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Ecco come Gazprom fa rotta sui nuovi business nell’Artico

cecenia gazprom

A nord. Lì punta la nuova strategia eurasiatica di Gazprom, con lo sviluppo di nuovi giacimenti ad Achimov e Yamburg. Il seme è stato piantato ben prima del Quinto Forum Artico Internazionale a San Pietroburgo di pochi giorni fa, in occasione del quale sono stati diffusi dati, trend e progetti.

La produzione sarà avviata nel 2024, con volumi di produzione giornalieri fino a otto milioni di tonnellate di petrolio al giorno, mentre tempi più stretti sono previsti per i campi di Petsovoye e En-Yakhinskoye (alla fine del 2021). In entrambi i casi un altro mattoncino posizionato dal colosso russo sullo scacchiere del dossier energetico globale, riflettendo la spinta di Mosca a sviluppare una regione ricca di risorse

QUI ARTICO

Il progetto russo mira, tra le altre cose, anche a mettere in campo tecnologie per un successivo utilizzo tarato nelle riserve petrolifere di Achimov, in Siberia occidentale, precedentemente considerati non redditizi. Ma che invece potrebbero registrare un cambio di passo proprio grazie ai progressi fatti in Artico. L’accesso ai blocchi in questione da parte di Gazprom per la prima volta sarà effettuato in base a contratti di operatore basati sul rischio.

Ovvero, i contratti a lungo termine basati sull’operatore di rischio consentiranno a Gazprom Neft di condurre attività sotto licenza di Gazprom, a condizioni identiche a quelle di sua proprietà. Il vantaggio è che in questo modo Gazprom Neft investirà le proprie risorse in attività di prospezione geologica e costruzione di infrastrutture, e che si assume tutti i rischi geologici e operativi. Una scelta strategico-contrattualistica che di fatto è un precedente perché costruisce una base giuridica per l’innalzamento del finanziamento di progetti su larga scala.

Tecnicamente Gazpromneft-Zapolyarye, filiale di Gazprom Neft, ha stipulato accordi operativi a lungo termine basati sul rischio con le filiali di Gazprom PJSC, consentendo alla società di iniziare la fase di sviluppo.

QUI MOSCA

Così Gazprom Neft potrebbe utilizzare in futuro accordi di operatore a lungo termine per lo sviluppo di riserve petrolifere nei giacimenti di Zapadno-Tarkosalinskoye, Chayandinskoye, Urengoy e Orenburg, nonché nello sviluppo di riserve di idrocarburi in campi di proprietà della società madre nel nord del Okrug autonomo di Yamalo-Nenets.

In questo modo Gazprom si augura che il bacino dell’Artico rappresenti oltre la metà della sua produzione di petrolio e gas entro il 2020: una posizione espressa ufficialmente dalla compagnia, riflettendo la spinta di Mosca a sviluppare una regione ricca di risorse.

Un mese fa il ministero russo delle Risorse Naturali e dell’Ambiente aveva divulgato l’elenco dei 118 potenziali progetti artici, con un valore totale stimato in 10,5 trilioni di rubli. Si va da Novoportovskoye nel distretto autonomo di Yamal-Nenets a Campo Vankor nella Siberia orientale gestito da Rosneft per 437,4 miliardi di rubli; da Achimgaz di Wintershall ai progetti comuni legati al gas naturale liquefatto gestiti da Novatek.

TREND

L’impostazione commerciale del Cremlino poggia le sue basi sulle leve rappresentate da incentivi fiscali che stimolino le aziende a sviluppare la regione artica e la rotta marittima del Mare del Nord. Putin la valuta da tempo come un link, energetico e geopolitico, tra l’Asia e l’Europa. Per cui le stime sui volumi di carico lungo quella tratta parlano di un trend di crescita elevatissimo, di dieci volte, con un picco di 80 milioni di tonnellate da raggiungere entro il 2025.

Dati sciorinati dal numero due di Gazprom Neft, Vadim Yakovlev, che da Salekhard, la capitale regionale della regione russa di Yamalo-Nenets, ha osservato che la produzione della società in Yamal salirà a 52 milioni di tonnellate entro il 2020 dai 27 milioni di tonnellate cinque anni prima. Un balzo di quasi il 50%.

PROGETTO

L’intero progetto russo legato all’Artico è stato presentato ufficialmente in occasione del Quinto Forum Artico Internazionale a San Pietroburgo, un evento gravido di presentazioni e tavole rotonde con 3.600 tra legislatori, scienziati e uomini d’affari russi e internazionali. Al centro del meeting vari focus sulla rotta del Mare del Nord, sullo sviluppo della piattaforma artica, sul ruolo e sulle strategie dell’OPEC, sulla fuga dei cervelli dalle regioni artiche della Russia e sullo sviluppo delle infrastrutture nelle città artiche. E’stato lo stesso presidente Putin a marcare l’aumento esponenziale della flotta di rompighiaccio. Entro il 2035 almeno 13 saranno le navi rompighiaccio pesanti a disposizione dei players russo, di cui nove a propulsione nucleare. “Il nostro obiettivo è rendere la rotta del Mare del Nord sicura e redditizia”, ha detto Putin.

Un bacino che, come osservato dal governatore della regione di Krasnoyarsk Alexander Uss, porta in grembo il rilancio dello sfruttamento industriale nel Mare del Nord ed è di vitale importanza per Mosca, perché “in epoca sovietica, serviva da via di trasporto strategica, e rimane una linea diretta dall’Europa all’Asia”.

twitter@FDepalo

 

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