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L’Europa inconcludente e il mito del price cap secondo Lanza

Intervista all’economista, docente Luiss e direttore della Fondazione Enrico Mattei. Quando c’è da compattarsi l’Europa fallisce il colpo, perché c’è chi guadagna come l’Olanda e chi perde, come l’Italia. Il price cap dinamico è solo un palliativo, la vera sfida è sganciare l’elettricità dal metano. Lo stop della Cina al Gnl? Roma pensi a salvaguardare gli stoccaggi

L’Europa è grande e grossa ma quanto a concretezza lascia parecchio a desiderare. Il tramonto del price cap vecchia maniera è stato solo l’ultimo episodio sintomatico di un Continente ostaggio più che della Russia di se stesso. Ora, sta per andare in scena la nemesi del tetto al prezzo del gas, già ribattezzato price cap dinamico. In sostanza, Bruxelles prevede di proporre un meccanismo per frenare la volatilità dei prezzi, attraverso un meccanismo temporaneo che imporrebbe un limite per le transazioni sulla Dutch Title Transfer Facility (Ttf), il cui indice principale è il benchmark per tutto il gas scambiato In Europa.

La stessa presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha dichiarato all’inizio di questo mese che l’indice Ttf non riflette più la realtà energetica del blocco dopo che la Russia ha tagliato le forniture all’Europa e la quota di gas da Mosca è scesa dal 40% a circa il 7%. Formiche.net ne ha discusso con Alessandro Lanza, economista, docente alla Luiss di Energy and Environmental Policy e direttore esecutivo della Fondazione Enrico Mattei.

IL MITO DEL PRICE CAP

“Quello a cui stiamo assistendo sul terreno del price cap è un gioco di rimessa, senza ombra di dubbio, in cui alcune nazioni guadagnano, come l’Olanda e altre perdono, come l’Italia. Come sempre succede in questi casi, è difficile trovare un accordo. Anzi, a volte è impossibile, visto che serve un voto unanime. Adesso è saltato fuori questo tetto dinamico, io dico che visti precedenti è meglio aspettare prima di esprimersi nel merito della misura. Sempre che un accordo si trovi, si intende. L’Europa poco coesa, quando si parla di soldi le carte in tavola cambiano”, mette in chiaro Lanza.

“Non è che cambiando il benchmark del gas cambia molto, non esiste in natura in questo momento un gas che costi poco. Da questo parte la mia perplessità, la verità è che sul price cap c’è molta opacità, quello che servirebbe davvero è lavorare sull’elettricità, il cui prezzo risente fortemente del prezzo del gas. La tecnologia ci può permettere di avere elettricità con un costo marginale ridotto, ecco quella è la vera innovazione, ma non se ne parla nemmeno. Sa quale è l’unico price cap che funziona? Quello iberico, perché Spagna e Portogallo sono da una parte connesse, dall’altra sganciate dalla stessa Europa”.

UN INVERNO FREDDO (O NO?)

Lanza poi sposta il baricentro sull’Italia e sull’inverno, ormai alle porte. Gli stoccaggi ormai rasentano il 100%, ma basterà? “Sul settore domestico chiunque faccia previsioni, parla del nulla. L’inverno potrebbe essere meno caldo del passato, in media, per questo è difficile fare stime. Il punto è che ci mancano quei 5-10 miliardi che ci potrebbe garantire il rigassificatore di Piombino. Ma come sappiamo la nave non riesce a entrare in porto, per ora. Questo la dice lunga sul Titolo V della Costituzione, per la parte che riguarda le infrastrutture: non esiste che il sì di 14 comuni venga spazzato via”.

TRA CINA E STOCCAGGI

C’è poi il tempo di commentare una notizia che ha il sapore della rappresaglia o, forse, della paura. La Cina ha vietato alle aziende del gas a controllo statale di rivendere Gnl acquistato sul mercato a soggetti esteri. Europa in testa. Formalmente, l’ennesima alternativa alla dipendenza da Gazprom che diviene a forte rischio. Ma Lanza non si sbilancia. “Vediamola così, noi stiamo vendendo gas in questo momento, l’offerta c’è, la domanda è ancora poca. Ma allo stesso tempo stiamo continuando a importare, ma quello che non dobbiamo fare è vendere gas diminuendo gli stoccaggi, che non vanno toccati. Così potremmo evitare di peggiorare la crisi energetica in atto, Cina o non Cina. Guardi, se sarà un inverno normale, ad aprile arriviamo tranquillamente. Mi preoccupa più il prossimo anno, bisogna vedere se ad aprile abbiamo sufficiente gas per riempire dei serbatoi, che si riempiono d’estate”.

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