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I bancari americani faranno una brutta fintech. L’allarme degli analisti

L’avanzata della digitalizzazione e degli operatori che erogano prestiti e finanziamenti pur non essendo banche, sta erodendo l’intero sistema front office nel credito. L’allarme degli economisti, via Financial Times

Potrebbe essere una mattanza, forse per colpa della pandemia o più semplicemente per la progressiva digitalizzazione del sistema bancario americano. Fatto sta che qualcosa sta per cambiare tra le banche al di là dell’Atlantico. Succede che secondo non pochi analisti le banche statunitensi stanno per perdere 200mila posti di lavoro, il 10% dei dipendenti, nel prossimo decennio.

“Questa sarà la più grande riduzione di organico delle banche statunitensi nella storia”, ha detto al Financial Times Mike Mayo, analista di Wells Fargo. E pensare che negli Usa il numero di posti di lavoro è rimasto pressoché invariato a 2 milioni di unità, nell’ultimo decennio. I lavori più a rischio sono quelli nelle filiali e nei call center e ciò è coerente con le statistiche del Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti che prevedono un calo del 15% dei posti di lavoro nell’ambito dei servizi front office.

Molto, spiegano gli economisti sul quotidiano britannico, va imputato all’avanzata della tecnologia nei servizi finanziari, il fintech. Un’avanzata che “si è intensificata nell’ultimo anno, rendendo necessari tagli di posti di lavoro: le banche devono diventare più produttive per rimanere rilevanti. E questo significa più computer e meno persone “, ha spiegato Mayo.

Quasi per paradosso, la pandemia ha fatto aumentare l’organico delle banche americane di circa il 2% lo scorso anno, poiché gli istituti hanno assunto personale per soddisfare l’improvvisa domanda di mutui e prestiti alle piccole imprese, garantiti dallo Stato. “Ma è probabile che questa tendenza si inverta nel breve termine, comportando i tagli ai posti di lavoro, a causa dell’aumento della concorrenza da parte di società fintech che erogano servizi finanziari”.

Allora forse aveva ragione Jamie Dimon, ceo di Jp Morgan, che nella sua annuale lettera al mercato, esprimeva non poche perplessità sulla concorrenza spietata del fintech. “È del tutto chiaro”, ha scritto Dimon, che, sempre più, molti prodotti bancari, come i pagamenti e alcune forme di deposito stanno uscendo dal sistema bancario tradizionale. Inoltre, il prestito in molte forme – tra cui il mutuo, sta entrando in un nuovo modo di fare banca”. Tutto questo ha ingrossato il mercato fintech, a discapito del sistema tradizionale. “Le nuove banche stanno guadagnando quote sempre maggiori sui conti dei consumatori e anche i pagamenti stanno uscendo dal sistema bancario”. Primo punto, dunque, quelli che fino a ieri erano strumenti propri del sistema bancario tradizionale, oggi non lo sono più, perché condivisi giocoforza con le nuove realtà del fintech”.

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