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Campidoglio e Palazzo Marino. Tutte le spine della maggioranza secondo Franchi

Niente schema Liguria per le amministrative di Pd e M5s, dice a Formiche.net il giornalista Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera. Il riferimento è ad evitare soluzioni-tampone (come Sansa, ndr), preferendo una strategia di insieme che ad esempio rifletta sull’appeal del candidato al secondo turno. Franchi mette l’accento anche sulle contraddizioni interne al M5S (“a rischio implosione”) e su Carlo Calenda dice che…

Perché è così difficile trovare la quadra sulla candidatura di Calenda al Campidoglio?

Ci sono ovviamente motivi interni al Pd ma anche il fatto che quella scelta porrebbe dei problemi, oltre che con i gruppi dirigenti, anche in termini elettorali. Al secondo turno quanti grillini lo sosterrebbero? Inoltre va ricordato che Calenda e il suo piccolo partito sono comunque all’opposizione oggi. Motivi banali che credo vadano tenuti in conto. Sullo sfondo vedo un’irrisolutezza comune a tutte le parti in causa.

Candidati comuni come Sansa in Liguria, però, non hanno sfondato: Pd e M5s come potranno evitare alle amministrative di primavera di commettere lo stesso errore delle scorse regionali?

Dovrebbero cambiare molto. Però prima di entrare nel merito ricorderei che, a differenza delle regionali, nelle comunali c’è il doppio turno: quindi il vero nodo secondo me sarà quello di individuare un candidato in grado di giocarsela al secondo turno. Per cui occorrerebbe sia trovare candidati adatti, sia condurre la campagna elettorale da ambo le parti evitando che il contrasto di fondo bruci i ponti. Tutto questo andrebbe collocato in un quadro se non di pace per lo meno di tregua armata tra i due partiti in maggioranza. Soluzioni tirate fuori dal cappello, in una situazione già pessima per il centrosinistra come fatto in Liguria, non vanno bene.

Per arrivare ad una sintesi politica occorre che il M5S sciolga il suo nodo atavico: movimento o partito. Ci riuscirà?

I grillini temono che questo sia un lodevole tentativo di razionalizzare in termini politici tradizionali un qualcosa che si lascia poco rappresentare in quei termini. Se fosse solo questa la natura dello scontro intestino, assisteremmo ad un passaggio canonico che si verifica in tutti i partiti politici: una spaccatura su questioni di fondo tale da prevedere una logica di compromesso o di scissione. Ma io a tutto penso fuorché a questo schema: più che una divisione in due, temo prevalga la logica dell’implosione.

Con quali rischi?

Non è mai successo in passato che il partito di maggioranza relativa nelle elezioni politiche da cui è scaturito l’attuale Parlamento fosse così in crisi, forse solo con l’eccezione del 1992 ma per altri motivi. Dal momento che i numeri alla fine contano, ecco che tutto è reso molto più complicato. Come osservato da Panebianco le elezioni locali non sono come quelle nazionali: non prenderanno il 25% ma nemmeno scompariranno del tutto. Le elezioni locali le hanno quasi sempre perse. Per cui il quadro starebbe per riposizionarsi sul binario del bipolarismo, ma c’è comunque una forza che nasce ed è sentita da tutti come neutra, né di destra né di sinistra. Non sappiamo come il venir meno dei loro principi, ovvero “uno vale uno” o “una soluzione semplice per ogni problema complesso”, inciderà su chi o su cosa sostituirà il M5s.

Dopo Sassoli candidato in Ue dal Pd, anche il centrodestra punta su volti del giornalismo. Si fanno i nomi di Porro, Sangiuliano e Giletti per Roma. La strategia è vincente?

Secondo me è più facile che al secondo turno a Roma un pezzo di elettorato del M5s tra Giletti e Calenda scelga il primo, Non è l’Arena in fondo è stato il brodo dei grillini. Non dimentichiamo però che è una vecchia storia quella dei giornalisti che tentano il grande salto: lo hanno fatto ieri Santoro e Gruber, come oggi Carelli e Paragone. Ma ieri però ad esempio il Pci poteva permettersi di candidare nomi del calibro di Ginzburg o Petroselli.

Calenda al Campidoglio la convince?

Lo vedo meglio a Roma che come leader nazionale. Al Campidoglio avrebbe un senso, anche perché di personale strettamente politico proprio non ce n’è. Chi ricorda il nome di un dirigente del Pd romano? Io no.

twitter@FDepalo

 

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