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La Casa Bianca caccia la Turchia dal programma F-35

“Sfortunatamente, la decisione della Turchia di acquistare sistemi di difesa aerea russi S-400 rende impossibile il suo continuo coinvolgimento nel programma F-35”, inizia così lo statement con cui la Casa Bianca annuncia che Ankara verrà buttata fuori dal programma internazionale sul caccia di ultima generazione (prodotto dalla Lockheed Martin con varie collaborazioni con i paesi alleati aderenti). Un velivolo che va oltre all’aspetto tecnico-tecnologico, ma è un reale vettore di diplomazia per Washington.

Da diverso tempo Ankara era stata avvertita. Sia dal punto di vista tecnico: perché i sistemi militari alleati devono esser interoperabili, e gli S-400 russi, la cui prima spedizione è arrivata in Turchia pochi giorni fa (foto), non lo sono. Sia da quello politico. Gli F-35 sono la Via della Seta americana, il link che collega gli alleati atlantici, sono un elemento di coesione tanto quanto l’acquisto degli S-400 rappresenta una debolezza, un’esposizione a lusinghe russe che apre le porte della Nato a Mosca.

“L’F-35 non può coesistere con una piattaforma di raccolta di intelligence russa che verrà utilizzata per conoscere le sue capacità avanzate. Gli Stati Uniti hanno lavorato attivamente con la Turchia per fornire soluzioni di difesa aerea per soddisfare le proprie legittime esigenze [turche], e questa Amministrazione ha fatto diverse offerte per spostare la Turchia in prima linea per ricevere il sistema di difesa aerea degli Stati Uniti PATRIOT”, scrive la presidenza statunitense.

Pochi minuti dopo della pubblicazione della nota ufficiale della Casa Bianca, la sottosegretario alla Difesa per le Acquisizione e il mantenimento, Ellen Lord, parlava davanti al Pentagono e dettava i tempi per Ankara. Marzo 2020, da quel momento in poi i turchi saranno del tutto fuori dal programma — teoricamente ci sarebbero i tempi per recuperare, praticamente però è difficile prevedere come. Aggiunta cruciale del vice-sottosegretario per le Policy, David Trachtenberg: lo abbiamo fatto per la Nato, per preservare la sicurezza dell’alleanza — di cui la Turchia è parte.

“La Turchia è stata un partner di lunga data e di fiducia e alleata della Nato per oltre 65 anni, ma accettare l’S-400 mina gli impegni che tutti gli alleati si sono fatti l’un l’altro per allontanarsi dai sistemi russi. Ciò avrà impatti negativi sull’interoperabilità della Turchia con l’Alleanza. Gli Stati Uniti apprezzano ancora molto la nostra relazione strategica con la Turchia. Come alleati della Nato, la nostra relazione è multistrato e non si concentra esclusivamente sull’F-35. La nostra relazione military-military è forte e continueremo a cooperare con la Turchia in modo approfondito, consapevoli dei vincoli dovuti alla presenza del sistema S-400 in Turchia”. E non potrebbe essere altrimenti, d’altronde: perché il valore strategico dell’alleanza non è in discussione (sebbene sul vulnus che s’è creato i russi gongolino). Il territorio turco ospita Incirlik, base Nato con all’interno le testate nucleari americane, ma ora sarà anche sede dei radar dei sistemi russi, potenzialmente in grado di raccogliere informazioni di intelligence da trasmettere tramite con backdoor a Mosca.

(Foto: Twitter)

 

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