Skip to main content

Le grane passate, presenti e future del rimborso ai truffati delle banche

Se non è stato un bis, poco c’è mancato. Questa volta non vi sono stati i giubili sul balcone di palazzo Chigi ed annunci che indicavano, grazie ad un deficit di bilancio del 2,4 per cento, la fine della povertà. Però la regia dell’operazione “risparmiatori – truffati” ha seguito la stessa logica. Duro contrasto tra i 5 stelle ed il ministro Tria, durante il consiglio dei ministri che doveva licenziare il decreto crescita. Quindi approvazione dello stesso “salvo intese”, ma al netto delle norme relative ai rimborsi a favore dei truffati delle banche. Nuovo scontro, tutto politico, contro chi da Via XX Settembre sembrava intenzionato a ritardare ancora le cose. Con il contorno di veleni tesi ad indebolirne ruolo e figura. Ed infine, il buco nell’acqua.

Alla fine si farà come Giovanni Tria, dopo un lungo e faticoso confronto con la Commissione europea, aveva da tempo ipotizzato. Nonostante la perdita di tempo determinata da chi (i 5 stelle), voleva avere a disposizione margini di maggiore discrezionalità. In pratica un rimborso quasi generalizzato, che non tenesse conto di alcun paletto e di alcuna verifica. Obiettivo perseguito fino all’ultimo, nella speranza di poter far leva sul supporto dei rappresentati dei risparmiatori truffati, convocati al capezzale di Palazzo Chigi. Che invece a larga maggioranza (contrarie solo due associazioni) hanno accolto la proposta di Giovanni Tria. Pochi, maledetti e subito. Sebbene Luigi Di Maio avesse cercato, fino all’ultimo, di aizzare gli “animal spirits”. “Tutto quello che si farà per i truffati delle banche deve avere il loro assenso, – aveva tuonato nella speranza di una piccola rivolta – altrimenti non si va da nessuna parte, quindi l’unica linea che può passare è quella dettata dagli stessi truffati.”

Alla fine quindi si ritorna alle norme contenute nella legge di bilancio, pur con qualche modifica di carattere non secondario. Si parte dalla Commissione i cui componenti, oltre a possedere i “requisiti di competenza, onorabilità e probità”, di cui al comma 501 della legge n. 145 del 2018, dovranno essere anche indipendenti. Facile. Più consistenti, invece, i requisiti richiesti per partecipare alla platea di coloro che saranno “soddisfatti con priorità” (comma 502) ed in modo quasi automatico. Non basterà infatti avere un Isee entro i 35 mila euro. Ma il relativo patrimonio mobiliare (titoli, azioni, ma anche i depositi?) non dovrà superare i 100 mila euro. Condizione, quest’ultima, che sembra essere stato il prezzo dell’accordo con la Commissione europea.
Nonostante, quest’ulteriore limite, che appare particolarmente pesante, il Ministero dell’economia sostiene che questa platea comprenderà circa il 90 per cento dei truffati. Percentuale che i comitati, convocati a Palazzo Chigi, considerano eccessiva, suggerendo, con maggior realismo, una percentuale ben più bassa, pari solo al 40 per cento. Comunque sia, l’ipotesi del doppio binario, contro la quale si erano battuti come un sol uomo sia Luigi Di Maio che il sottosegretario all’economia, l’altro pentastellato Alessio Villarosa, alla fine è passata. I “più ricchi”, saranno, comunque, scrutinati dalla Commissione, alla quale si dovrà dimostrare più che l’innocenza, la propria ingenuità. Non essendo concepibile l’ipotesi di un investimento consistente, effettuato senza la necessaria padronanza dei relativi meccanismi.

Il possibile rimborso, com’è noto, incontra limiti diversi. Nel caso delle azioni non potrà superare il 30 per cento del costo sostenuto, mentre per le obbligazioni la percentuale sale al 95 per cento. In entrambi i casi la somma non potrà superare il limite di 100 mila euro per risparmiatore. Stando almeno alla legge di bilancio e sempre che non vi siano ulteriori modifiche, da inserire nel decreto crescita, non a caso approvato, come si diceva prima, solo “salvo intese”. Per quanto riguarda le azioni, dall’indennizzo andranno decurtati gli “eventuali rimborsi ricevuti a titolo di transazione con le banche… nonché di ogni altra forma di ristoro, rimborso o risarcimento.” Sarà interessante vedere come saranno trattati alcuni casi in cui si sono verificate vendite parziali, su indicazione di qualche gola profonda, subito prima del crack.

Per le obbligazioni, invece, il calcolo sarà più laborioso. Per i rimborsi valgono le deduzioni appena indicate per le azioni, con l’aggiunta, tuttavia, di un’ulteriore condizione. Si dovrà calcolare infatti, e quindi porre in riduzione, il valore attualizzato del “differenziale cedole percepite rispetto a titoli di Stato di durata equivalente” (comma 500). L’idea è quella di colpire comunque un investimento se non proprio speculativo, almeno caratterizzato dall’ingordigia. Per cui l’eventuale ristoro è consentito solo lungo la strada di una ritrovata virtù.
A parte i tempi. C’è chi dubita che prima delle elezioni europee i truffati delle banche non riceveranno il becco di un quattrino, nonostante il pungolo dei due Vice Presidenti Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ma basteranno i soldi stanziati? La legge di bilancio era stata ottimista. Avendo messo da parte 525 milioni per 3 anni, aveva anche previsto che qualora quelle risorse si fossero dimostrate ridondanti rispetto ai limiti d’indennizzo convenuti, ci sarebbe stata una seconda elargizione – si presume in misura proporzionale alla prima erogazione – fino ad esaurimento delle relative scorte. Decisamente: uno straordinario ottimismo.

A quanto ammonterà, infatti, l’eventuale indennizzo? Ovviamente, in questa fase, si può solo tentare una risposta à la Trilussa: una possibile media tra tutti i pretendenti. Di cui, tuttavia, non sono note le cifre precise. Si può solo dire che, secondo indiscrezioni stampa, i risparmiatori più o meno truffati oscillano tra le 200 e le 300 mila persone. Ed ecco allora di che si tratta: di una cifra annuale che oscilla, tra i 2.625 euro ed i 1750 euro a testa, a seconda delle ipotesi di partenza. Alla fine del triennio il rimborso complessivo oscillerà tra i 5.250 ed i 7.850 euro, ma con un’ulteriore complicazione. Vi saranno alcuni, i più fortunati, che lo riceveranno subito, mentre gli altri dovranno aspettare. I più scarognati lo potranno ricevere solo nel 2021. Si potrà fare qualcosa per ovviare a questo inconveniente? Forse. Bisognerà trovare qualcuno che anticipi le somme per conto dello Stato, rendendole tutte disponibili nel momento della liquidazione del dovuto. Non sarà semplice: basti guardare a come sono smaltiti i debiti della Pubblica Amministrazione. Comunque: un’altra piccola grana, che si aggiunge a tutto il resto.

Exit mobile version