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Quanto durerà la “droga” del deficit da Pnrr in Italia? Risponde Quagliariello

Il senatore a Formiche.net: “Quota cento e il reddito di cittadinanza, a cui personalmente aggiungerei il 110 per cento, sono provvedimenti che potrebbero provocare delle distorsioni, con precise conseguenze tanto economiche quanto sociali”

A dieci anni dalla lettera della Bce si rischia di non rimettere il Paese sulla strada della crescita? Il tema sta interessando analisti e amministratori che, al netto della straordinarietà del momento legata alla risposta finanziaria alla pandemia, si interrogano su come vada affrontato il Pnrr.

L’Italia ha dinanzi la strada indicata dal premier Mario Draghi, ovvero la creazione di un debito buono da cui partire per provare a creare sviluppo. Il rischio, però, rispetto ad altri contesti più sani, è che il pregresso italico, rappresentato dalla zavorra del maxi debito pubblico e di un contesto strutturale ancora tutto da riformare, possa ritardare il cammino indicato dall’ex numero uno della Bce.

QUAGLIARIELLO

Oggi Stefano Feltri su Domani lamenta che riforme dell’austerity sono di fatto state cancellate da quota cento e reddito di cittadinanza: un errore approcciarsi al Pnrr senza i necessari tagli, come invece chiede Veronica De Romanis su La Stampa? Secondo il senatore di Idea Gaetano Quagliariello, vicepresidente di Coraggio Italia, il Pnrr è una grande occasione per provare a riportare, nell’ambito della fisiologia, una serie di situazioni del sistema italico.

“La prima riguarda il rapporto tra politica e competenza, in secondo luogo il tema della giustizia, dove è stato cancellato il caposaldo della rivoluzione grillina. Adesso dovremmo iniziare a muoverci anche nell’ambito del mercato e dell’economia. Non ho il mito della mano invisibile del mercato, penso che non sia sufficiente il meccanismo del mercato per garantire democrazia. L’esempio cinese degli ultimi anni è calzante. Di contro è assolutamente evidente che alcune distorsioni eccessive del mercato provocano altrettanti problemi: chiudere con il mito del mercato come produttore automatico di sviluppo non significa aprire al fatto che il mercato si può stravolgere. Certamente quota cento e il reddito di cittadinanza, a cui personalmente aggiungerei il 110 per cento, sono provvedimenti che potrebbero provocare delle distorsioni, con precise conseguenze tanto economiche quanto sociali”.

MANODOPERA & PNRR

Uno dei principali problemi lo accusa il settore centromeridionale del Paese, aggiunge, dove manca la manodopera. “Un vulnus che va risolto prima che il Pnrr entri in azione. In caso contrario avremmo creato lavoro ma senza le necessarie competenze. In alcuni casi ciò dipenderà da cause strutturali, come la crisi demografica. In altri dalle distorsioni a cui ho fatto cenno prima. Per questa ragione Mario Draghi ha osservato che il problema non è la legittimazione di fondo del rdc, perché va riconosciuto che la presenza di una misura di welfare è dettata da condizioni estreme. È altrettanto certo però che quella soluzione non ha funzionato”. L’assenza di manodopera, quindi, è collegata, secondo l’ex ministro delle Riforme, ai meccanismi attivati dal Rdc sia a livello economico che sociale, innescando una mentalità in cui nessuno punta sul lavoro per il proprio futuro.

DROGA DEFICIT

Quanto potrà durare la droga del deficit? È ammissibile invocare una nuova austerity per non incorrere nei medesimi errori oppure non è questo il momento? Secondo il senatore Quagliariello vanno considerati due aspetti: “La liberalizzazione del deficit è stata una misura globale, dal momento che la pandemia ha colpito tutto il mondo. Per cui tale ombrello che si è aperto non copre solo noi, ma in particolare noi. La specificità italiana risiede nel fatto che si innesta su un passato più difficile rispetto ad altri contesti. Non sono un economista, ma ritengo che il problema non sia nella durata del deficit quanto nella nostra capacità di produrre in termini di sviluppo. Porto il semplice esempio di una famiglia in grave crisi, che non può essere risolta solo stringendo la cinghia: è costretta a fare debito. Il nodo è se, a fine crisi, sarà in grado di produrre reddito sufficiente per poter ripagare, almeno in parte, il proprio debito. Quando Draghi parla di debito buono e debito cattivo si riferisce a questo passaggio”.

@FDepalo

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