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Il trading colpisce ancora. E alla Fed cade il numero due

Dopo il passo indietro di due alti dirigenti, lo scorso settembre, seguito dalla stretta di Powell sulle transazioni operate dai vertici della Fed, anche il vicepresidente Richard Clarida inciampa nell’attivismo sui mercati

Sembra il gioco dei birilli, dove ne cade uno e poi tutti insieme. Succede alla Federal Reserve, la principale banca centrale del mondo, da poche settimane affidata ancora alle cure di Jerome Powell, che come primo atto a valle della riconferma ha annunciato l’avvio del tapering: il progressivo disimpegno dagli stimoli monetari e il rialzo dei tassi.

Richard Clarida, vicepresidente della Fed, si dimette dopo essere stato messo sotto accusa per le operazioni di trading effettuate all’inizio della pandemia. La banca centrale statunitense ha annunciato che Clarida, il cui mandato quadriennale sarebbe scaduto alla fine di questo mese, avrebbe lasciato la sua posizione già venerdì 14 gennaio. Le dimissioni di Clarida fanno seguito alle notizie che attestano un fatto sconveniente: il dirigente nel 2020 era stato più attivo nei mercati finanziari di quanto aveva inizialmente affermato.

Attenzione, la vicenda non è nuova. Tutto ruota intorno alle norme sul trading approvate dallo stesso Powell, lo scorso mese di ottobre e che riguardano gli alti funzionari della banca centrale. Secondo le nuove regole imposte da Powell le vendite e gli acquisti di titoli e azioni devono essere limitati a investimenti ad ampio raggio come i fondi comuni, e dovranno essere per giunta pre-approvati dalla stessa Fed e pre-programmati, riducendo al minimo il potenziale utilizzo di informazioni riservate in mano agli stessi funzionari. Di più. Le nuove regole impongono ai funzionari della Fed di fornire almeno 45 giorni di preavviso circa le loro transazioni.

La stretta si è resa necessaria dopo altri due addii eccellenti e sempre riconducibili al trading disinvolto. L’uscita di scena di Clarida è infatti la terza, nella Fed, dopo quella di Eric Rosengren e Robert Kaplan, già alla guida di due filiali regionali della Fed, si erano dimessi a settembre. In autunno si scoprì, infatti, che i due avevano comprato e venduto frequentemente azioni l’anno scorso, mentre detenevano anche partecipazioni in diversi fondi di investimento. Clarida, nel frattempo, ha spostato tra 1 e 5 milioni di dollari da un fondo obbligazionario a un fondo azionario pochi giorni prima che la Fed annunciasse misure di emergenza per sostenere i mercati finanziari mentre la crisi del Covid-19 si intensificava.

Che ci fosse aria di stretta, dopo il caso Rosengren-Kaplan, era risultato abbastanza chiaro ascoltando la testimonianza davanti al Congresso lo scorso settembre, dello stesso Powell. Il quale aveva ammesso che le regole che permettevano il trading di Kaplan e Rosengren erano inadeguate a sostenere la fiducia del pubblico, anche se sembravano soddisfare i protocolli esistenti in altre istituzioni. “Ora capiamo che dobbiamo modificare le nostre pratiche”. Detto, fatto. E un’altra testa è caduta.

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