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Rublo in calo costante. I colpi su petrolio e gas vanno a segno

Per mesi la vendita di idrocarburi a Paesi amici ha permesso all’economia dell’ex Urss di evitare il collasso. Ma ora il surplus commerciale comincia a dare i primi segni di cedimento, a causa delle minori entrate dalle forniture energetiche e dell’embargo europeo sull’oro nero. La prova? Sta nel deprezzamento della moneta nazionale

Alla fine, il conto doveva arrivare. Mesi e mesi di forniture di petrolio e gas a due terzi del mondo hanno impedito all’economia russa di collassare, o quanto meno di avvitarsi su se stessa, nonostante le sanzioni dell’Occidente e la crisi del settore bancario, tagliato fuori dai circuiti di pagamento occidentali. Ora, l’effetto scudo sembra essere svanito e lo dimostra un fatto: il rublo, la moneta di Stato russa, sta lentamente perdendo quota, deprezzandosi giorno dopo giorno.

Se ne sono accorti dalle parti del Wall Street Journal, scorrendo le tabelle e i grafici relativi all’andamento delle monete globali . Ebbene, il rublo “è una delle valute con le prestazioni peggiori al mondo questo mese, poiché la manna di petrolio e gas che ha contribuito a isolare il Paese dalle sanzioni occidentali, adesso sta svanendo”, scrive l’autorevole testata americana.

Al punto che la valuta dell’ex Urss è scesa del 9,4% questa settimana e del 14% questo mese rispetto al dollaro statunitense. “Il declino della valuta a dicembre è il più marcato tra le 49 monitorate”. Che succede?  Secondo gli analisti, il deterioramento del surplus commerciale della Russia sta determinando la debolezza del rublo. Un fattore chiave è lo sforzo occidentale di limitare le entrate petrolifere della Russia, entrato in vigore all’inizio del mese.

Questo significa che la Russia comincia davvero a incamerare meno introiti dalla vendita di idrocarburi, il che ovviamente sconquassa la bilancia commerciale. “Stiamo già assistendo a un calo delle spedizioni di petrolio dalla Russia, ma siamo solo all’inizio”, ha dichiarato Elina Ribakova, vice capo economista dell’Institute of International Finance. “Ora vedremo effettivamente come funzionano le sanzioni sull’energia”.

Liam Peach, economista dei mercati emergenti presso Capital Economics, ha chiarito come il rublo rimarrà sotto pressione anche l’anno prossimo, man mano che l’impatto delle sanzioni sull’energia diventerà più forte. E un rublo più debole potrebbe alimentare l’inflazione aumentando il costo delle importazioni per la Russia. Va detto che finora la Russia è stata in grado di attutire il contraccolpo grazie a gas e petrolio. Mosca non solo ha beneficiato dell’aumento dei prezzi degli idrocarburi che ha compensato il crollo delle esportazioni, ma ha anche trovato mercati alternativi come la Cina, dove la Russia ha soppiantato l’Arabia Saudita come primo esportatore, o l’India.

Una vera e propria manna per i conti russi. Il surplus delle partite correnti è più che raddoppiato nei primi nove mesi dell’anno fino a superare i 198,4 miliardi di dollari, circa 120 miliardi di dollari in più rispetto allo stesso periodo del 2021 e più del doppio del precedente record del 2008. Ciò ha permesso a Mosca di immettere liquidità nell’economia e persino di far apprezzare il rublo del 30 per cento su euro e dollaro dopo l’iniziale picchiata. Ma ora, forse, la pacchia è davvero finita.

Rublo-Dollaro nel mese di dicembre
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