakis ha sempre avuto un rapporto controverso, i battibecchi a Bruxelles nel bel mezzo della recessione greca, specie con la sua nemesi per antonomasia, il tedesco Wolfgang Schäuble, ne hanno fatto un’icona della ribellione alla Troika, la squadra anti-debito formata da Commissione Ue, Fmi e Bce. A Roma la classe dirigente lo vuole sentir parlare di manovra, Ue, elezioni europee, dove peraltro correrà con una lista tutta sua, Diem 25. Ça van sans dire, il briefing a piazza Venezia diviene occasione per una pagella sul governo gialloverde. L’ex nemico numero uno di Bruxelles guarda ai nuovi sfidanti come a dei novellini, e non risparmia giudizi tranchant. “Il governo Conte sta ripetendo la strategia di Matteo Renzi. Il primo ministro e il ministro dell’Economia vanno a Bruxelles per rassicurare Juncker e gli altri commissari fra strette di mano e abbracci. Tornati a Roma gridano allo scandalo e promettono eroiche resistenze” dice in apertura. Al tavolo lo incalza un intervistatore d’eccezione: sir Martin Sorrell, il tycoon britannico che ha fondato il gruppo Wpp, la più grande società pubblicitaria al mondo. “Oggi mi tocca moderare un greco, non è un compito facile” scherza lui in apertura. Non ha tutti i torti.

Si parte dalla manovra del cambiamento. Difficile a credersi, ma il giudizio di Varoufakis si allinea ai tecnici di Bruxelles: bocciata ai nastri di partenza. Ovviamente le soluzioni proposte sono diverse: “Con il fiscal compact la recessione è sicura. L’Italia ha bisogno di un’iniezione di investimenti, non dei ridicoli tagli alle tasse di Salvini. Il reddito di cittadinanza è solo un reddito di sicurezza sociale. Il governo deve sforare il vincolo del 3% nel rapporto debito-pil, ma per gli investimenti nelle infrastrutture e nella green energy”. Di questo passo il governo italiano implode, dice l’economista, che si lancia in un pronostico: “Nel peggiore dei mondi possibili andranno avanti fino a maggio. Salvini continuerà con la sua campagna razzista per attrarre voti alle europee e, all’indomani del voto, bruciare i Cinque Stelle, tornare da Berlusconi e diventare l’uomo forte. Solo allora darà inizio a un lento processo di uscita dall’euro”. La colpa di Salvini è doppia, insiste l’ex ministro: “Juncker lo ama alla follia, perché è la sua fonte di legittimazione, può addossargli la responsabilità di tutti i suoi disastri”.

Non meno impietoso il giudizio su un’altra famiglia di populisti europei che però non troverà schierata alle urne di maggio. È il caso dei Tories di Theresa May: “L’accordo per la Brexit che hanno raggiunto con l’Ue è un mostro. Il mondo del business avrà altri quattro anni di incertezza davanti. All’epoca del referendum ho fatto attivamente campagna a favore del Remain”. Ce n’è anche per chi si erge a principale sfidante dei sovranisti alle europee, Emmanuel Macron. “Mi piace, ci conosciamo bene, in fondo è un progressista. Era la grande speranza bianca dell’establishment liberal, oggi è isolato. Aveva un piano ambizioso. Germanizzare la Francia il primo anno all’Eliseo, stringendo sulle leggi del lavoro e imponendo un po’ di austerity mista a sgravi fiscali. Era sicuro che l’anno seguente la Merkel avrebbe ricambiato il favore, appoggiando il bilancio unico, ma per adesso è rimasto a mani vuote”

Mentre l’establishment italiano lo congeda, Varoufakis torna a parlare d’Italia ai microfoni di Formiche.net.

Partiamo dal monito di Alexis Tsipras al governo Conte, riportato da Fubini sul Corriere della Sera. Varoufakis, anche lei consiglia all’Italia di fermarsi prima che sia troppo tardi?

È troppo tardi. Lo era già quando uno ad uno i governi hanno sottoscritto le regole della cosiddetta unione bancaria, condannando l’Italia a stare in una morsa fra banche fallite e uno Stato insolvente. Oggi quell’accordo sta imponendo al vostro Paese l’austerity alle porte di un anno con crescita zero o, più probabile, sotto zero.

Non mi sembra proprio convinto delle stime di crescita che il ministro Giovanni Tria ha portato a Bruxelles.

È irrilevante. Tutte queste proiezioni sono state create per essere smentite dalla realtà. Oggi la crescita italiana sta a zero. Un domani io spero possa stare al 6%, ma non ci sono elementi per sperarlo.

Insomma, ha ragione Tsipras, meglio la resa dello schianto?

Se il governo italiano seguirà le indicazioni di Tsipras non c’è nessun dubbio che entrerà in una recessione l’anno prossimo.

Però, è parecchio duro con il suo primo ministro.

Il signor Tsipras sta semplicemente cercando di provare alla signora Merkel e a Bruxelles che è un uomo cambiato, che di lui ci si può fare affidamento per adottare l’agenda dell’establishment che sta distruggendo l’Europa.

Parla come Salvini, eppure lei si professa di sinistra.

Salvini è uno xenofobo che con la sua narrazione anti-migranti domina l’agenda politica italiana. Per anni la classe politica italiana ha evitato la bancarotta dicendo sì a testa china a qualsiasi richiesta dell’Europa. Il risultato è che oggi, anche grazie anche alla connivenza dei Cinque Stelle, Salvini ha portato il suo movimento fascista al potere.

Di Maio non le piace?

Non lo disprezzo. Non disprezzo neanche questa (afferra da un mobile una bottiglia di plastica, ndr), semplicemente non ci condivido nulla. Non ho capito cosa voglia il Movimento 5 Stelle, so solo che si è inchinato a Salvini permettendogli di fare quel che vuole.

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