Skip to main content

Criticare l’auto elettrica ma con numeri sballati

Arvea Marieni, partner e board member di Brainscapital, risponde ad Andrea Pontremoli di Dallara, che ha parlato di un raddoppio del consumo di elettricità in Italia se di colpo tutta la flotta di automobili benzina e diesel fosse convertita in veicoli elettrici. I numeri parlano invece di un aumento di circa il 15%, ben più sostenibile. I carburanti sintetici saranno buoni solo per la Formula1 e per gli appassionati di auto d’epoca. E l’auto elettrica ha un’ efficienza dell’80%

Ho letto in questi giorni le dichiarazioni di Andrea Pontremoli, ad di Dallara, riportate da Quattroruote. Apprezzando la sua professionalità e riconosciuta capacità manageriale, sono rimasta francamente stupita dalle argomentazioni prodotte. In primo luogo, perché fondate su numeri errati. Per prudenza, prima di rispondere, mi sono confrontata con  autorevoli esperti, tra cui l’Ing. Maurizio Maggiore, che si occupa di automotive presso la Direzione Generale per la ricerca e l’innovazione della Commissione europea.

Pontremoli ha detto: “Vi do un numero: il consumo di energia elettrica in Italia è di 310 terawattora all’anno. Se domani mattina i 32 milioni di auto che abbiamo in Italia diventassero tutti elettrici, consumerebbero altri 310 terawattora all’anno. Quindi noi dobbiamo raddoppiare la produzione di energia. Ci stiamo creando un problema da soli”.

L’affermazione é semplicemente sbagliata. Le auto elettriche determinerebbero un aumento del 12-17% del consumo elettrico annuale. Vediamo insieme i dati e qualche semplice calcolo. Oggi consumiamo circa 7 milioni di tonnellate di benzina l’anno, che equivalgono a circa 10 miliardi di litri. Se un litro di benzina equivale a 8,9 kWh d’energia, arriviamo a circa 89 miliardi di kWh, ossia 89 TWh. È ovviamente da aggiungere al computo anche il consumo delle auto a gasolio. Questo ci porta a moltiplicare per due (le flotte sono più o meno uguali), per un totale di circa 40 milioni di veicoli, e non 32 come dichiarato da Pontremoli. Si arriva così ad un consumo di circa 180 TWh.

Quello che al pubblico non si dice é che le elettriche consumano oggi (dati “conservativi”) solo il  20%-30% dell’energia di un’auto a benzina. Questa forchetta varia molto a seconda delle dimensioni e del peso del veicolo. Quindi mi chiedo, il numero giusto, il risultato, non dovrebbe essere intorno ai 35-54TWh?

Errori sono sempre possibili. Se volete verificare, fornisco anche le fonti dei miei dati.

https://www.anfia.it/data/studi-e-statistiche/automobili-cifre/statistiche-italia/circolante/gruppo-a/12avalimannoimm.xlsx

https://www.statista.com/statistics/643769/monthly-petrol-consumption-in-italy/

Siamo quindi ben lungi dal raddoppiare il consumo elettrico annuale e la crescita dei consumi é tutto sommato limitata. Tanto più che tale crescita sarà spalmata su venti o trent’anni (il tempo della conversione del parco auto nazionale). E questo senza considerare che le batterie dei veicoli elettrici sono in grado di contribuire a stabilizzare la rete elettrica e aumentarne la capacità di assorbimento delle rinnovabili.

Pensiamo a soluzioni viabili e testate come il V2G (vehicle-to-grid). Le elettriche non rappresentano un problema per le reti, ma sono anzi un’opportunità da sfruttare mentre decarbonizziamo il sistema elettrico.

Per verificarlo basterebbe dare un’occhiata a quel che sta succedendo in Cina, e chiederci se non stiamo mettendo a rischio la nostra capacità industriale (in tutta Europa) per fare battaglie di retroguardia.

Mentre ci aggrappiamo al passato, la nostra industria dell’auto sta perdendo posizioni a favore di competitor internazionali. Le aziende Ue sono in difficoltà sul mercato cinese, mentre da noi si affermano le nuove case di Pechino (e la Tesla). La società di noleggio auto Sixt ha annunciato pochi giorni fa l’acquisto di 100,000 veicoli elettrici made in China (il produttore è BYD) per la flotta europea da qui al 2028. Direi che é per questo che ci stiamo facendo male da soli.

Un ultimo punto sui carburanti sintetici che Pontremoli (come altri) considerano una soluzione miracolosa. Queste le sue dichiarazioni: “Se guardate la Formula 1 noterete uno sponsor che compare sempre di più, Aramco. L’Arabian American Company, tra le altre cose, ha un campo fotovoltaico nel deserto in Arabia di 120 chilometri per 120 chilometri che produce qualche milione di chilowattora di elettricità che viene usata per separare l’idrogeno dall’ossigeno usando l’acqua del mare. Poi l’idrogeno lo combinano con la CO2. Mettono questa syntethic fuel nelle normali pipeline così da poterlo distribuire sui canali tradizionali del petrolio. Già adesso ci sono le taniche di benzina sintetica utilizzabile sui motori di oggi: va cambiata solo l’iniezione. Si può usare anche sui dieci o dodici cilindri e durante la combustione ri-immetti nell’atmosfera la CO2 che hai usato per la produzione: quindi dal punto di vista dell’anidride carbonica è neutrale.”

Il dato nudo e crudo è che gli eFuels sono inefficienti. Questi consumano infatti cinque volte più elettricità di un’auto elettrica a parità di chilometri percorsi. Sono quindi lontanissimi dall’essere una soluzione ai molti, concomitanti problemi della transizione dei sistemi di mobilità e trasporto. Forse potranno avere un impiego nel trasporto aereo, difficile da decarbonizzare. Qualche rapido calcolo (che tralascio) dimostra che la produzione di carburanti sintetici distoglierebbe preziosa elettricità pulita da usi primari, per convogliarli in un utilizzo estremamente inefficiente. La soluzione più semplice ed energeticamente più conveniente é sempre usare l’elettricità direttamente senza conversioni, che costano danaro e sprecano preziosa energia. La guerra in Ucraina ha reso evidente quanto é importante evitare gli sprechi. Di questi tempi – e in piena emergenza climatica ed ecologica – non possiamo senz’altro permettercelo.

Un altro punto dolente sono i costi dei sintetici. Si tratta di diversi euro al litro, senza profitto e tasse. Difficile presentarli al mercato della mobilità individuale come una soluzione sostenibile e accessibile a tutti. Naturalmente per le corse professionali le logiche sono diverse, ma alla gente comune possiamo prospettare una sostenibilità legata alla Formula 1?

E questi costi resteranno sempre nettamente superiori a quelli delle auto elettriche. Stando così le cose, i carburanti sintetici sono un vicolo cieco della transizione (un red herring) e non una soluzione per il mercato di massa.

Sembrava peraltro d’accordo il fondatore della Dallara, l’ingegnere Gian Paolo, che in un’intervista di qualche anno fa presentava la sua visione per una mobilità sostenibile. Il succo del suo ragionamento era semplice. Volendo continuare a correre e inquinare bisognava essere disposti a pagare la benzina 4,5€ al litro. Dallara pensava probabilmente già allora che i sintetici avrebbero potuto diventare un carburante “da ricchi” per prodotti di nicchia, e “faire rouler”, come direbbero le persone eleganti, prestigiose auto d’epoca e bolidi di lusso.

Un’altra considerazione riguarda la competitività globale e la resilienza del sistema industriale europeo. Mentre noi discutiamo, la Cina brucia tutte le tappe verso i suoi obiettivi climatici e rischia di lasciarci indietro in ogni settore della transizione. E qui chiudo il discorso con un ultimo numero che fa riflettere. Nel solo 2022 Pechino sta installando la cifra record di 156 GW di capacità rinnovabile (eolico e solare fotovoltaico). Il totale installato l’anno scorso nel paese era 635 GW. L’Europa arranca. Forse faremmo meglio a fare i conti per bene per decidere (e fare) quello che ci conviene davvero.



Exit mobile version