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Il centrodestra, l’identità italiana e la democrazia. Il commento di Ippolito

Ieri, nella splendente Piazza San Giovanni di Roma, davanti alla statua di San Francesco e dietro l’imponente Arcibasilica, con il bacio di sole della caratteristica ottobrata, si è riunito tutto il centrodestra. Non soltanto erano presenti i tre partiti fondatori, non soltanto vi erano i tre leader, ma da tutta Italia sono giunti nella capitale oltre duecentomila persone, un fiume in piena che non si vedeva da almeno trent’anni.

Persone perbene, lavoratori, padri e madri di famiglia, ma anche ragazzi e ragazze dai volti puliti, in un clima da grande comunità della migliore Italia, che chiacchierava serenamente tra sé, con i volontari e le forze dell’ordine.

Il consesso è stato importante per loro, per i militanti e cittadini, sballottati dagli avvenimenti politici poco chiari di questi mesi, dominati da ribaltoni e trasformismi, ma che ieri hanno potuto beneficamente consolidarsi in un un blocco politico nazionale enorme, intergenerazionale, di straordinario rilievo.

In primo luogo, il passato, la storia. Silvio Berlusconi era lì, ha parlato, dando non solo il proprio contributo, ma benedicendo il percorso unitario ritrovato di una coalizione, creata oltre vent’anni fa da lui stesso, che adesso entra ufficialmente in una nuova fase storica di sintesi tra le tre anime, popolari, liberali e conservatrici, del centrodestra, condotta dalla Lega.

Poi, Giorgia Meloni, che ha portato il suo contributo femminile, dando uno slancio coerente e trainante, sottolineando l’importanza della nostra identità italiana, la coerenza di un’alternativa storica a tutta la sinistra, sorretta sulla centralità della nostra particolarità nazionale, fatta di popolo, di cristianità e di fedeltà agli ideali permanenti della destra nazionale.

In ultimo, Matteo Salvini, guida sicura di un partito che rappresenta tutte le comunità locali unite nella grande nazione, del grande popolo italiano che non vuole subire l’invasione dell’immigrazione, che non vuole essere dominato da altri Paesi e da altri interessi, che vuole restare se stesso: popolo cristiano, orgoglioso, generoso, laborioso, solidale, unito e democratico.

Questo centrodestra è il coronamento di un sogno, costruito da Berlusconi negli anni ’90, e oggi materializzato in un consenso di coalizione enorme. Identità italiana, identità cristiana, identità democratica.

Vedere così tanta gente che era felice di conoscersi e ritrovarsi insieme, senza distinzioni di partito, ma solo nella comunanza di passioni, valori e volontà ha un significato esistenziale e politico enorme. La politica non sono intrighi ma appartenenza e condivisione.

Dopodiché, non è facile comprendere con quale coraggio vi siano al governo e in Parlamento quattro sinistre quando la nazione intera è e resta tutta all’opposizione, mietendo vittorie ovunque.

Ma la consapevolezza di un’inarrestabile crescita della politica vera degli italiani, di una volontà di essere autenticamente rappresentati, ha dimostrato ieri di essere un processo irreversibile, condotto da una leadership trainante e coraggiosa.

Non è questione di personalismi, ma rivendicazione di una visione del mondo stabile, duratura e senza compromessi.

Le idee di tutto il centrodestra sono chiare e semplici, infatti, antagoniste a torbidi di palazzo e ad incomprensibili ed insane retoriche progressiste, che attaccano i fondamenti della nostra essenza nazionale: Dio, Patria e Famiglia.

Tutto quello che di nuovo e di vecchio c’è a sinistra dovrà necessariamente rendersi conto che dall’altra parte della barricata non ci sono Salvini, Meloni e Berlusconi, ma un intero popolo e un’intera comunità consapevole e compatta da Nord a Sud, che si vede e si concepisce diversa e opposta a tutto il potere della sinistra, non volendo perdere la propria sovranità nel mondo globale.

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