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Chi sono i Fratelli musulmani arrestati in Egitto

Sedici membri dei Fratelli musulmani, messi al bando in Egitto, sono stati arrestati dalle forze di sicurezza del Paese, che hanno anche sequestrato diverse somme in valuta estera, passaporti e altri documenti. Un avvenimento che ora vede impegnate le autorità egiziane, certe che anche dopo i fermi di ieri la tensione resti ancora alta.

Secondo il ministero degli Interni egiziano, il gruppo aveva un piano che puntava a minare la sicurezza e la stabilità del Paese, prendendo di mira diverse strutture vitali come tribunali, edifici del governo e delle forze armate. Obiettivo: provocare uno stato di caos tale da permettere ai membri della Fratellanza di tornare sulla scena politica in Egitto.
Secondo gli investigatori del Cairo, il nucleo fuorilegge – considerato dalle autorità nazionali un gruppo terroristico – aveva contatti con alcune cellule in ​​Turchia, tre, nello specifico.
Con il denaro, si voleva anche aiutare i membri della confraternita ricercati dalla sicurezza a fuggire in alcuni Stati europei tramite la Turchia, riferisce il ministero in una nota.

I soggetti arrestati operavano sotto copertura come impiegati in società private. I Fratelli Musulmani sono saliti alla ribalta dopo la rivolta del 2011 che ha rovesciato il presidente Hosni Mubarak. L’ingegnere formatosi negli Stati Uniti Mohamed Morsi divenne all’epoca il primo presidente egiziano eletto democraticamente, poi rovesciato da Abdel Fattah al-Sisi nel 2013. Morsi è deceduto nel giugno scorso durante il processo. Alla fine del 2014 le autorità egiziane hanno bandito la Fratellanza, sciolta come organizzazione. Le autorità hanno in questi anni sequestrato decine di miliardi di sterline egiziane in fondi della Fratellanza che, nei timori del governo, dovevano servire per attacchi terroristici.

ANKARA

La Turchia ha sostenuto i Fratelli musulmani, provocando da un lato l’irritazione dell’Arabia Saudita che la considera come una minaccia alla propria stabilità, e dall’altro la “scissione” negli appoggi anche in Libia dove Ankara sostiene il governo di Tripoli, mentre l’Arabia Saudita e i suoi alleati appoggiano Khalifa Haftar. Non va dimenticato anche il ruolo del Sudan, soprattutto dopo la cacciata di Omar al-Bashir ad aprile di quest’anno. Con quest’ultimo Erdogan aveva siglato alcuni accordi nella scorsa primavera, ma poi i nuovi leader militari stanno ricevendo aiuti significativi dall’Arabia Saudita e stanno mettendo in stand-by la Turchia.

VIOLENZA

È di poche settimane fa un attacco alla Fratellanza portato dalle sue stesse fila: Magdy Shalash, un membro anziano che vive in Turchia, ha raccontato sui social come è strutturato l’anello interno dell’organizzazione.

twitter@FDepalo

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