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I 49 migranti un problema? Per la coscienza. Parla il vescovo Mogavero

mogavero

L’Assemblea diocesana di Mazara del Vallo, al termine del Convegno diocesano che si è svolto a Marsala insieme al Vescovo monsignor Domenico Mogavero, si è interrogata anche su quello che sta accadendo nel nostro Paese riguardo ai diritti umani. «La violazione di questi viene favorita da recenti provvedimenti legislativi che, mentre proclamano di provvedere alla sicurezza degli italiani, la mettono a rischio, compromettendo al contempo il patrimonio di valori condivisi che costituiscono la vera ricchezza della nostra convivenza civile, della nostra cultura e della nostra storia», hanno ribadito nella mozione approvata per acclamazione. «Noi cristiani riconosciamo in ogni uomo il volto di Cristo, in modo particolare in coloro che vivono situazioni di povertà, di persecuzione, di guerra, di fame, di rischi da cui intendono fuggire», c’è scritto ancora nel documento. «Non possiamo, pertanto, chiudere gli occhi e voltare le spalle a questi nostri fratelli – è ribadito nel testo – mentre ci sentiamo ripetere dal Signore: “Tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me” (Mt25,45)».

Monsignor Domenico Mogavero, raggiunto al telefono da Formiche.net spiega che tutto è nato da un prete attivo tra i poveri di Castelvetrano. Dopo il suo intervento Mogavero ha chiesto se l’assemblea fosse d’accordo con la richiesta, ha costituito un pubblico gruppo incaricato di predisporre il testo che poi è stato votato all’unanimità. “Io dico all’unanimità, di certo se qualcuno non era d’accordo non ha alzato la mano quando l’ho chiesto”.

Votare all’unanimità un testo che parla di violazione dei diritti umani riguardo ai migranti di questi tempi colpisce. “Perché? È un piccolo testo, che testimonia come una Chiesa legata al mare non possa tradire se stessa. Noi siamo una Chiesa di pescatori, di gente legata al mare, a quello che porta. Chi soffre, che sa i costi della vita, non può voltare le spalle a 50 persone in estrema difficoltà, delle quali ci viene detto che pongono in pericolo la sicurezza di un Paese di 60 milioni di persone. Oggi purtroppo c’è un’aria di slogan, un racconto fatto di slogan e di semplificazioni. Noi abbiamo tre mense per i poveri qui a Mazara, gestite dalla Caritas, e la larga maggioranza di quelli che ne usufruiscono perché non hanno modo di permettersi un pasto normale sono italiani. L’accompagnamento pastorale li aiuta a vedere che non esiste un altro povero che viene a prendersi 35 euro al giorno, che non c’è sottrazione di lavoro, ma sfruttamento per i nuovi arrivati come c’è stata e c’è per i nostri poveri. E così sanno che non c’è contrapposizione, ma fratellanza”.

Ecco, su questo le volevo chiedere di spiegarmi una frase cruciale detta da Papa Francesco proprio nelle ore in cui voi votavate il vostro documento. Il papa tra le tante cose ha detto: “Il buon politico non deve occupare spazi, ma avviare processi; egli è chiamato a far prevalere l’unità sul conflitto, alla cui base vi è la solidarietà, intesa nel suo significato più profondo e di sfida. Essa diventa così uno stile di costruzione della storia, un ambito vitale dove i conflitti, le tensioni e gli opposti possono raggiungere una pluriforme unità che genera nuova vita”. Non la colpisce?

“E non è forse così? Non è questa la verità della vita, della storia… Noi siciliani, noi italiani, non siamo forse il prodotto della pluriforme unità che ha generato vita per via degli arabi, degli spagnoli, dei francesi, dei normanni e di tanti altri che hanno fatto il nostro passato e il nostro popolo, che non è nato così, per caso, ma è un frutto della sua storia, di questa storia. I grandi movimenti, i grandi flussi, ci sono sempre stati. Qui però interviene un’altra verità: che c’è un’Africa che viene a chiederci il conto di un passato noto, evidente, drammatico, di cui non siamo personalmente responsabili ma davanti al quale non possiamo dire “io non c’entro”. Oro, petrolio, diamanti, infinite materie prime, da dove arrivano da secoli? Questo passato esiste e ha i suoi prezzi.”

La popolarità del “prima gli italiani” è però innegabile. “Sì, per la forza della semplificazione, degli slogan, ma 49 persone sono un problema? Probabilmente lo sono per la coscienza. Io non so se il ministro Salvini dorma tranquillo la notte, francamente spero di no. Purtroppo anche nelle nostre chiese, nel nostro clero, certe semplificazioni entrano, hanno presa, cambiano il modo di pensare. Ma Matteo 25, 45 e cioè “Tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me” resta per noi una verità indelebile. Noi un giorno saremo giudicati per questo. Vede, Papa Francesco, quando ha rivolto il suo appello all’Angelus per quei 49 esseri umani abbandonati in mare da settimane ha usato parole fortissime; lui ha rivolto un accorato appello “ai Leader europei, perché dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone”. Qui le cose che ci devono colpire sono due: il fatto che abbia parlato di concreta solidarietà e che si sia rivolto all’Europa. Non si è rivolto all’Italia, si è rivolto direttamente all’Europa. Cosa significa questo per l’Italia giudicatelo voi”. E in effetti mentre in Italia si seguitava a ripetere “zero” o “donne e bambini”, l’Europa era attiva.

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