Skip to main content

Un 2 giugno per rilanciare la Difesa nazionale. Gli auspici del gen. Arpino

Nonostante le incertezze da Covid-19, la Festa della Repubblica di quest’anno potrebbe aprire una nuova fase positiva per la Difesa nazionale, per le Forze armate, l’industria e i rapporti con partner e alleati. Ne è convinto il generale Mario Arpino, già capo di Stato maggiore della Difesa, che abbiamo raggiunto per commentare il 2 giugno 2020 e le incertezze che aleggiano sul settore della Difesa.

Che 2 giugno è quello di quest’anno, ai tempi del Covid-19?

È un 2 giugno particolare, che non perde di certo il valore della Festa della Repubblica, anche se la parata non si fa. Ci sarà il capo dello Stato e ci saranno le Frecce tricolori, insieme al ricordo della gente che, da sempre, apprezza il 2 giugno. Per quanto mi riguarda, sarà una festa diversa dall’anno scorso, quando decisi di non partecipare. Nonostante il Covid-19, per la Difesa mi sembra che ci stiamo avviando verso un periodo abbastanza buono.

Ci spieghi meglio.

Abbiamo un ministro e due sottosegretari che se ne interessano, molto attivi con molte iniziative. Spero che questo 2 giugno possa aprire una stagione positiva per la Difesa.

Anche se gli esperti avvertono su rischi di tagli al bilancio.

Non dobbiamo pensare solo ai tagli, che forse ci saranno. Bisogna pensare all’approccio politico, che mi pare finalmente positivo sui temi che riguardano la Difesa nazionale. Ci potranno essere temporanei spostamenti di programmi, ma ciò non è necessariamente un danno. La Difesa c’è abituata. Le Forze armate e l’industria hanno bisogno soprattutto di pianificazione e certezza per il futuro. Su questo ho visto dalla politica dichiarazioni di disponibilità che non avevo mai notato in passato. È un riconoscimento importante, che spero possa allargarsi anche alle parti politiche meno favorevoli al settore, compresa per la parte relativa all’export. Abbiamo un’industria molto attraente oltre i confini nazionali, capace di supportarci nelle relazioni con l’estero.

Torna però a far discutere la commessa all’Egitto.

La questione andrebbe vista con realismo. Non possiamo restare ancorati a visioni ideologiche e farci del male. Va capito che i regimi sono quelli che sono, non tutti così democratici come vorremmo. Bisogna essere realistici e non perdere opportunità di rafforzare legami preziosi per i nostri interessi.

Tra le ultime iniziative nel campo della Difesa, c’è l’intervista al ministro Guerini pubblicata sull’Atlantic Council che ribadisce la collocazione euro-atlantica dell’Italia.

Si tratta di dichiarazioni rassicuranti per tutti, sia per la politica, sia per l’industria. È un monito e un impegno importante, tra l’altro espresso per iscritto su un canale che circola oltreoceano.

Recente anche la lettera a quattro, con i colleghi di Francia, Germania e Spagna, alla Commissione europea per mantenere alto il livello d’ambizione della Difesa comune.

È un’impostazione positiva quella data in Europa affinché si possano conservare i fondi previsti per le varie iniziative della Difesa. C’è da notare inoltre che un simile impegno a quattro, che includesse anche l’Italia per fornire raccomandazioni all’Unione europea, non c’era mai stato.

Mi sembra di capire che quello che nota è un cambiamento culturale sui temi della Difesa. È così?

Sì, si tratta di un assetto culturale, e su questo noto un approccio che non vedevo da molti anni. Ciò che manca adesso è una linea-guida di lunga prospettiva. Il Libro bianco non era niente male in tal senso. Potrebbe essere ripreso nei suoi punti generali e agevolare la pianificazione per le Forze armate, l’industria, e persino per la politica estera, che mai come in questo momento ha bisogno di direttive.

Exit mobile version