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Con chi lavora e cosa farà il primo fondo sovrano d’Egitto

Si chiama Misr Fund ed è il primo fondo sovrano d’Egitto. Il suo varo è previsto entro il primo trimestre dell’anno ed ha l’obiettivo dichiarato di essere il braccio operativo di Egypt Vision 2030, la strategia di sviluppo sostenibile del governo Al Sisi per gestire 3.000 beni in modo redditizio ed economico. La Cina già ha mostrato il suo interesse.

FONDO

Misr Fund è stato progettato nel 2018 per amministrare tutte le attività statali, incluse quelle non sfruttate, al fine di massimizzarne l’uso e migliorare il settore degli investimenti. Il fondo è uno dei risultati di Egypt Vision 2030, la strategia dell’esecutivo del Cairo e sarà la leva finanziaria per provare a testare una primizia per il paese, nonostante il fatto che i fondi sovrani siano comuni nei paesi dell’area Mena, in particolare tra i paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo.

La sua peculiarità risiede nel fatto che il nuovo fondo sovrano genererà ricchezza sfruttando proprietà e beni pubblici.

Inoltre, mentre i fondi sauditi dipendono dal petrolio, l’approccio dell’Egitto alla garanzia di capitale sarà più ampio, compresi gli avanzi commerciali generati da progetti energetici e investimenti diversificati.

RATIO

Il pensiero corre anche alla nuova geopolitica dei gasdotti, con il dossier energetico a svolgere un ruolo primario per via del nuovo status egiziano: l’Egitto sta effettivamente beneficiando di alcuni fattori geopolitici, come il crollo della lira turca dello scorso anno, perché diversi fondi internazionali vi hanno ri-orientato alcuni investimenti. Accanto a questo quadro, ecco il ruolo di player energetico che Il Cairo vede rafforzato perché gode di quella stabilità istituzionale che, ad esempio Ankara non ha.

Spazio anche per iniziative di carattere sociale, come la creazione di 1.000 unità di dialisi renale per bambini, finanziate dal fondo nazionale. Secondo l’ultimo rapporto condotto dal Centro egiziano per la nefrologia e il trapianto di rene, circa 60.000 pazienti in Egitto hanno un bisogno impellente di dialisi renale.

TREND

Il nuovo fondo dovrebbe anche servire come strumento per contribuire a ridurre il deficit di bilancio dell’Egitto, che è leggermente sceso all’1,9% nell’anno fiscale 2018/19. Secondo quanto osservato dal ministro della riforma amministrativa, Hala Al-Saeed, la legge consente al fondo di contribuire a fondi arabi simili, con l’obiettivo di utilizzare i beni statali, in particolare quelli inutilizzati, che sono stimati in 3.000 unità.

Misr è considerato dal governo un investimento a lungo termine, ragion per cui sta suscitando gli interessi di primari soggetti come la Cina, intenzionata a sostenerlo in maniera diretta e indiretta.

Già nel 2014 Al Sisi aveva tentato una mossa simile, con l’approvazione anche di un piano formale un anno dopo da parte dell’ex primo ministro Sherif Ismail. “Amlak” , così sarebbe stato denominato, avrebbe operato sotto la supervisione della Banca nazionale per gli investimenti.

SCENARI

Si tratta di un altro elemento che si somma alla più generale strategia del Cairo per la sua trasformazione socio-economica. Il paese sta mettendo a punto una nuova direttrice di marcia che, partendo dai vantaggi contenuti nel dossier idrocarburi, si poggia su minor debito, maggiore capacità di attrarre investimenti stranieri e riforme amministrative. Il tutto sotto l’ombrello dei nuovi giacimenti che, di fatto, hanno mutato lo scenario macro economico e geopolitico nel Mediterraneo orientale.

Gli indicatori macroeconomici chiave stanno migliorando e mostrano come l’Egitto abbia raggiunto il suo obiettivo di crescita del Pil previsto del 5,4 per cento per l’anno fiscale 2017/18. Le criticità ovviamente non mancano, come l’elevato tasso di disoccupazione e le fasce di povertà estrema. Ragion per cui il nuovo primo ministro, Mostafa Madbouly, ha promesso migliori condizioni di vita e 900.000 nuovi posti di lavoro all’anno nei prossimi tre anni.

FMI

I progressi egiziani sono stati riconosciuti anche dal Fondo Monetario Internazionale secondo cui l’Egitto sta adottando “misure per migliorare la trasparenza nell’assegnazione dei terreni industriali, rafforzare la concorrenza e gli appalti pubblici, migliorare la trasparenza e la responsabilità delle imprese statali, contrastare la corruzione”.

Proprio in questi giorni il presidente egiziano Al Sisi ha detto che la parte più dolorosa del suo ambizioso programma di riforme economiche è terminata. Il riferimento è alle misure intraprese dal governo per la fluttuazione della moneta, per sostanziali tagli alle sovvenzioni statali sui beni di base e per l’introduzione di un’ampia fascia di nuove tasse. Le riforme sono state concordate con il Fondo Monetario Internazionale in cambio di un prestito da 12 miliardi di dollari.

twitter@FDepalo

 

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