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Gli Usa “deviano” la Via della Seta investendo nei porti greci. Mentre in Italia…

Per contrastare la crescente influenza economica globale della Cina, Washington ha capito che deve investire lì dove la Via della Seta prova a conquistare infrastrutture strategiche. I cantieri navali di Elefsina stanno per tornare a nuova vita, grazie al governo degli Stati Uniti che punta a riammodernarlo come “controcanto” al Pireo, in mano a Cosco China

Inizia dalla Grecia la “rincorsa” a stelle e strisce alla Via della Seta? Sta crescendo il derby infrastrutturale tra Cina e Usa, con Washington intezionata sempre più a spezzare la dipendenza da capitali cinesi dei paesi Ue. L’esempio ellenico con i cantieri di Elefsina non è il solo, a fronte di scenari caldi come i porti italiani di Trieste e Taranto (in Puglia lo scalo è connesso alla scalata cinese dei cantieri Ferretti che tante preoccupazioni sta arrecando al comparto difesa).

QUI GRECIA

I cantieri navali di Elefsina stanno per tornare a nuova vita, grazie al governo degli Stati Uniti che punta a riammodernarlo come “controcanto” al Pireo, saldamente nelle mani di Cosco China. Pechino come è noto ha reso l’hub ateniese il più importante del Mediterraneo, movimentando 5 milioni di containers annui. Il trend potrebbe arrivare fino a 7 milioni.

In modo particolare, e in riferimento ai dati diffusi nel dicembre scorso, Pireo è diventato il primo scalo del Mediterraneo e il quarto in Europa. Secondo i dati diffusi da COSCO Shipping Ports nel terzo trimestre dell’anno sono stati scambiati 1,287 milioni di TEU che si sono aggiunti ai 2.569 milioni di TEU del primo semestre dell’anno, con il risultato che nei 9 mesi dell’anno la movimentazione dei container ha raggiunto i 3.687 milioni di TEU. Pireo in questo modo ha superato Valencia, mentre nella classifica mondiale è ora salito al 26mo posto, migliorando la 93esima posizione che occupava dieci anni fa.

LE MOSSE USA

Elefsina e Alexandroupolis rappresentano la mossa americana legata alle infrastrutture elleniche: il controllo statale dei due maggiori porti del Paese, Pireo e Salonicco, è già stato ceduto ed è in pieno svolgimento il processo per la gestione di almeno un’altra mezza dozzina da affidare a operatori privati. Già detto del Pireo, gestito dalla cinese Cosco Shipping, ecco che Salonicco è stata inglobata da Belterra Investments, di proprietà dell’uomo d’affari greco-russo Ivan Savvidis, vicino all’inner circle putiniano. La vicinanza con le pipeline di Tap e Tanap è decisiva.

Il dossier cantieristica è legato a doppia mandata alla nuova commessa per le fregate militari elleniche, su cui il governo greco deciderà in questi giorni. L’offerta Usa è quella in vantaggio, dal momento che la Marina degli Stati Uniti è stata impegnata negli aspetti di coproduzione locale di questo programma.

CANTIERI & FREGATE

La strada è stata tracciata dal lavorìo sotterraneo realizzato dall’ambasciatore americano ad Atene, Jeoffrey Pyatt, giunto già al terzo rinnovo, che dal 2015 ha collaborato molto in questi anni con il governo greco e in particolare con il ministro Georgiadis su come far rivivere le importantissime tradizioni marittime elleniche. Per cui Elefsina e Skaramangas sono possibili siti dove far produrre la fregata ellenica del futuro: la proposta americana di Lockheed Martin con Fincantieri, partner italiano, è quella di far fabbricare in Italia presso il cantiere Fincantieri la prima delle quattro nuove navi, e le tre ulteriori navi prodotte ad Atene. Suddetta opzione faciliterebbe anche l’addestramento e l’aggiornamento delle capacità dei cantieri greci.

STRATEGIA

E’di tutta evidenza che, al fine di contrastare la crescente influenza economica globale della Cina, Washington deve imboccare la strada del controcanto alla Via Della Seta, attraverso una massiccia opera di investimenti strategici: lo stesso Presidente Joe Biden, come riportato da queste colonne ieri, mette sul piatto 2 miliardi per rimuovere il 5G “made in China”.

In questo modo porti, reti infrastrutturali e digitali dovranno essere funzionali alla coalizione atlantica, evitando di finire in mani straniere. A questo scopo contribuisce il supporto dell’International Development Finance Corp. (DFC), il braccio operativo del governo Usa con cui competere con le azioni cinesi.

@FDepalo

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