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Chi è Dario Franceschini, nuovo ministro della cultura

Figlio di un partigiano cattolico e deputato della Dc, il ferrarese Dario Franceschini è stato al governo per cinque volte. Prima Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri nei governi D’Alema II, Amato II; poi Ministro per i Rapporti con il Parlamento nel governo Letta, e Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo prima nel governo Renzi e poi riconfermato in carica nel governo Gentiloni.

Due i provvedimenti culturali che spiccano durante il suo ministero: la nascita dell’Art Bonus, ovvero un credito d’imposta del 65% per privati e imprese che offrono denari per il restauro del patrimonio culturale pubblico o per attività di musei, fondazioni lirico-sinfoniche o teatri; e l’ingresso gratuito ogni prima domenica del mese, in tutti i musei e luoghi della cultura del paese.

La sua attività politica è stata perimetrata nell’area che, dalla Margherita e dall’Ulivo, è sfociata nel Pd, di cui è stato vicesegretario e segretario nazionale. In precedenza è stato il primo presidente del gruppo dell’Ulivo alla Camera dei deputati dal 2006 al 2008 e successivamente presidente del gruppo del PD dal 17 novembre 2009 al 19 marzo 2013.

Ha affiancato l’attività politica a quella pubblicistica, firmando cinque romanzi per Bompiani e La Nave di Teseo. Due di essi, “Nelle vene quell’acqua d’argento” e “Daccapo” sono stati tradotti in Francia per i tipi della Gallimard.

I suoi inizi in politica, sempre nell’ambito della sinistra diccì, sono coincisi con il giornalismo di analisi: ha fondato il mensile Nuova Politica, poi nel 1989 ha diretto a Roma il mensile Settantasei, in seguito vice-direttore del mensile Il Confronto e del settimanale del partito La Discussione.

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