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Tutti i perché del passo indietro di Schröder da Rosneft

Assieme all’ex cancelliere si sfila anche il magnate Matthias Warnig, nome di peso nella finanza russo-teutonica: le pressioni esterne sulla Spd e gli imbarazzi interni, tutti concentrali su Olaf Scholz, alla base della tardiva decisione

Era solo questione di tempo il passo indietro dell’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder dal consiglio di sorveglianza del colosso russo Rosneft. Troppo intense le pressioni esterne sulla Spd e gli imbarazzi interni che si sono riverberati, di riflesso, sul cancelliere Olaf Scholz, già alle prese con problemi di natura politica. Assieme all’ex cancelliere, che non ha mai condannato l’invasione russa dell’Ucraina, si sfila anche il magnate Matthias Warnig, nome di peso nel panorama della finanza russo-teutonica.

È solo l’inizio

Si sta discutendo anche dell’abolizione del suoi benefit da ex cancelliere, quantificati in un fondo da 400.000 euro. Ma questo potrebbe essere solo il primo passo di un più lungo addio alle utilities russe. “Anche se accade in ritardo, accolgo con favore questo passo – ha commentato il deputato socialdemocratico Ralf Stegner – Tuttavia Schröder ricopre altre posizioni in società russe e deve rinunciare anche a quelle ha aggiunto. Secondo Detlef Müller, vice capogruppo della Spd la decisione della commissione bilancio di rimuovere i privilegi dell’ex cancelliere di Gerhard Schröder è corretta e continua ad applicarsi, anche dopo la sua rinuncia al consiglio di sorveglianza di Rosneft: “Non c’è niente a cui tornare indietro. A differenza di altri, Gerhard Schröder non ha preso le distanze da Vladimir Putin e dalla sua guerra di aggressione”.

Dasvidania Rosneft

Schroder si trova ancora in posizioni apicali nei progetti Nord Stream e Nord Stream 2, gasdotti che corrono attraverso il Mar Baltico e che collegano Russia e Germania. Si tratta di pipeline che sono state alla base, da un lato, della strategia merkeliana per imbullonare i destini energetici di Berlino a Mosca e, dall’altro, che hanno visto lì coagularsi la reazione occidentale, con lo stop al Nord Stream deciso (a fatica) dal governo federale dopo l’invasione russa, ma di fatto sostenuto da Nato e Ue. Una scelta che ha avuto anche delle appendici politiche ed economiche, come gli allarmi che continuano ancora a circolare sulla stampa tedesca relativamente alla crisi in atto nell’industria teutonica che dovrà procedere senza il gas russo.

L’industria tedesca

L’industria tedesca sta affrontando una crisi esistenziale che si può scorgere dal tono degli analisti tedeschi: secondo un’indagine condotta su 25.000 imprese, emerge che la guerra in Ucraina potrebbe diventare una crisi economica permanente, soprattutto nell’industria. Ma si tratta di uno scenario comune a molte economie europee e mondiali, anche per questa ragione il dibattito sorto internamente alla Spd (e ovviamente anche in ambito Nato) si è concluso con una convinzione unanime: situazioni come quella dell’ex cancelliere socialdemocratico, se prolungate, avrebbero minato anche la credibilità stessa della reazione occidentale oltre che rappresentare una zavorra per il partito che esprime l’attuale cancelliere. Nessuno ha ancora dimenticato le parole di Schroder quando aveva aspramente criticato le richieste ucraine di armi definendole “un voler sferragliare la sciabola”.

Warning

Oltre a Schroder spicca il nome di Matthias Warnig, 66enne molto amico del presidente russo Vladimir Putin e tra i tedeschi maggiormente a proprio agio negli ambienti finanziari legati al Cremlino. Dal 2011 siede nel consiglio di sorveglianza delle compagnie petrolifere statali Transneft e Rosneft, è nel consiglio di sorveglianza della banca russa VTB e fino al 2015 ha ricoperto lo stesso incarico presso la banca di San Pietroburgo Rossiya. Fino al 2018 ha inoltre guidato il consiglio di sorveglianza del produttore di alluminio RUSAL.

Dopo aver lavorato con la Stasi è diventato un banchiere. E’stato citato anche da un video della Fondazione anticorruzione (FBK) di Alexei Navalny, in occasione di uno scambio di lettere tra l’ex moglie di Putin, Lyudmila, e una sua amica tedesca a metà degli anni ’90. Una delle lettere è stata inviata dal fax di Warnig secondo quanto sostenuto da FBK.

Precedenti

I due nomi di peso del panorama tedesco in questo passo indietro sono stati preceduti da altri esponenti politici europei, che però avevano deciso di lasciare i propri incarichi già dal giorno successivo all’invasione russa. E’il caso di Esko Aho, ex primo ministro finlandese, che ha lasciato il consiglio di amministrazione della più grande banca russa, Sberbank, dove era stato per sei anni un amministratore indipendente e membro del consiglio di sorveglianza. Anche l’ex cancelliere austriaco Christian Kern nelle stesse ore si era dimesso dal consiglio di amministrazione delle ferrovie russe (RZD). Infine l’ex premier italiano Matteo Renzi aveva lasciato Delimobil, il più grande servizio di car sharing russo.

@FDepal

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