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Tim, Labriola in Parlamento rassicura su spin off e posti di lavoro

All’indomani del memorandum con Open Fiber che sancisce l’apertura del cantiere per la rete unica, il numero uno dell’ex Telecom è stato ascoltato in commissione Trasporti. Spiegando che la separazione delle attività commerciali dai servizi non solo può far bene al gruppo ma anche rappresentare un esempio virtuoso per altre telco. Garanzie sugli esuberi, mentre il titolo a Piazza Affari cresce per il secondo giorno consecutivo

Ora che le carte sono state scoperte e sono sul tavolo, il progetto per la realizzazione dell’infrastruttura unica per la banda larga entra nella fase operativa. Sono passati pochi giorni dalla firma del memorandum che ha gettato le prime, solide, basi per la società della rete unica a controllo pubblico, frutto della fusione tra gli asset in pancia a Tim con quelli in dote a Open Fiber.

Una volta scorporati i primi dalla parte servizi, verranno fatti confluire in Access&Co, insieme a quelli pubblici di Open Fiber, per poi affidare la guida della nuova società (che tra i soci vedrà la presenza dell’ormai ex predone Kkr e di Macquarie, a sua volta azionista di Open Fiber) a Cassa Depositi e Prestiti, che potrebbe avere fino al 70-77% della nuova società. E oggi Pietro Labriola, ceo dell’ex Telecom e artefice di quel piano industria che porta con se i semi della rete unica e il futuro disimpegno di Tim una volta ceduti gli asset, è stato ascoltato in commissione Trasporti della Camera, in audizione.

Una seduta alla fine secretata, forse perché in concomitanza con la Borsa aperta (il titolo Tim si è mantenuto, come ieri, su livelli tonici a +2,7%, toccando i 30 centesimi ad azione) ma di cui Formiche.net è in grado di fornire qualche elemento. L’audizione si sarebbe concentrata quasi del tutto sull’operazione di scorporo della rete, che separerà la parte servizi da quella commerciale. In particolare Labriola avrebbe sottolineato la bontà dello spin-off nonché l’intrinseca novità industriale da esso portata, visto che a livello internazionale, soprattutto europeo, non ci sono molti casi di separazione della rete. Per questo, ha spiegato il manager ex Tim Brasil, lo spin off potrà ergersi a modello per altre telco.

Non è tutto. Nel corso dell’audizione, Labriola avrebbe escluso l’ipotesi che dallo smembramento delle attività possano nascere una good e una bad company, ipotesi che peraltro non piace ai sindacati. E proprio riguardo ai lavoratori, i deputati della commissione avrebbero pressato il numero uno di Tim affinché eviti ad ogni costo esuberi di personale, ottenendo dall’azienda le dovute garanzie. D’altronde, molti sindacati sono già in allarme e non certo da oggi.

Come Maurizio Landini, leader della Cgil. Per il quale, “l’accordo tra Tim, Open Fiber e Cdp per la costruzione della rete unica in fibra rappresenta di per se una scelta di buon senso, ma le modalità ci lasciano perplessi. L’Italia, infatti, non può correre il rischio di perdere l’unico operatore telefonico domestico. Saremmo l’unico Paese in Europa ad esserne privi. Si completerebbe così quel ciclo devastante che ha origine dalla privatizzazione di Telecom della fine degli anni 90. Il nostro Paese non può sacrificare una delle più importanti aziende italiane impegnate sul fronte dell’innovazione. Chiediamo, pertanto, al presidente del Consiglio un incontro per poter esprimere le nostre preoccupazioni ed evitare un processo di sfaldamento delle tlc in Italia”.

I primi malumori, a dire il vero, erano già emersi due settimane fa in occasione dell’incontro tra i lavoratori del gruppo e i vertici dell’ex monopolista. “Siamo contrari al piano di separazione di Tim, condiviso con Cdp”, aveva chiarito a Radiocor, Giorgio Serao della segreteria nazionale Fistel Cisl. “Ci hanno fornito dati assolutamente insufficienti, mancano i numeri dai quali partire per valutare le ricadute sul costo del lavoro al fine di arrivare eventualmente a un processo condiviso”. Barricate in vista?

Tornando all’audizione di Labriola, secondo la deputata Mirella Liuzzi (M5s), membro della commissione, “la relazione dell’ad di Tim Labriola presentata oggi in audizione lascia ben sperare sul futuro della rete unica. Anche se siamo solo in una fase iniziale, vediamo riconosciuto l’impegno del Movimento 5 Stelle di questi anni sul progetto di una rete unica a banda ultralarga come delineato già in un nostro emendamento del 2018 che ha messo le basi per una infrastruttura appetibile e sostenibile”.

“Per la prima volta”, ha chiarito l’esponente pentastellata, “Tim fa un passo avanti nella direzione di un disegno che sia inclusivo e sostenibile. Ora resta da capire come tutto questo verrà tradotto nel piano industriale che verrà presentato agli investitori il prossimo 7 luglio. Deve essere chiaro, però, che nel passaggio occorrerà salvaguardare innanzitutto i livelli occupazionali oltre a definire chiaramente lo scorporo della rete e dell’assetto finale che assumerà”.

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